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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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L'Opinione - Corriere della Sera - La Repubblica - L'Unità - Il Manifesto Rassegna Stampa
27.03.2009 Due mesi fa un raid aereo ha distrutto un convoglio con armi per Hamas
Ma qualcuno crede che trasportasse solo qualche fucile per uso personale

Testata:L'Opinione - Corriere della Sera - La Repubblica - L'Unità - Il Manifesto
Autore: Michael Sfaradi - Guido Olimpio - Alberto Stabile - Umberto De Giovannangeli - Michelangelo Cocco
Titolo: «I raid segreti degli aerei con la stella di David - Dalla Cina alla Striscia il viaggio dei razzi (attraverso l'Africa)»

Tutti i quotidiani italiani di oggi pubblicano la notizia del raid aereo di  due mesi fa in Sudanche ha distrutto un convoglio che trasportava armi per Hamas  . Gli Usa hanno negato di esserne i responsabili e Israele non ha nè negato nè confermato di essere convolta. Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 27/03/2009, la cronaca di Michael Sfaradi dal titolo " I raid segreti degli aerei con la stella di David ".  Dal CORRIERE della SERA, a pag. 15, l'analisi di Guido Olimpio dal titolo : " Dalla Cina alla Striscia il viaggio dei razzi (attraverso l'Africa) ", due brevi da LA REPUBBLICA  e L'UNITA' e una critica al MANIFESTO. Ecco gli articoli :

L'OPINIONE - Michael Sfaradi : " I raid segreti degli aerei con la stella di David" 

L a notizia è stata resa nota dalla rete televisiva Cbs, ed anche se in Israele si tiene, per il momento, un basso profilo, si tratta di un vero Scoop. Sembra che durante l'operazione "piombo fuso" i jet dell´aviazione israeliana si siano spinti fino in Sudan dove hanno attaccato dei convogli destinati alla striscia di Gaza. Il governo sudanese ha fatto di tutto per tenere segreta la notizia dell´attacco, non era suo interesse farsi vedere implicato come complice fiancheggiatore di Hamas, ma con scarso successo. Dopo l´apertura di questo "vaso di Pandora" le notizie si sono rincorse e si è venuto a sapere che i bombardamenti aerei israeliani in Sudan sono stati almeno due. Il primo,quello svelato dalla Cbs avrebbe colpito una carovana di 17 camion carichi d´armi pesanti; mentre il secondo avrebbe colpito una carovana di guerriglieri provenienti da diversi paesi arabi. Questo spiega il numero decisamente alto di morti, circa 800, reso noto dal Ministro delle infrastrutture sudanese Mabrouk Mubarak Saleem, intervistato da Al-Jazeera. Il governo di Gerusalemme aveva più volte richiesto la sospensione del lancio di missili verso le sue città di confine e uno stop totale al contrabbando di armamenti verso la striscia di Gaza, queste erano le condizioni, lungamente disattese, al fine di non intraprendere un´azione di guerra in larga scala come poi è avvenuto. Hamas, dal momento in cui riuscì a prendere il potere nella striscia di Gaza, anche se è cosciente di creare le condizioni per un attacco militare, ha creato diverse vie di contrabbando di razzi, esplosivi, munizioni e combattenti, con la complicità iraniana ed il beneplacito di Sudan ed Egitto. La logistica funzionava in questo modo: le navi provenienti dall´Iran attraccavano in Eritrea o Somalia per poi proseguire via terra in Sudan ed Egitto prima di arrivare, tramite il tunnel, all´interno della striscia di Gaza. Secondo alcune indiscrezioni il primo attacco è avvenuto in una zona desertica ai piedi Mount Al Sha´anoon a Nord ovest di Port Sudan. Inizialmente si era pensato che fosse stato effettuato da velivoli statunitensi partiti dalla base di Gibuti ma queste nuove rivelazioni, che tirano in ballo l´aviazione militare israeliana, rimettono tutto in discussione. A Gerusalemme il portavoce dell´esercito israeliano ha dichiarato, in un laconico comunicato, che Israele non commenta questo tipo di notizie. Non c´è stata una smentita ufficiale come non c´è stata un ´ammissione, è facile immaginare che questo dire e non dire faccia parte di quella guerra psicologica in atto fra israeliani e palestinesi. Guerra psicologica tuttora in atto. La notizia, se fosse confermata, aprirebbe nuovi scenari e scoprirebbe la vera natura di certe nazioni come l´Egitto che da una parte vuole ricoprire il ruolo di mediatore fra le due parti in conflitto mentre dall´altra permette il passaggio sul suo territorio di armi e munizioni destinate a rafforzare il terrorismo palestinese. Un´altra questione al vaglio degli esperti è di riuscire a capire come abbiano fatto gli aerei israeliani a passare inosservati davanti alle difese aeree degli altri paesi della regione e se a questo o questi blitz ne siano seguiti altri. Questa ipotesi, considerando che un mercantile con carico bellico fu bloccato nell´isola di Cipro, non è assolutamente da scartare.

La REPUBBLICA e L'UNITA' corredano  articoli  sullo stesso argomento con una foto dei bombardamenti israeliani a Gaza. Non vediamo il nesso logico fra il raid che ha distrutto un convoglio che trasportava armi per Hamas e gli edifici di Gaza.  Ecco la foto presa da L'UNITA', peraltro simile a quella di REPUBBLICA:

Il MANIFESTO - Michelangelo Cocco : " Attacco aereo in Sudan. Olmert : colpiamo ovunque "

Cocco riporta le dichiarazioni di Mabrouk Mubarak Salim, ministro dei trasporti sudanese il quale afferma " Ma quali armi!  Le abbiamo viste con i nostri occhi. Si trattava di alcuni kalashnikov rudimentali, usati per difesa personale" . I camion portavano innocui fucili rudimentali per difesa personale ?!?! . Il ministro continua dicendo che "Il convoglio colpito trasportava dei profughi e la zona è nota per essere una via di passaggio dei migranti ". L'aviazione israeliana (anche se non c'è stata nessuna ammissione di responsabilità) avrebbe colpito non un carico di armi per Hamas, ma dei profughi. Nella cronaca di Michael Sfaradi vengano descritti chiaramente come guerriglieri.
Ecco l'articolo :

La possibilità di un coinvolgimento d’Israele è stata evocata dal premier uscente Ehud Olmert, che durante una conferenza ad Herzliya ieri ha dichiarato: «Noi agiamo dovunque possiamo colpire le infrastrutture del terrorismo, in luoghi vicini e non così vicini ». Il collegamento con la notizia - data dalla Cbs - di un raid aereo in Sudan contro un presunto convoglio di armi diretto ad Hamas, nei giorni immediatamente successivi ai massacri dell’operazione «Piombo fuso», è apparso evidente. Il network statunitense aveva parlato di un attacco dell’aviazione israeliana contro una carovana di camion che avrebbe ucciso una trentina di persone, distrutto 17 mezzi e ferito un numero imprecisato di civili. Washington ha negato ogni coinvolgimento: «Da quando il 1 ottobre l’Africom statunitense ha cominciato a operare, l’esercito statunitense non ha condotto alcun attacco aereo, né ha sparatomissili o fatto operazioni di combattimento in Sudan o nelle aree circostanti» ha dichiarato all’Associated press Vince Crawley, portavoce della struttura militare americana per l’Africa. Tuttavia proprio negli ultimi giorni dell’offensiva israeliana contro Gaza (oltre 1.300 palestinesi uccisi tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009), e poche ore prima che la nuova Amministrazione Obama entrasse in carica, il ministro degli esteri di Tel Aviv Tzipi Livni e il suo omologo statunitense Condoleezza Rice avevano sottoscritto un accordo che prevede una cooperazione rafforzata tra servizi segreti e coinvolge quelli americani nelle operazioni per stroncare il traffico di armi dirette ad Hamas. Oltre che corridoio per le armi che dal Sudan, attraverso Egitto e penisola del Sinai arrivano ad Hamas, la zona del raid - un’area desertica a nord-ovest di Port Sudan, sulla costa del Mar Rosso - è una delle rotte utilizzate dai migranti per andare dal Corno d’Africa verso l’Egitto. «I raid sono stati due e hanno provocato la morte di 800 persone - ha dichiarato ad al Jazeera il ministro dei trasporti sudanese Mabrouk Mubarak Salim - altri 50 feriti sono stati trasportati in ospedale». «Maquali armi! - ha continuato Salim -. Le abbiamo viste con i nostri occhi. Si trattava di alcuni kalashnikov rudimentali, usati per difesa personale». Il convoglio colpito «trasportava dei profughi e la zona è nota per essere una via di passaggio dei migranti», ha sottolineato il ministro di Khartoum. Eitan Ben-Eliyahu ha sostenuto che i caccia di Tel Aviv sono ormai capaci di portare a termine una missione come quella sudanese che - andata e ritorno - implica la copertura di 1.400 chilometri di volo. «Se il corridoio è pulito, sul mare ad esempio, allora è più facile e si può effettuare un rifornimento a mezz’aria» ha spiegato l’ex capo dell’aviazione israeliana alla radio militare. Paragonato ai rischi che presenterebbe un’azione simile contro l’Iran, l’attacco nel nord del Sudan appare come una passeggiata, dal momento che il paese africano non possiede nemmeno protezioni radar degne di tale nome. Tuttavia sul quotidiano Ha’aretz l’analista militare AmosHarel ha letto l’attacco come un messaggio lanciato a Tehran, che Tel Aviv accusa di portare avanti un programma atomico per dotarsi di armi nucleari. Su Yedioth Ahronoth Ronen Bergman ha sottolineato le similitudini con l’attacco contro il reattore siriano nel settembre 2007 e con gli omicidi del capo militare di Hezbollah Imad Mugniyah e del generale siriano Suleiman, entrambi assassinati in Siria negli ultimi mesi in operazioni attribuite al Mossad, il servizio segreto esterno di Tel Aviv. L’autore di «The secret war with Iran» sostiene che in casi come questi «Israele non si assume ufficialmente la responsabilità di operazioni condotte in profondità in territorio nemico, ma se gli vengono attribuite dai media internazionali risponde col silenzio e una strizzata d’occhio».

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " Dalla Cina alla Striscia il viaggio dei razzi (attraverso l'Africa) "

WASHINGTON — Hamas conta, da tempo, su un «dipartimento armi» all'estero, incaricato di agevolare l'afflusso di materiale verso Gaza. L'ufficio principale, protetto da riserbo e complicità, si troverebbe a Damasco. Diversi funzionari palestinesi — secondo fonti americane — mantengono i rapporti con i pasdaran iraniani, grandi armieri del movimento, e i trafficanti. Il secondo punto d'appoggio è in Sudan. Il terzo nel Sinai. Una filiera che ha permesso ad Hamas di dotarsi di strumenti che non cambiano l'andamento del conflitto ma servono ad alimentare la resistenza. Uno studio statunitense ha rivelato che nel periodo Settembre 2005-Dicembre 2008 i palestinesi hanno ricevuto: 250 tonnellate di esplosivo; 80 tonnellate di fertilizzante utilizzabile per gli ordigni; 4000 razzi anti-carro del tipo Rpg; 1800 razzi. Un quantitativo poi ampliato con l'acquisizione di missili più moderni: di fabbricazione cinese, sono arrivati smontati, quindi sono stati ricomposti dai «tecnici».
L'intelligence ha anche ricostruito le rotte delle armi. La più importante è quella africana. Il punto di partenza è quasi sempre l'Iran, anche se non è escluso che alcune «partite» siano state acquistate da mercanti somali e yemeniti. Il terminale è il territorio egiziano del Sinai, la porta per Gaza. I due punti sono collegati da una serie di percorsi che cambiano a seconda delle esigenze. Gli 007 hanno individuato passaggi in Eritrea, Etiopia, Somalia, Sud Africa, Yemen e, ovviamente, Sudan. In Egitto, invece, i palestinesi si affidano ai tradizionali partner: i beduini, che sono in grado di far arrivare qualsiasi cosa, mantengono depositi nel Sinai, sono legati alla mafia dei tunnel che raggiungono Gaza. In qualche occasione entrano nel «giro» alcuni estremisti egiziani. Gli stessi che animano piccole cellule con grandi ambizioni, ma capacità ridotte.
L'altro fronte è quello marittimo. Israeliani e americani sono sicuri che l'Iran stia utilizzando dei mercantili per trasferire armi dirette ad Hamas ed Hezbollah. Una di queste navi è stata bloccata a Cipro e il suo carico confiscato. Per scoprire le forniture serve un lungo lavoro di ricognizione — satelliti, aerei, unità navali — sommato all'attività delle spie. Uomini che indicano la partenza di un cargo e il passaggio dei camion. Poi l'iniziativa passa a forze speciali o caccia che interrompendo la pipeline
indeboliscono Hamas e «avvertono» Teheran di non giocare con il fuoco.

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