Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/04/2009, a pag. 21, la cronaca di Giuliano Gallo dal titolo " Frattini: 'L’occupazione del Golan ostacola la pace in Medio Oriente' " e dall'OPINIONE l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Franco Frattini folgorato sulla via di Damasco " sulle dichiarazioni del ministro Frattini. Che non solo non condividiamo, ma che riteniamo un ostacolo alla vera pace, come dimostra le continua offerta da parte di Israele di "terre in cambio di pace", sempre rifiutate. L'errore madornale di Frattini è un brutto segno di contagio dalemiano.
L'ostacolo alla pace in Medio Oriente è la volontà dei Paesi arabi di distruggere Israele, non il possesso delle alture del Golan, sulle quali la Siria ha perso la sovranità nel 1967, dopo aver perso la guerra con Israele. Voleva distruggere lo Stato ebraico, ne è rimasta sconfitta. Quelle alture poi, servivano alla Siria solo per bombardare le pianure israeliane, nient'altro.
Ecco gli articoli:
CORRIERE della SERA - Giuliano Gallo : " Frattini: 'L’occupazione del Golan ostacola la pace in Medio Oriente' "
DAMASCO — Il primo viaggio di Franco Frattini in Siria è forse un piccolo successo diplomatico per il regime di Bashar Al Assad, ansioso di uscire dal purgatorio dei Paesi «cattivi». Ma ha anche regalato un robusto mal di testa al ministro degli Esteri italiano, che nella conferenza stampa congiunta con il collega siriano Walid Al Muallim aveva sì ripetuto le parole- chiave della diplomazia europea, italiana e oggi anche americana («due popoli due Stati in Palestina», «Israele e Siria tornino a trattare con la mediazione turca»), ma aveva anche pronunciato una frase per lui quantomeno inusuale: «Il problema dell'occupazione israeliana del Golan è uno dei principali ostacoli alla pace in Medio Oriente ». Frase subito rilanciata dai giornalisti delle agenzie presenti. Certo, il ministro aveva aggiunto «da amico di Israele» che era nell'interesse degli israeliani «togliere un altro ostacolo alle prospettive di pace nella regione». E aveva anche ricordato che «già il premier Olmert aveva parlato di restituzione».
L'accento posto dai cronisti sulle alture aveva però irritato il ministro. E dalla Farnesina era subito uscito un insolito comunicato: «I resoconti di alcune agenzie... riportano in maniera incompleta e non accurata le lunghe e articolate dichiarazioni svolte pubblicamente». Muallim, volato a Teheran subito dopo l'incontro con Frattini, aveva comunque incassato di buon grado le parole del collega italiano, ricordando che nei giorni dei primi contatti fra Israele e Siria, mediati appunto dai turchi, «Damasco non aveva posto precondizioni». E che comunque «c'era pieno accordo sul ritiro israeliano entro i confini del '67, quindi dal Golan, e anche sul fatto che la questione israelo- palestinese non dovesse in nessun modo interferire col negoziato. E infine sul fatto che non dovevano esserci attacchi contro la Striscia di Gazza e che gli insediamenti israeliani dovevano essere bloccati ».
Invece, ha concluso Muallim, «Gaza è stata attaccata e il negoziato si è bloccato». Prima di atterrare a Damasco Frattini era stato a Beirut e aveva compiuto una rapida visita al confine con Israele, vigilato anche dai militari italiani.
L'OPINIONE - Michael Sfaradi : " Franco Frattini folgorato sulla via di Damasco"
Durante te la visita a Damasco il ministro degli Esteri Franco Frattini ha dichiarato che nei colloqui con il presidente Bashar Al Assad ci sono stati messaggi rassicuranti che hanno contraddistinto la volontà di collaborazione da parte siriana. Il ministro ha aggiunto che l´Italia conosce il Medio Oriente e questo la mette in una situazione ideale per poter parlare con tutte le parti in causa. Durante la conferenza stampa ha auspicato una ripresa dei negoziati indiretti fra Siria e Israele che hanno alla base la restituzione delle alture del Golan. Per dar forza a questo concetto ha anche ricordato che l´ex premier israeliano Ehud Olmert aveva parlato di una restituzione delle alture. Siamo molto contenti che il ministro Frattini abbia trovato messaggi rassicuranti e nuove volontà, ma semplificare la questione delle alture del Golan come se fosse una cosa da poco non è il modo migliore per affrontare la ricerca della pace. Bisogna ricordare che fino alla guerra dei sei giorni del 1967 le alture del Golan sono state la base dalla quale le artiglierie siriane bombardavano i Kibbutz e villaggi della Galilea e che, strategicamente parlando, sono l´ultimo baluardo geograficamente difendibile. In pratica la chiave per entrare in Israele. Fermo restando quelle che potrebbero essere dichiarazioni di circostanza, è necessario tener conto che ogni volta che Israele ha rilasciato dei territori ha solo ottenuto l´avanzamento della linea di fuoco verso le sue città. Dopo essersi ritirata da parte della Cisgiordania, e fino alla costruzione del muro di difesa, dalle città della West Bank sono arrivati decine di attentatori che facendosi esplodere a Tel Aviv come a Gerusalemme o a Haifa che hanno mietuto centinaia di vittime civili innocenti. Ritirandosi dagli insediamenti della striscia di Gaza i terroristi di Hamas si sono potuti avvicinare fino a ridosso del confine con Israele il punto di lancio dei loro razzi fino ad arrivare a colpire città come Ashquelon ed Ashdod. L´esperienza insegna che la restituzione dei territori non ha mai portato nulla di buono e, considerando che il ritiro dalle alture del Golan renderebbe indifendibile il confine a nord-est, il ritiro consegnerebbe di fatto la nazione ebraica "mani e piedi" ad un regime come quello siriano del quale oggettivamente non ci si può fidare. Nonostante si parli di "finestra di opportunità" (lo diceva anche Clinton mentre preparava il suo clamoroso insuccesso di Camp David), ci risulta difficile credere ad una soluzione in tempi brevi o comunque prima che a Damasco si insedi un governo diverso da quello attuale. Chiediamo sia giusto ricordare che, non solo Olmert ha parlato di una eventuale restituzione in cambio di pace, ma lo fece anche Barak. Ma questo non portò a nessuna soluzione e non certamente per esponsabilità israeliana. In Israele è diffusa l´opinione che se dal 1973 ad oggi quello con la Siria è stato il confine più calmo in assoluto è dovuto solo al fatto che l´esercito israeliano possiede nel Golan i punti strategici migliori. Il loro passaggio di mano, l´esperienza insegna, farebbe saltare il fragile cessate il fuoco in atto e riaprirebbe gli stessi scenari del passato e la guerra da "fredda" ridiventerebbe "calda".
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