Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Tahar Ben Jelloun consiglia ad Israele un esame di coscienza Peccato che non se lo sia fatto prima lui
Testata: L'Espresso Data: 09 marzo 2009 Pagina: 11 Autore: Tahar Ben Jelloun Titolo: «Shimon Peres il guerriero»
Riportiamo dall'ESPRESSO n° 10 del 09/03/2009, a pag. 11, l'articolo di Tahar Ben Jelloun dal titolo " Shimon Peres il guerriero ". L'articolo è disseminato di scorrettezze. Tahar Ben Jelloun, così preciso in fatto di numeri (sul finale del pezzo cita tutti i morti dell'operazione Piombo Fuso, suddividendoli fra uomini, donne, bambini), non lo è altrettanto nel riportare notizie. Secondo lui Israele avrebbe usato armi al fosforo bianco. Notizia smentita dalla Croce Rossa Internazionale. Pur di screditare Israele arriva a scrivere " Quest'uomo è un guerriero, un uomo al quale la pace fa paura, perché pace significa vivere e rispettare chi ci sta vicino. Mutuo rispetto e riconoscimento, è ovvio. Ora, questo paese, Israele, o almeno alcuni dei suoi dirigenti, non ne vogliono sapere, perché non sopporterebbero di vivere accanto ai palestinesi che loro disprezzano e detestano. ". Insomma, ora non sono più i paesi arabi a non riconoscere Israele, ma il contrario! Gli israeliani non disprezzano nè detestano i palestinesi, tanto che non hanno mai fatto nulla per impedire la nascita del loro Stato. Semmai sono proprio i paesi arabi a disprezzare i palestinesi a tal punto da negare il loro diritto ad avere il proprio Stato. Nel finale Tahar Ben Jelloun consiglia a Israele di farsi un esame di coscienza perchè ha ucciso 1300 civili. Ci chiediamo per quale motivo lo stesso consiglio non venga rivolto ad Hamas che colpisce i civili deliberatamente e che ha provocato la guerra a Gaza. Ecco l'articolo:
Quel che il presidente israeliano avrebbe dovuto dire a Davos. Ora è tempo per Israele di operare davvero per la pace Come tutti, ho appreso anch'io dell'incidente tra il presidente israeliano Shimon Peres e il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan in occasione del dibattito di Davos. Peres ha giustificato la guerra a Gaza e ha detto anche che lo Stato di Israele ha portato avanti questa guerra per ottenere la pace. È nel suo ruolo da presidente. Non può certo dissociarsi dal suo Paese e dalla sua politica. Ma quest'uomo di esperienza, questo politico temibile, questo premio Nobel della pace, ha perso una bella occasione per essere un uomo di coraggio poiché avrebbe dovuto dire la verità. E la verità è che il suo esercito ha commesso dei crimini di guerra orribili, ha ucciso centinaia di innocenti, ha perseverato nella distruzione e soprattutto ha utilizzato armi che non solo lacerano le membra di un essere umano, ma provocano il cancro a chi sopravvive. Mi riferisco al fosforo bianco, arma terribile e interdetta. Quest'uomo, se fosse sincero e coraggioso, se avesse in sé un po' di umanità, davanti all'assemblea di Davos avrebbe detto quanto segue: il mio Paese ha commesso degli errori, il mio Paese ha massacrato la popolazione civile, il mio Paese ha bombardato scuole e ospedali, il mio Paese ha rafforzato il suo avversario Hamas, il mio Paese ha reso servizio a questo movimento islamico estremista uccidendo vittime innocenti e, come uomo e padre di famiglia, sono nauseato e presento le mie scuse al popolo palestinese e alle famiglie che hanno perso uno o più bambini. Quanto ad Hamas, sarà necessario aiutare l'Autorità palestinese a estrometterlo così che esso non possa più sparare razzi a sud di Israele. Ecco, io sono un presidente che è anche un essere umano con dei sentimenti e immagino il lutto e l'immenso dispiacere di tutte le madri palestinesi e anche di quelle israeliane che hanno perso un figlio in questa inutile guerra. Se Peres avesse tenuto questo discorso, se avesse detto queste verità, oggi sarebbe un eroe, un simbolo di coraggio e di dignità, avrebbe meritato veramente il premio Nobel della pace. No, al contrario ha preferito giustificare l'ingiustificabile, il che ha provocato la collera del primo ministro turco. Peres è rimasto sorpreso, aveva un volto contratto, quello di un uomo a cui nessun amico ha detto mai la verità. La Turchia non è un paese arabo, ma come tutti i popoli del pianeta è inorridito, scandalizzato da ciò che hanno mostrato le immagini di questa guerra. Ma già nel 1996, Peres aveva, in vista della vittoria elettorale, ordinato di bombardare Cana in Libano. Quest'uomo è un guerriero, un uomo al quale la pace fa paura, perché pace significa vivere e rispettare chi ci sta vicino. Mutuo rispetto e riconoscimento, è ovvio. Ora, questo paese, Israele, o almeno alcuni dei suoi dirigenti, non ne vogliono sapere, perché non sopporterebbero di vivere accanto ai palestinesi che loro disprezzano e detestano. Stessa cosa può dirsi dei palestinesi di Hamas che non riconoscono Israele e vogliono recuperare tutti i territori della Palestina dal 1948. Tuttavia in Palestina non c'è solo Hamas, ci sono altri partiti e altri movimenti che fanno parte della realtà politica. Mahmoud Abbas non è stato aiutato da Israele. Al contrario, ha perduto di credibilità perché ha impiegato il tempo in sterili riunioni con i dirigenti israeliani. Non ha ottenuto nulla. Il che ha dato ad Hamas l'opportunità di presentarsi agli occhi dei palestinesi come 'colui' che li difende meglio. Lanciando razzi e seminando paura nel sud d'Israele, Hamas appare comunque come chi lotta contro l'occupante e il nemico di sempre. Ecco perché Israele, bombardando Gaza per oltre tre settimane, causando la morte di 1.300 persone di cui 410 bambini e 108 donne, causando 5.300 feriti (riportando fra le sue fila 13 morti, 113 soldati feriti e 80 civili feriti), è stato accusato dal presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni unite di aver "violato il diritto internazionale" utilizzando il sistema della punizione collettiva e attaccando dei bersagli civili come moschee, scuole, case e ospedali. È tempo per Israele di fare un esame di coscienza e di decidere realmente di operare per la pace.
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