Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Tenetele fermi i piedi, sollevate il burka Orrore in Pakistan, nell'analisi di Pierluigi Battista
Testata:Corriere della Sera - Io Donna Autore: Pierluigi Battista - Cecilia Zecchinelli Titolo: «Le grida della fustigata e l’abitudine all’orrore»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/04/2009, a pag. 22, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " Le grida della fustigata e l’abitudine all’orrore " su una donna pachistana che, colpevole di essere stata trovata fuori casa con uomo che non era suo marito, è stata, secondo quanto prevede la legge, fustigata in piazza. Ecco l'articolo :
Allora, c’è un energumeno che sprona i suoi torvi compari: «Tenetele fermi i piedi, sollevate il burqa». Nel video ripreso da tutti i siti internazionali, il branco dei picchiatori (come scrive Viviana Mazza sulCorriere) «inturbantati e barbuti» picchia selvaggiamente una donna con le cinghie mentre la poveretta implora: «Vi prego, basta, vi prego». Le suppliche servono solo ad aizzare la banda dei bruti, che conta il numero esatto dei colpi da infliggere: 34. Lei, diciassettenne, subisce la fustigazione mentre una folla di devoti assiste al castigo come a una punizione ineluttabile. La terribile colpa della vittima è di essersi trovata in compagnia di un uomo che non era suo marito. Il luogo è la valle di Swat, una provincia talebana nel Nord-ovest del Pakistan. Qualcuno ha ripreso con il telefonino la scena del linciaggio islamico. Su Internet si sono viste le scene dell’orrore, con l’audio dei lamenti della donna e delle urla dei carnefici. Nessuno ha protestato: oramai nessuno considera più un problema che una donna pachistana sia fustigata a sangue per una miserabile inezia. La scena della donna fustigata è la raffigurazione dell’orrore politico contemporaneo. E l’orrore non consiste nel fatto che certe cose accadano, ma che accadono oramai come se fossero un fenomeno naturale e ovvio. È ovvio che consistenti porzioni del pianeta siano lo scenario, illuminato da videoregistrazioni diffuse in tutto il mondo, delle violazioni più efferate della dignità delle persone. Le organizzazioni a difesa dei diritti umani, Amnesty International in testa, sprofondano nell’impotenza. Le Nazioni Unite, invece che nell’impotenza, sprofondano nel ridicolo, mettendo a capo degli organismi che dovrebbero tutelare il rispetto dei diritti umani rappresentanti di Stati che ne sono la perfetta negazione. L’opinione pubblica occidentale è stanca, anzi esausta. La crisi economica suggerisce ai governi prudenza, acquiescenza, silenzio, per non mettere a rischio la convenienza dei buoni rapporti internazionali con dossier superflui come quello dei diritti fondamentali. Inoltre, il discredito di ogni velleità di «esportazione della democrazia», con tutte le goffaggini retoriche e i colossali errori geopolitici che ha trascinato con sé, ha messo fine a ogni pretesa «universalistica » sul piano dei diritti, al rifiuto dell’idea che ogni dispotismo sia immodificabile, e che la libertà sia impossibile oltre i confini delle democrazie già consolidate. È finita l’epoca in cui all’islam «moderato» si chiedeva di dare un giudizio di condanna delle fustigazioni, delle lapidazioni, delle impiccagioni messe in atto con motivazioni di tipo religioso. E mentre nell’Iraq islamico si inaugura la caccia all’omosessuale, Tariq Ramadan — la versione «dialogante» della cultura musulmana — accusa imprecisate «lobby» di favorire tenebrose campagne a favore dell’omosessualità nei Paesi islamici. La donna fustigata in Pakistan è sola nelle mani dei suoi carnefici, costretta a subire le cinghiate degli energumeni, sempre più consapevole che le sue suppliche resteranno inascoltate, dentro e fuori il Pakistan. Solo per essere uscita con un uomo.
Sulla condizione di inferiorità della donna nei Paesi arabi. Su IO DONNA del 04/04/2009, a pag. 83, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Abbasso il Commesso ". Alle donne saudite, tra i mille altri divieti (come quello di guidare), è vietato lavorare in un negozio ed è vietato anche stare nella stessa stanza con un uomo che non sia il marito. Questa situazione genera non pochi imbarazzi. Per esempio, come raccontato nell'articolo di Cecilia Zecchinelli, una donna, per comprarsi un paio di mutande (sexy o no che siano), deve rivolgersi ad un commesso uomo.
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