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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Sole 24 Ore Rassegna Stampa
08.04.2009 Angela Merkel sfugge ad un attentato, 10 donne ammesse all'accademia militare di Kabul, Karzai vuole rivedere la legge sugli stupri
Se è vero, è buona cosa

Testata:Corriere della Sera - Sole 24 Ore
Autore: Danilo Taino - Alessandra Muglia - La redazione del Sole 24 Ore
Titolo: «E’ giallo sulla Merkel 'Sfuggita a un attentato' - Kabul, arrivano le prime dieci donne soldato - Karzai assicura: alt alla legge sugli stupri»

Afghanistan: Angela Merkel è sfuggita a un attentato terroristico ed è rientrata anticipatamente in Germania. Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/04/2009, a pag. 21, l'articolo di Danilo Taino dal titolo " E’ giallo sulla Merkel 'Sfuggita a un attentato' " e quello di Alessandra Muglia dal titolo " Kabul, arrivano le prime dieci donne soldato " entrate a far parte dell'accademia militare di Kabul, e dal SOLE 24 ORE la breve dal titolo "  Karzai assicura: alt alla legge sugli stupri " sull'intenzione del presidente afghano di bloccare la legge che permette lo stupro coniugale. Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Danilo Taino : " E’ giallo sulla Merkel 'Sfuggita a un attentato' "

BERLINO — Angela Me­rkel è tornata a Berlino, dopo una settimana di impegni in­ternazionali, con una certez­za in più: l'Afghanistan è un posto pericoloso. Lunedì, du­rante una sua visita non an­nunciata alle forze tedesche impegnate nel Paese, la can­celliera ha evitato per soli 20 minuti di assistere a un attac­co alla base nella quale era ospitata. Poi, dopo una notte al quartier generale della Bun­deswehr a Mazar-i-Sharif, ie­ri mattina ha rinunciato all'ul­tima tappa del viaggio in pro­gramma ed è ripartita per la Germania senza visitare un'al­tra base tedesca: per ragioni metereologiche, ha spiegato il governo.
Frau Merkel è arrivata a Kunduz, Afghanistan setten­trionale, alle 9.30 di lunedì, assieme al ministro della Dife­sa Franz Josef Jung. Ha saluta­to i soldati e ha ascoltato una relazione sulla ricostruzione civile della zona. Alle 11.30, è salita su un elicottero ed è partita per Mazar-i-Sharif. Venti minuti dopo, due razzi sono stati sparati verso la ba­se, senza colpirla. Un portavo­ce dei gruppi talebani nella zona ha fatto sapere al setti­manale Der Spiegel che erano «mirati alla Merkel». Se sia ve­ro che i militanti radicali isla­mici fossero informati della presenza della cancelliera a Kunduz, oppure se usino la circostanza per motivi di pro­paganda, non è dato sapere. Membri delle forze armate te­desche definiscono però «ri­dicola » l'idea che i missili avessero un obiettivo tanto importante e ricordano che negli ultimi tempi gli attacchi si sono intensificati, dal mo­mento che si avvicinano le elezioni di agosto.
Fatto sta che un lasso di tempo di soli 20 minuti è una casualità curiosa. Ieri matti­na, la cancelliera sarebbe poi
dovuta andare a Feyzabad, un'altra base tedesca, a oltre duemila metri di altitudine. Il tempo era brutto, pioveva, le nuvole erano basse e quindi il viaggio è stato annullato— hanno spiegato le autorità. Al­le 7.30, la cancelliera è dun­que ripartita per Termez, la base logistica in Uzbekistan, e da lì è rientrata a Berlino. Il go­verno tedesco dice che l'annul­lamento dell'ul­tima tappa del viaggio non è dovuto a consi­derazioni di si­curezza ma solo al maltempo. Non un viaggio fortunato, dun­que.
Il blitz afgha­no della cancel­liera — come l'hanno chiama­to i giornali te­deschi — ha tra l'altro irritato Frank-Walter Steinmeier, il ministro degli Esteri del governo di Grande Coalizione e futuro sfidante socialdemocratico di Frau Me­rkel alle elezioni di settem­bre. Ha fatto sapere di non es­sere stato avvertito se non «più o meno per caso» dome­nica pomeriggio, mentre al corrente del viaggio era alme­no un giornale, la popolare
Bi­ld che ha un rapporto stretto con la cancelliera. Steinmeier pensa che volesse essere solo un colpo di pr. Non riuscitissi­mo, bisogna dire.

CORRIERE della SERA - Alessandra Muglia : " Kabul, arrivano le prime dieci donne soldato "

Mimetica e velo, sguardi seri e qualche sorriso: sono schierate su un attenti le prime (future) donne solda­to afghane. Dieci pioniere, tutte di­ciottenni, selezionate tra 57 candida­te, hanno rotto il monopolio maschi­le della prestigiosa Accademia milita­re nazionale di Kabul, risorsa chiave per portare il Paese fuori dal panta­no, secondo la nuova strategia di Oba­ma, che ha previsto 4200 soldati ame­ricani per l’addestramento delle trup­pe afghane.
Negli anni ’80 c’erano sì state alcu­ne giovani che avevano indossato la divisa a fianco dei sovietici, ma non era mai successo che delle ragazze ve­nissero addestrate come militari nel Paese in cui le donne ancora rischia­no la vita per gesti banali, come usci­re di casa senza il permesso dell’uo­mo o andare a scuola.
«Non mi vedo ancora con il fucile in mano, e tanto meno a sparare», confessa Lida Laizy, che parlando con El Mundo si dice felice di essere tra le prime cadette afghane, anche se per ora non vuol sentir parlare di armi. E nemmeno di partire per il fronte. «Be’, se si dovrà andare, si an­drà », abbozza Sonia Baha Nijrabi, spe­rando in realtà che, quando finirà la sua formazione, anche la guerra sia fi­nita.
Le giovani cadette hanno prestato giuramento l’altro giorno dopo le pri­me due settimane di corso. È la pri­ma volta che pantaloni e giacca pren­dono il posto dei tradizionali abiti lunghi e morbidi.
Ma questa, assicurano, non è la pri­ma sfida che hanno dovuto affronta­re. Ottenere un posto nell’accademia è stato un percorso a ostacoli. Oltre a
superare un test all’università hanno dovuto passare un esame di inglese e un altro di educazione fisica. «Questa è stata la prova più difficile» ricorda Sonia, che ha dovuto correre e fare ad­dominali, esercizi mai fatti prima (a scuola soltanto i maschi fanno educa­zione fisica).
Non le scoraggia sapere che que­sto è nulla a confronto di quello che le aspetta. Il percorso è lungo. Più o meno sette anni per loro che aspira­no a diventare medici militari: uno in Accademia e sei alla facoltà di medici­na
dell’università di Kabul. Bisturi e kalashnikov, camice bianco e mimeti­ca. L’accademia, inaugurata nel 2003 dal comandante generale Karl Eiken­berry (poi nominato da Obama amba­sciatore Usa a Kabul), segue il model­lo di addestramento americano. An­che se faranno i medici «dovranno ap­prendere la disciplina e le tattiche mi­­litari, sapere cosa significhi indossa­re un uniforme e curare la preparazio­ne fisica», riepiloga la comandante americana Letsi Pérez.
Le cadette sono l’eccezione tra il migliaio di alunni dell’Accademia. Ma resta un esperimento interessan­te: maschi e femmine si ritrovano compagni di banco in un paese dove è considerato inopportuno guardare
in faccia una donna e il burka conti­nua a essere la regola. Un progetto de­stinato ad espandersi: «In futuro la presenza delle donne si estenderà in tutti i rami dell’esercito — annuncia Pérez — Ora non è ancora possibile perché mancano strutture adeguate. Nell’accademia ci sono soltanto came­re e bagni per uomini e le cadette per­nottano fuori, ma nel 2011 verrà inau­gurata una nuova ala femminile», fa sapere.
«Spero che la nostra esperienza contribuisca al cambiamento dell’Af­ghanistan », auspica Lida. Ma Sara Shaibani, una delle poche selezionate senza una famiglia di militari alle
spalle, rivela che al di fuori del padre e del fratello nessuno sa che sta stu­diando per diventare soldato. «Nessu­no lo capirebbe», spiega. E, al telefo­no dalla California, si dice sorpresa di questa «svolta» Deborah Rodriguez, l’autrice del bestseller La parrucchie­ra di Kabul (Piemme), spaccato della Kabul post-talebana ricco di storie e confidenze delle afghane che frequen­tavano la scuola per parrucchiere da lei aperta.«Credo che sia una sfida molto dura da affrontare per queste ragazze, loro sono molto coraggiose. Spero di sbagliarmi, ma credo che si tratti di casi quasi eroici, purtroppo isolati».

SOLE 24 ORE -  " Karzai assicura: alt alla legge sugli stupri "

Il presidente afghano Hamid Karzai si è impegnao per una completa revisione della controversa nuova legge sul diritto di famiglia che autorizza lo stupro del marito sulla moglie. Karzai si è già consultato con i principali leader religiosi del Paese e con i ministri del suo governo. E si impegna a sostenere una Costituzione che " garantisca diritti uguali per gli uomini e per le donne ". Secondo fonti Onu, la nuova legge obbliga le donne a concedersi al marito senza opporre resistenze e tacitamente permette il matrimonio di bambine.

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