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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - L'Opinione Rassegna Stampa
02.04.2009 Obama si candida al Consiglio dei diritti umani dell'Onu disertato da Bush
Cronache di Ennio Caretto e Dimitri Buffa

Testata:Corriere della Sera - L'Opinione
Autore: Ennio Caretto - Dimitri Buffa
Titolo: «Diritti umani Onu, gli Usa ci ripensano - Un Watch chiede alla Clinton di bonificare il consiglio per i diritti umani Onu»

Gli Usa hanno deciso di candidarsi al Consiglio dei diritti umani dell'Onu. L'amministrazione Bush aveva deciso di boicottarlo nel 2006, quando il Consiglio non aveva preso provvedimenti nei confronti di Sudan e Zimbabwe, entrambi colpevoli di violazioni dei diritti umani.
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/04/2009, a pag. 16, l'articolo di Ennio Caretto dal titolo " Diritti umani Onu, gli Usa ci ripensano " e, dall'OPINIONE, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Un Watch chiede alla Clinton di bonificare il consiglio per i diritti umani Onu ". Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Ennio Caretto : " Diritti umani Onu, gli Usa ci ripensano"

WASHINGTON — L’ammi­nistrazione Obama intende entrare nel Consiglio dei dirit­ti umani dell’Onu: si è perciò candidata alle elezioni del 15 maggio a uno dei 47 seggi, re­vocando il boicottaggio da parte del governo Bush. Ha annunciato l’importante svol­ta la segretaria di Stato Hil­lary Clinton: «I diritti umani sono un elemento essenziale della politica estera america­na — ha dichiarato in un bre­ve comunicato — e lavorere­mo con gli altri membri per promuoverli in tutto il mon­do ». Ha aggiunto l’ambascia­trice all’Onu Susan Rice: «La decisione conferma il nostro impegno al dialogo con ogni Paese». Per non ostacolare la candidatura dell’America, a cui si affiancano per l’Occi­dente il Belgio e la Norvegia, la Nuova Zelanda ha ritirato la propria.

Il Consiglio dei diritti uma­ni dell’Onu, di cui l’Italia fa
parte, venne istituito nel 2006, in sostituzione della omonima Commissione, che aveva incluso Paesi come il Sudan e lo Zimbabwe, mac­chiatisi di violazioni dei dirit­ti umani, e aveva perduto co­sì credibilità. Inizialmente, il governo Bush dichiarò che vi avrebbe mandato solo un os­servatore, ma più tardi, quan­do il Consiglio non adottò mi­sure contro il Sudan e lo Zim­babwe, lo boicottò. Ieri, i neo­con hanno denunciato il nuo­vo corso dell’amministrazio­ne Obama. John Bolton, l’ex ambasciatore di Bush al­l’Onu, l’ha criticata dicendo: «È come se salisse sul Titanic dopo che è stato colpito dal­l’iceberg. Legittima un’istitu­zione che non lo merita». Ha protestato la deputata Ileana Ros-Lehtinen, di origine cu­bana, che vorrebbe escludere dal Consiglio L’Avana, altro attuale membro: «Perdiamo ogni possibilità di riformar­lo ».

La decisione di Obama e della Clinton è stata appoggia­ta dal segretario dell’Onu Ban Ki-moon, secondo cui la pre­senza americana ridurrà l’in­fluenza dei Paesi del Consi­glio meno rispettosi dei dirit­ti umani.

L'OPINIONE - Dimitri Buffa : " Un Watch chiede alla Clinton di bonificare il consiglio per i diritti umani Onu "

“Caro segretario di Stato Usa Hillary Clinton tutte noi Ong democratiche diamo il benvenuto alla decisione degli Stati Uniti di candidarsi a ottenere un seggio all’Onu nel Consiglio per i Diritti Umani nella prossima sessione plenaria di maggio. Tuttavia questa decisione risulterebbe anche più convincente se il presidente Obama si impegnasse davanti al mondo intero per cambiare l’agenda a dir poco orwelliana del Consiglio in questione. Altrimenti se gli Stati Uniti si limiteranno a fare numero sarà un po’ come partecipare a Durban2 rimanendo sempre in minoranza”. Si può riassumere così il lungo intervento-lettera aperta che il direttore di Un Watch, Hillel Neuer (anche a nome delle altre 187 Ong che stanno tentando di rompere le uova nel paniere agli Stati arabo-islamici che a Ginevra fra pochi giorni tenteranno di nuovo di fare equiparare il sionismo al razzismo e di far vietare la libertà di critica e di satira nei confronti delle religioni, a cominciare dall’Islam) ha rivolto a Hillary Clinton dopo la recente decisione del presidente Obama di candidare gli Stati Uniti a un seggio nel Consiglio. Neuer dopo avere ricordato che dal 2006 a oggi l’80% delle risoluzioni (26 su 33) del Consiglio per i Diritti Umani è stato dedicato alle condanne contro Israele, dimenticando praticamente ogni altra violazione, dal Tibet al Darfur, ha reso noto alla Clinton che anche i criteri di rappresentatività dei 192 paesi mondiali che costituiscono l’Onu all’interno di quell’organismo andrebbero rivisti: tutti gli Stati occidentali democratici hanno attualmente in tutto 7 seggi e gli altri 26 sono riservati a Paesi africani, sudamericani o asiatici, la maggior parte dei quali è una dittatura. Che viola cioè gli stessi diritti umani che pretenderebbe di difendere al Palazzo di Vetro. Neuer poi ha fato un po’ di storia della “fedina penale” di questi organismi che, con varie denominazioni, si sono occupati in seno all’Onu dei diritti umani dei popoli. Un disastro che inizia addirittura nel 1978, quando fu proprio l’allora presidente Jimmy Carter a fare ritirare per la prima volta gli Usa da una conferenza sul razzismo che si doveva tenere a Ginevra, molto prima del disastro di Durban, che poi precedette di pochi giorni l’11 settembre. Si trattava della “Conferenza mondiale per la lotta contro il razzismo e la discriminazione razziale” e Carter si ritirò dicendo che per motivi politici i veri scopi eran stati “dirottati”. Nel 1983 fu la volta di Ronald Reagan a compiere lo stesso gesto simbolico sempre in quel di Ginevra. Poi nel 2001 ci fu il caso di Bush junior e Colin Powell. Rientrare ora potrebbe avere un senso, scrive Neur, perché Obama ha puntati su di sé gli occhi di tutti i cittadini oppressi. Ma se gli Usa non cambieranno per sempre “l’agenda a dir poco orwelliana” di quell’organismo Onu, rientrandoci rischiano al contrario di legittimarla. E a quel punto sarebbe stato del tutto inutile anche avere disertato la conferenza Durban2 che si terrà a Ginevra fra pochi giorni.

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