BOICOTTIAMO DURBAN II !
Anche l'UE, dopo che Israele, Usa, Olanda e Italia avevano annunciato il loro ritiro, seguirà la stessa linea. a meno che venga cambiata la bozza. Il Vaticano, invece, non intende abbandonare la conferenza sostenendo che il dialogo è la cosa più importante. Di seguito riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/03/2009, l'editoriale di Pierluigi Battista dal titolo " Il principio che vince " e, a pag. 9, l'intervista di Alessandra Farkas a Elie Wiesel dal titolo " Il plauso di Elie Wiesel: «No al dialogo con l'odio» ", dalla STAMPA, a pag. 16, la cronaca di Marco Zatterin dal titolo " Durban, l'UE accelera la mediazione "dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " Forza Frattini ", dalla STAMPA, a pag. 16, l'articolo di Emanuele Novazio dal titolo " La vittoria di Frattini " e dalla REPUBBLICA, a pag. 4, l'articolo di Marco Politi dal titolo " Nessun giudizio sul documento il Vaticano partecipa al summit ". Ecco gli articoli:
CORRIERE della SERA - PIerluigi Battista : " Il principio che vince "
Ventisette Paesi dell'Unione Europea hanno deciso che a Ginevra non potrà esserci una replica del festival antisemita inscenato a Durban nel 2001. Hanno stabilito che senza sostanziali modifiche al testo preparatorio della conferenza Onu contro il razzismo, attualmente zeppo di giudizi e pregiudizi ostili a Israele, la maggioranza dell'Europa politica diserterà i lavori della cosiddetta «Durban 2». Hanno segnato una linea che non può essere valicata: l'accettazione passiva e acquiescente di una tribuna internazionale che, sotto le insegne delle Nazioni Unite, si faccia megafono di una campagna ossessivamente «antisionista ».
Gli Usa e il Canada avevano già deciso di boicottare la conferenza di Ginevra. Il governo italiano si è associato alla linea del rifiuto di collaborare con un'iniziativa che, così come era impostata, non avrebbe potuto impedire il ripetersi dei misfatti di Durban. Oggi l'Europa, malgrado le critiche francesi alla scelta italiana considerata troppo «unilaterale », si attesta su una posizione che sottolinea l'impossibilità di assecondare un appuntamento internazionale destinato a stravolgere l'obiettivo stesso, la lotta al razzismo, a favore del quale era stato convocato. Testimonianza ulteriore che il principio della mediazione, utile e da perseguire con la giusta tenacia, non può oscurare le basi culturali dell'identità europea, dove l'antisemitismo e la violazione della libertà di espressione non possono trovare casa.
È la fine di un sortilegio, che ha sinora sacrificato ogni perplessità sull'altare dell'unità dell'Onu. Non è la conclusione di una battaglia, perché non è affatto detto che i testi preparatori della conferenza di Ginevra saranno cambiati in profondità secondo le indicazioni delle nazioni europee. Ma è la traccia di un cambiamento nell'atteggiamento e nella mentalità nelle democrazie che, come a Durban nel 2001, hanno permesso, nel silenzio omertoso delle organizzazioni internazionali, la grottesca equiparazione del razzismo e del sionismo, indicando in Israele l'unica fonte di discriminazione conosciuta in tutto il mondo. Per evitare il ripetersi di una farsa tanto oltraggiosa, va dato atto al governo italiano (con il consenso, nell'opposizione, dei radicali) di non aver esitato a seguire l'esempio americano, frustrando sul nascere ogni tentazione rinunciataria sul fronte europeo.
Il tono tassativo della dichiarazione dei Ventisette sta a dimostrare che l'Europa ha considerato non negoziabile ogni riferimento testuale che suonasse, se non come approvazione, come rassegnata accettazione di una visione rovesciata delle cose del mondo. L'Italia, in questo caso, non si è avventurata in un'imprudente fuga in avanti. Ha invece convinto anche i Paesi europei più riottosi ad attestarsi su una linea ultimativa, assegnando all'Europa un ruolo insperato di promozione dei diritti umani. Per l'Europa ora corre l'obbligo di tener duro e di non contraddire i proclami con comportamenti più disponibili a un inconcludente negoziato. Separando il proprio destino, nel caso, dai fanatici architetti di un'altra Durban.
CORRIERE della SERA - Alessandra Farkas : " Il plauso di Elie Wiesel: «No al dialogo con l'odio» "
NEW YORK — L'aut-aut dell'Europa, che minaccia di ritirarsi dalla conferenza dell'Onu (Durban 2) se non verrà modificato il testo sul razzismo riceve un condizionato plauso da Elie Wiesel. «Approvo la dichiarazione del ceco Karel Schwarzenberg, presidente di turno della Ue», spiega il Premio Nobel per la Pace sopravvissuto ad Auschwitz, «ma attenzione: quella bozza va ritirata completamente e riscritta ex novo. Ogni riferimento a Durban 1 va cancellato».
Nel 2001 Wiesel si ritirò dalla conferenza, che era stato personalmente invitato a inaugurare dall'allora Segretario generale dell'Onu Kofi Annan, in segno di protesta contro la bozza preparatoria, che ancora oggi Wiesel non esita a definire «uno scandalo morale di immane proporzioni».
«Kofi Annan e l'allora alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani Mary Robinson fecero di tutto per dissuadermi», racconta l'80enne scrittore e attivista, «nonostante il mio rapporto personale con entrambi rifiutai, perché ritenni di non poter dialogare con l'odio. L'odio ferma sempre il dialogo e a Durban ce n'era così tanto da impaurirmi. Per questo motivo voglio essere certo che il testo del Durban 2 non contenga nulla del Durban 1, che conosco fin troppo bene».
E' ciò che preme anche all'Ue.
«Certo. Ma prima di poter offrire un'opinione vera e spassionata dovrei leggere il nuovo testo messo a punto dall'Olanda. E comunque penso sia importante ascoltare l'opinione di Israele, che, non dimentichiamolo, è la vera parte in causa».
E' troppo tardi per risollevare la reputazione di Durban?
«Una conferenza che doveva essere contro l'odio si è trasformata, negli anni, in una spregevole kermesse sull'odio contro Israele e l'America che ha macchiato di vergogna l'Onu. Nel 2001 approvai la decisione della delegazione Usa di abbandonare i lavori».
Chi monopolizza l'agenda di Durban?
«Sicuramente i Paesi arabi hanno grande voce in capitolo. Cosa puoi aspettarti quando la Commissione sui Diritti umani dell'Onu, cui in passato hanno fatto parte anche cruenti dittature quali Siria e Iran, nomina la Libia come suo presidente?».
Quali sono i rischi di una conferenza del genere?
«Spero che Durban 2 non sfrutti l'occasione per rinfocolare l'odio contro Israele, anche se è probabile che ciò avvenga. E' una vera tragedia usare il prestigio delle Nazioni Unite per diffondere odio contro un Paese, una religione e una cultura».
Teme che l'Onu possa tornare ad equiparare sionismo e razzismo?
«Fu un giorno d'infamia quello in cui l'Onu adottò quella risoluzione. Sotto Kofi Annan il Palazzo di Vetro la rinnegò e speriamo che la nuova bozza farà lo stesso».
E se non dovesse succedere?
«Allora andrò a Ginevra tra i dimostranti che stanno già organizzando manifestazioni di protesta contro il Durban 2. Ora come ora penso che sarò in piazza anche se mi riservo di vedere il testo finale e sentire cos'ha da dire Israele».
L'Onu è un'organizzazione anti-israeliana e antisemita?
«L'assemblea generale lo è perché ci sono troppe nazioni che odiano Israele, molte delle quali non hanno ancora riconosciuto il suo diritto di esistere. Per fortuna c'è il Consiglio di Sicurezza dove l'America ha usato il diritto di veto per difendere Israele. Per questo l'idea di una moratoria su questa storica prerogativa va ripensata non una, ma dieci volte».
La STAMPA - Marco Zatterin : " Durban, l'UE accelera la mediazione "
Da un lato la minaccia del boicottaggio, dall’altro la proposta di un testo di mediazione che potrebbe ricomporre la contesa. I ministri degli Esteri dell’Unione Europea sono tornati ieri a contestare il contenuto «antisemita» delle conclusioni attualmente in discussione in vista della conferenza «Durban 2» sul razzismo convocata a Ginevra dall’Onu per il 20 aprile. Con questo in mente, hanno approvato un documento «più snello ed equilibrato» che gli olandesi presenteranno quale nuova base di lavoro. Se non dovesse essere accolto, gran parte dei 27 si dice pronta a non prendere parte all’evento, cosa che l’Italia ha annunciato la scorsa settimana di voler fare. A meno che, ha sottolineato Franco Frattini, non si riparta da zero con la proposta a dodici stelle.
E’ un sintomo chiaro delle tensioni politiche planetarie che una conferenza in cui si vogliono denunciare i mali di un razzismo galoppante sia bloccata da una polemica su affermazioni ritenuti lesive del popolo ebraico. Tuttavia, ha assicurato ieri l’olandese Maxime Vergane, l’Europa non può sottoscrivere un testo che, alla voce Medio Oriente, «si limiti ad attaccare Israele, affermare l’antisemitismo, e chiedere la limitazione della libertà di espressione». O ancora che «auspica l’equiparazione fra sionismo e razzismo, e affermi il principio dell’impossibilità di cambiare religione».
Una teoria di precetti inaccettabili per l’Europa, ma indispensabili per i 57 membri della Conferenza Islamica che difendono il testo su cui si dibatte Ginevra. Così la sfida si annuncia difficile. Lo fa capire il ceco Swarzenberg, presidente di turno Ue, quando dice «daremo dei suggerimenti per modificare il documento di preparazione di Durban, sennò ci sarà un forte appello per ritirarsi dalla conferenza». Un concetto, questo, ribadito dal tedesco Steinmeier per il quale «l’incontro di Ginevra potrebbe essere sfruttato per produrre dichiarazioni a senso unico: se non saranno cambiati in testi nelle prossime ore o giorni, io sono favorevole a non partecipare».
Frattini vede un buon segnale nella compattezza dell’Ue. «Il gesto dell’Italia - ha spiegato in una conferenza stampa - ha smosso le acque torbide del non-negoziato e molti paesi hanno chiesto un approccio radicalmente nuovo». Ne è venuto fuori un «documento molto sintetico, 20-25 paragrafi contro i 250 attuali, che non menziona temi offensivi come approcci antisemiti o limitazioni alla libertà di espressione».
Nel fronte dei contrari allo status quo il responsabile della Farnesina ha citato anche Danimarca, Polonia, Estonia. Non chiara la posizione francese. «Nessuno ha detto che voterà il testo originario», ha spiegato il ministro. Anche se paesi come Cipro potrebbero decidere di esprimere il loro «no» di persona. Ci riusciranno? Frattini, per quanto soddisfatto, non si sbilancia. «Non siamo né sicuri né ottimisti», dice. La risposta ginevrina dovrebbe arrivare a stretto giro, magari in settimana.
Il FOGLIO - " Forza Frattini "
Bravo Frattini. L’Italia si mette alla testa dell’Unione europea per evitare che la seconda Durban finisca come la prima, ovvero che da Conferenza Onu contro l’odio razziale degeneri di nuovo nel Forum mondiale dei razzisti riuniti. Nel 2001, mentre il segretario Kofi Annan protestava flebilmente con l’uditorio ostile che “il paragone tra sionismo e razzismo non regge”, tremila associazioni non governative si accordavano tra loro su un documento osceno che accusava Israele di “pulizia etnica”, “atti di genocidio” e “segregazione razziale”. Fra le sale l’Unione araba degli avvocati distribuiva ai presenti un libello con un raggelante repertorio di vignette antisemite, ebrei con nasi adunchi, mani rapaci e lorde di sangue, circondati da pile di denaro e in abiti e stivali nazisti. Fuori un corteo di musulmani sudafricani marciava sotto lo striscione: “Hitler avrebbe dovuto completare il lavoro”. Dietro le quinte, Iran e Siria lavoravano assiduamente per espungere dai testi della conferenza qualsiasi riferimento all’Olocausto – sarebbe un “favoritismo ", sostenevano – e al concetto di antisemitismo, “curioso”, “bizzarro”, e in definitiva troppo “complicato” per essere trattato in una conferenza mondiale sull’odio tra popoli e sul pregiudizio. Ieri Franco Frattini a Bruxelles ha detto che l’Unione europea presenterà ai comitati organizzatori di Ginevra un testo “radicalmente nuovo”, di soli 20 paragrafi, per rimpiazzare quello previsto da 250 paragrafi anti Israele che finora ha già portato all’astensione di Italia, Stati Uniti e Canada. Aderiscono Olanda, Germania, Danimarca, Estonia, Polonia e Svezia, e anche la presidenza di turno ceca: “Se questi suggerimenti non saranno ascoltati, faremo un appello al boicottaggio”. Ottimo lavoro, ma è ancora aperta la questione dei Giochi del Mediterraneo, a Pescara dal 26 maggio al 5 giugno. Il Comitato internazionale, con dentro influenti paesi arabi, esclude a priori la partecipazione di Israele, come se non esistesse. E’ la declinazione sportiva della promessa iraniana: “Israele sarà cancellato”. Che dice la Farnesina?
La STAMPA - Emanuele Novazio : " La vittoria di Frattini "
L’Europa, ieri, ha ascoltato l’Italia: non accade ogni giorno che sia l’Italia ad anticipare l’Europa. Un applauso al ministro Frattini, allora, per aver convinto l’Ue che la posizione italiana su Durban era giusta. La sua vittoria conferma due cose: che è un errore appiattirsi sui partner per trovare un posto in Europa. E che, agli incontri di peso, la presenza non è mai un optional.
La REPUBBLICA - Marco Politi : " Nessun giudizio sul documento il Vaticano partecipa al summit "
CITTÀ DEL VATICANO - Non cambia la posizione della Santa Sede. La diplomazia vaticana parteciperà alla conferenza sul razzismo "Durban2", in programma a Ginevra.
«Saremo presenti», conferma il nunzio presso le Nazioni Unite mons. Celestino Migliore. La linea della Santa Sede, spiega, rimane quella espressa dieci giorni fa dal portavoce papale padre Lombardi, che il 6 marzo aveva dichiarato: «La presenza di rappresentanti della Santa Sede alle conferenze internazionali promosse dall´Onu è un fatto assolutamente normale e non implica un giudizio sui documenti in preparazione». Naturalmente, soggiunge il nunzio Migliore, è giusto che vengano sollevate preoccupazioni su eventuali espressioni antisemite e la decisione vaticana di partecipare non significa non condividere le ragioni di quegli Stati, che alla fine decidesse di ritirarsi. «Soltanto che in linea generale la Santa Sede preferisce affrontare i problemi occupando la sua sedia e non lasciandola vuota».
La conferenza sarà seguita dal nunzio mons. Silvano Maria Tomasi (incaricato di seguire le Nazioni Unite a Ginevra), che proprio giorni fa aveva ricordato che l´elaborazione del documento preparatorio è ancora in corso e dunque «si deve andare avanti con cautela, vedendo se certe obiezioni saranno accolte». In Vaticano si sottolinea, comunque, che i lavori preparatori si trovano in una «situazione non ancora definita» e dunque la Santa Sede continuerà ad osservare l´andamento con attenzione.
La settimana scorsa il rabbino capo di Haifa, Shear Yashuv Cohen, ricevuto oggi in udienza con una delegazione del Gran Rabbinato di Israele, aveva chiesto espressamente al Papa che la Santa Sede agisse per contrastare alla conferenza di Ginevra gli attacchi allo Stato di Israele. D´altronde lo stesso governo israeliano non sembra aspettarsi che il Vaticano si ritiri. Piuttosto, come ha spiegato l´ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Mordechai Lewy, c´è «attesa» che la diplomazia vaticana contrasti in sede di conferenza ogni tipo di antisemitismo. Lo stesso giorno del discorso del rabbino Cohen a Benedetto XVI il ministro della Cultura vaticano, mons. Ravasi, mandava già un segnale alla delegazione ebraica: «Aspettiamo la versione definitiva del documento preparatorio. Certamente l´auspicio del Vaticano è che durante la conferenza venga superata qualsiasi forma di razzismo e discriminazione».
D´altronde la Santa Sede ha partecipato anche alla conferenza Durban1 del 2001, abbandonata con clamore da Israele e Stati Uniti in presenza di una bozza di risoluzione che lanciava duri attacchi a Israele e paragonava il sionismo al razzismo. La conferenza ha peraltro un´agenda assai più vasta. All´ordine del giorno c´è anche la questione delle discriminazioni agli omosessuali. Il Vaticano ha già fatto blocco con i paesi africani e le nazioni islamiche per bloccare la formulazione di un testo che condanni «tutte le forme di discriminazione e tutte le forme di violazione dei diritti fondate sull´orientamento sessuale».
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