mercoledi` 14 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Libero - Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.04.2009 Saudita ricercato: sta organizzando un attentato nucleare negli Usa
E 26 nordafricani fermati dalla Procura di Venezia perchè inneggiavano al terrorismo

Testata:Libero - Corriere della Sera
Autore: Francesco Ruggeri - La redazione del Corriere della Sera
Titolo: «Un Bin Laden di nome Ciro per un altro 11 settembre -Terrorismo: indagati 26 nordafricani»

Terrorismo islamico : riportiamo da LIBERO di oggi, a pag. 22, l'articolo di Francesco Ruggeri dal titolo " Un Bin Laden di nome Ciro per un altro 11 settembre " su Adnan El Shukrijumah (noto anche con lo pseudonimo Ciro Vitolo), terrorista saudita ricercato dalle intelligence di mezzo mondo perchè sta organizzando un attentato negli Usa, e dal CORRIERE della SERA, a pag. 20, la breve dal titolo " Terrorismo: indagati 26 nordafricani " su . Ecco gli articoli :

LIBERO - Francesco Ruggeri : " Un Bin Laden di nome Ciro per un altro 11 settembre "

Il nuovo Bin Laden si fa chiamare Ciro Vitolo. Alias Adnan El Shukrijumah, nome di guerra Jaffar al Tayyar (il pilota). L’erede di Osama è un terrorista saudita con passaporto Usa e caraibico, ricercato dalle intelligence di mezzo mondo, ma per mimetizzarsi mentre si impadronisce dei segreti della sporca “sporca” si fa passare per uno studente italiano di ingegneria atomica, dal sapore vagamente partenopeo. Secondo Fbi e Dipartimento di Stato, sulla scorta di testimonianze e documenti raccolti tra Guantanamo e l’Afganistan, il prossimo attacco sul suolo statunitense sarà opera sua. E si tratterebbe del primo attentato nucleare della storia. Ecco la pittoresca parabola dell’uomo più pericoloso del pianeta, di cui l’opinione pubblica occidentale ignora l’esistenza. Già assistente logistico per i kamikaze dell’11/9, e burattinaio del fallito complotto del 2007 all’aeroporto Kennedy. Un camaleonte del terrore, incaricato da Al Qaeda del piano per realizzare la terrificante “American Hiroshima”.
L’ultimo allarme l’ha lanciato Obama qualche giorno fa, alla vigilia delle minacce del talebano Baitullah. Citando report riservati che segnalano come i fanatici della jihad siano impegnati a organizzare un secondo 11 settembre. Gli ha fatto eco il rapporto del ministro degli interni britannico, che ha definito «più realistico che mai un attacco terroristico a una grande città con ordigni nucleari rudimentali». Da tempo il capo della sezione armi del Pentagono generale Habiger, e il supervisore dell’unità Cia dedicata a Bin Laden Michael Scheuer, ripetono che la questione non è più se un tale evento possa verificarsi, bensì quando. Dietro questi annunci l’ombra di un uomo, appositamente addestrato dalla cupola qaedista per far detonare nella downtown di una città americana la prima bomba radioattiva di sempre, o radiological dispersal device.
Il faccione di Adnan ”Ciro” Shukrijumah campeggia bonario nelle foto segnaletiche dei siti dell’Fbi e del programma Rewards for Justice del Dipartimento di Stato. Sotto la scritta Wanted, ricercato, e l’importo della taglia che pende sulla sua testa: 5 milioni di dollari per ogni informazione utile. L’ex ministro della giustizia di Bush, Ashcroft, e il direttore dell’Fbi Mueller l’hanno paragonato al successore di Atta, il capo kamikaze delle torri gemelle. Come lui anche Adnan è pilota di aerei, ha prestato il bayat (giuramento di fedeltà) allo sceicco Osama, e ne condivide l’origine yemenita da parte di nonno. Nei suoi tratti somatici il perché della fama da trasformista, capace alla bisogna di assumere identità multiple. Alto 1.65, capelli e occhi castani, colorito e naso pronunciato di stampo mediterraneo. Segni particolari un neo sulla guancia e una cicatrice al lobo sinistro. Nulla che faccia sospettare la sua anima islamica: quasi sempre sbarbato, abiti occidentali, rosario ben nascosto, passione per birra e Marlboro malgrado l’asma. E soprattutto una capacità di parlare spagnolo e inglese senza accento. Insomma il tipo perfetto per spacciarsi da italiano piuttosto che giamaicano o latino. Complici i passaporti di Trinidad e Canada, acquisiti nel suo girovagare.
Shukrijumah viene alla luce il 4 agosto 1975 in Arabia. Primogenito di Gulshair, un nativo della Guyana stipendiato dalla monarchia wahhabita per fare l’imam nelle madrasse del regno. E in seguito dominus estremista della moschea di Brooklyn. Presso la quale diviene sodale degli autori del fallito complotto contro il palazzo di vetro (1996), e della mente del primo attacco al World trade center, Omar Abdel Rahman, di cui è assistente al processo. Adnan lascia Medina da teenager per raggiungere la famiglia a New York. Nel 1991 frequenta a Khost un corso afgano per aspiranti mujahidin. Quindi si reca in Florida, dove il padre assume la guida della moschea di Miramar. Affiancandolo nei sermoni carichi d’odio, e specializzandosi nel pilotare velivoli. Grazie a una green card (permesso di soggiorno illimitato) si laurea ingegnere al Broward college e raccoglie fondi per l’ong pro jihad “Global Relief”, facendo su e giù dall’Arabia dove conosce l’architetto dell’11/9 Sheik Mohammed. Alla moschea paterna incontra futuri terroristi: da quel Josè Padilla poi arrestato per il progetto di attacco radiologico a Manhattan, a Imran Mandhai, bloccato mentre pianificava l’esplosione di centrali nucleari in Florida. Lo stesso Mandhai nel 2001 confessa all’Fbi che il suo compagno di università Adnan avrebbe fatto parte del commando intenzionato a far saltare il Monte Rushmore, stazioni elettriche e un’armeria della Guardia nazionale. Nel frattempo Jaffar il pilota stringe amicizia con tre dirottatori dell’11 settembre, Al Shehi, Jarrah e Atta. Ed è proprio lui ad estendergli i visti all’ufficio immigrazione di Miami (il 10/1/01), e a iscriverli a una scuola di volo di Venice. In Oklahoma divide l’appartamento col 20° kamikaze Moussaoui. Nel giugno 2001, dopo un corso di esplosivi in Pakistan col dinamitardo di Al Qaeda Atef, Sheik Mohammed lo sceglie per guidare la prevista seconda ondata post 11/9: attacchi simultanei in 7 città (New York, Miami, Houston, Boston, Los Angeles, Las Vegas, Washington), con bombe radioattive. Spedendolo tra 2001 e 2003 all’università canadese McMaster di Hamilton, a far pratica sul reattore nucleare di ricerca da 5 megawatt ospitato in loco. Nella hall della facoltà di ingegneria è tuttora visibile una foto di Shukrijumah, nella bacheca dei graduati classe ‘98. Il nome che la accompagna è però quello di Ciro Vitolo. Fantomatico oriundo italico, creato ad arte da Adnan per celare la propria identità. E poter girare indisturbato nelle zone off limits del campus in qualità di Cicerone. Riuscendo così a trafugare, secondo denunce interne, fino a 180 libbre di materiale radiologico grezzo, sufficiente per diverse bombe. Il contro terrorismo avrebbe trovato tracce di nuove visite di Vitolo ancora a ottobre 2006 e 2007. E di strani sopralluoghi all’aeroporto di Toronto.
Insieme allo Zelig saudita hanno frequentato la Mc Master altri 4 membri della cellula dormiente: il libico Al Liby, lo yemenita Elbaneh, il canadese El Matti e l’arabo Jdey. Una prova generale in vista dell’Hiroshima americana, avrebbe visto “il pilota” dirigere da dietro le quinte il recente tentativo di far esplodere i depositi di carburante dell’aeroporto Kennedy a New York. Che in realtà era una trappola messa in piedi dall’Fbi solo per arrivare a lui. Ma la primula rossa fiuta l’inganno. Dettagliate conferme della missione nucleare affidata a Shukrijumah sono state fornite da Sheik Mohammed in persona, tramite i dischetti del suo computer sequestrato in Pakistan, e negli interrogatori a Guantanamo. E da celebri detenuti qaedisti quali Abu Zubaidah, Aafia Siddiqui, nonchè dai taccuini di numerosi prigionieri, e dai verbali di chi l’aveva incrociato a Khost. Stando ai racconti, il piano consisterebbe in due attacchi iniziali, per simulare simbolicamente l’uno due Hiroshima Nagasaki. Date papabili il 6 agosto (anniversario della prima atomica sul Giappone) il 14 maggio (nascita di Israele) o l’11 settembre. A precedere il “fungo” atomico, rigorosamente diurno a vantaggio delle tv, dei micro assalti con armi automatiche in scuole e centri commerciali, in modo da distogliere l’attenzione. Vittime attese 100.000 all’istante, 4 milioni negli anni. Una fatwa dello sceicco Bin Fahd le autorizza espressamente.
Nella caccia ad Adnan Shukrijumah sono impegnati 56 field office dell’Fbi, Miami in testa. E un team di bounty hunters (cacciatori di taglie). L’ordine di arresto lo ha emesso un tribunale della est Virginia, i bolos (be on the outlook alerts) i federali. Il bollettino del Bureau avverte di un «grave pericolo nei pressi di stazioni e camion di carburante, treni, metro e ponti». Sui media prosegue la campagna stile chi l’ha visto. Esiste addirittura una hotline per le segnalazioni h24. Che si progetti di far esplodere avanzi di laboratorio o un canestrino di uranio dal mercato nero, come quello rinvenuto in un sottoscala talebano, poco cambia. Introdurli negli Usa è comunque un gioco da ragazzi. Passando dal Canada o dalla frontiera di 2000 miglia col Messico. Nella cui “valle dei terroristi” (tra Sonora e Mexicali) filtrano migliaia di clandestini, e un sosia di Ciro Vitolo sarebbe stato notato su un Piper. A proposito, nel ’95 i ceceni di Basayev misero una bomba al cesio 137 nel parco Izmailovsky di Mosca. Non scoppiò, e rinunciarono. Ma nell’arsenale di Al Qaeda la parola impazienza non figura.

CORRIERE della SERA - " Terrorismo: indagati 26 nordafricani "

VENEZIA — Indagati per associazione a delinquere con finalità di terrorismo 26 nordafricani che inneggiavano al martirio per la causa islamica. Si tratta di immigrati regolari che avrebbero tenuto collegamenti con associazioni islamiche integraliste. Nel mirino della Procura di Venezia anche due imam, uno attivo nel casertano, il secondo presso la moschea di Vicenza.

Per inviare la propria opinione a Libero e Corriere della Sera, cliccare sulle e-mail sottostanti


segreteria@libero-news.eu
lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT