Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 21/03/2009, a pag. 24, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Shulamit Aloni sull'inchiesta su Tsahal dal titolo " Io israeliana sotto choc per i crimini di Gaza " .
Shulamit Aloni, tra i fondatori di Peace Now, si colloca all'estrema sinistra dello spettro politico israeliano. Udg cerca di convincere il lettore che davvero Tsahal ha commesso crimini di guerra (cosa ancora da dimostrare, dato che l'inchiesta è stata appena aperta) e che la guerra a Gaza è stata un meschino espediente per massacrare la popolazione civile. Per raggiungere questo scopo, come sua abitudine si serve di una fonte israeliana di parte, che fin dall'inizio dell'operazione Piombo Fuso si era dichiarata contraria alla guerra contro il terrorismo di Hamas
Ecco l'intervista:
Sono sconvolta, indignata ma non sorpresa da quelle testimonianze sconvolgenti di una violenza che si è abbattuta contro la popolazione di Gaza. Cos’altro deve ancora accadere per portarci ad una rivolta morale, a una ribellione delle coscienze non solo nei confronti degli autori di questo scempio di vite umane ma anche verso coloro che hanno orchestrato la guerra di Gaza. Una sporca guerra». Fuoco a raffica nelle case, donne e bambini freddati da tiratori scelti per banali difetti di comunicazione fra reparti, disprezzo per i palestinesi in quanto tali, atti di vandalismo e scherno nelle loro abitazioni. C’è stato anche questo nei 22 giorni di guerra dell’operazione Piombo Fuso, condotta dalle forze armate israeliane (Tsahal) a gennaio per colpire i santuari degli integralisti di Hamas nella Striscia, secondo testimonianze insospettabili di alcuni reduci raccolte dai media israeliani. L’Unità ne parla con una figura storica della sinistra israeliana: Shulamit Aloni, fondatrice di «Peace Now», già parlamentare e ministra nei governi guidati da Yitzhak Rabin e Shimon Peres.
Israele è sotto choc per le testimonianze di alcuni reduci della guerra di Gaza.
«Non accetto di considerare gli autori di quei crimini come delle “mele marce”, dei pazzi, degli irresponsabili...Troppo facile, troppo falso. Noi tutti dobbiamo interrogarci sui perché di questa deriva, sul disprezzo per esseri umani considerati inferiori perché arabi. Tsahal è sempre stato lo specchio di Israele. E oggi questo specchio rimanda una immagine del Paese che non può non inquietare ogni coscienza civile e democratica...».
Lei invoca una rivolta morale.
«Spero che si manifesti ma non nutro più grandi speranze. Sui muri di Gaza nostri ragazzi in divisa hanno scritto: morte agli arabi. Alcuni di loro hanno praticato questo abominio. È come se si fossero sentiti legittimati ad agire così. Ma cosa c’è da attendersi, se non il peggio, quando Israele si appresta ad avere un razzista antiarabo (Avigdor Lieberman) come nuovo ministro degli Esteri. Quel Lieberman che in campagna elettorale aveva affermato pubblicamente che su Gaza dovevano essere sganciate due bombe atomiche...».
I vertici militari hanno promesso «indagini accurate».
«Non possiamo accontentarci di questa “rassicurazione”; già altre volte in passato queste indagini non hanno portato a nulla. Ora si capisce perché i comandi militari e il ministro della Difesa (Ehud Barak) non hanno voluto che al seguito delle truppe impegnate a Gaza vi fossero i corrispondenti di guerra dei mass media israeliani e internazionali. Forse non volevano avere testimoni di una mattanza».
La guerra a Gaza è stata giustificata dal governo israeliano come un atto di autodifesa.
«Il diritto alla difesa e la lotta al terrorismo non possono mascherare né tanto meno giustificare atti che si configurano come crimini contro l’umanità. Cosa c’entrano con la lotta al terrorismo le punizioni collettive inflitte ad una popolazione stremata, ingabbiata, a migliaia di donne, anziani, bambini a cui era impedito anche di fuggire?».
Alla guida del ministro della Difesa c’è un laburista...
«Ehud Barak sta uccidendo la sinistra, a muoverlo è solo una sfrenata ambizione personale...Ha pensato di poter conquistare consensi mostrandosi il più duro tra i duri. Una follia. E ora vorrebbe far parte di un governo popolato da oscurantisti e oltranzisti. A Barak non sono bastate le macerie di Gaza. Ora vuole seppellire sotto le macerie di una politica scellerata ciò che resta del partito laburista».
È possibile salvare l’onore di Tsahal?
«Si ma ciò potrà avvenire solo se porremo fine all’oppressione di un altro popolo. Una scelta politica, non militare».
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