La STAMPA - Una breve, ma densa di notizie false contro israele. " Amnesty: basta armi ad Hamas e Israele " è il titolo.
Donatella Rovera sostiene che sia stato accertato (da chi?, le chiediamo noi) che " le forze israeliane hanno impiegato armi al fosforo bianco e altri armamenti forniti dagli Usa per commettere gravi violazioni dei diritti umani, compresi crimini di guerra". Quando persino la Croce Rossa Internazionale ha smentito la notizia che Israele avrebbe usato armi al fosforo bianco come non ha mai colpito deliberatamente la popolazione civile. Quando questo è avvenuto, è stato per scelta di Hamas che usa i civili come carne da cannone. Ecco l'articolo:
Amnesty International chiede all’Onu di imporre «un embargo totale» sulla vendita di armi a Israele e ai palestinesi, perché sostiene di avere le prove che entrambi hanno utilizzato armi acquistati da Paesi terzi per attaccare i civili durante le tre settimane dell’offensiva su Gaza. Il rapporto conclusivo di una commissione di Amnesty che ha visitato il sud di Israele e Gaza è stato pubblicato ieri. Il capo di quella missione, Donatella Rovera, ha detto che è stato accertato che «le forze israeliane hanno impiegato armi al fosforo bianco e altri armamenti forniti dagli Usa per commettere gravi violazioni dei diritti umani, compresi crimini di guerra» come gli attacchi contro scuole, case e ospedali. Hamas e altri gruppi palestinesi hanno invece lanciato centinaia di razzi contrabbandati dall’estero che hanno ucciso «diversi civili». L’organizzazione per i diritti umani chiede in particolare agli Usa di Barack Obama rivedere gli accordi sulle forniture di armi a Israele.
Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " Amnesty: embargo alle armi per Israele "
La frase " Amnesty non manca di puntare l’indice anche contro i lanci di razzi di Hamas ma, di fronte all’evidente sproporzione di forze e di potenza di fuoco, pone sul banco degli imputati soprattutto Israele già accusato da più parti di aver fatto uso anche di armi proibite, come il fosforo bianco, durante le tre settimane di operazione «Piombo fuso "». denuncia tutta la faziosità del MANIFESTO. All'interno dell'articolo,poche righe prima, quando Giorgio scrive della denuncia di Amnesty ad Israele le definisce " misure di eccezionale significato", quando si è tratta di riportare anche le accuse rivolte ad Hamas, il tono cambia, Amnesty ha soltanto "puntato il dito". Notiamo anche, senza stupirci, il riferimento alla sproporzionalità delle due parti. Hamas, anche se scaglia i suoi razzi deliberatamente contro i civili, è più debole di Israele e, per questo, meno colpevole. Giorgio dimentica che le accuse sulle armi al fosforo bianco sono cadute in seguito alla smentita della Croce Rossa Internazionale... ma, forse dormiva quando i quotidiani pubblicavano questa notizia.
Per avvalorare la sua tesi, Israele ha commesso crimini di guerra, Giorgio scrive " Nel rapporto di 38 pagine si riferisce degli attacchi subiti da edifici pubblici, abitazioni civili, sedi dell’Onu, scuole, ospedali di Gaza e dell’uso, oltre al fosforo bianco, anche di missili sparati da droni con effetti devastanti sulla popolazione", " dimenticando " che anche la notizia della scuola dell'Onu colpita da razzi israeliani è stata smentita.
Il finale dell'articolo (" Hamas ha parlato di diritto all’« autodifesa» contro l’aggressione israeliana " ) manca di un commento. Lo aggiungiamo noi: fra Hamas e Israele, è Israele ad avere il diritto all'autodifesa dato che è costantemente aggredita dal giorno della sua nascita. Hamas non si sta difendendo. Sta attaccando uno Stato democratico allo scopo di distruggerlo.
Ecco l'articolo:
Fermare la vendita internazionale di armamenti ad Israele e, allo stesso tempo, interrompere anche il traffico delle parti necessarie per assemblare i razzi di Hamas. Solo con l’embargo si possono impedire attacchi contro i civili compiuti dalle due parti. Ad invocare questa misura di eccezionale significato è Amnesty International che ieri ha diffuso un rapporto («Fueling conflict: foreign arms supplies to Israel/Gaza ») che contiene prove sulle armi e munizioni usate durante le tre settimane dell’offensiva israeliana a Gaza che tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio scorso ha fatto oltre 1.300 morti palestinesi, tra i quali centinaia di civili. Amnesty non manca di puntare l’indice anche contro i lanci di razzi di Hamas ma, di fronte all’evidente sproporzione di forze e di potenza di fuoco, pone sul banco degli imputati soprattutto Israele già accusato da più parti di aver fatto uso anche di armi proibite, come il fosforo bianco, durante le tre settimane di operazione «Piombo fuso». Ieri, peraltro, con una lettera inviata al ministro degli esteri Frattini, la sezione italiana di Amnesty e la Rete per il disarmo hanno chiesto che il governo Berlusconi interrompa le autorizzazioni all’esportazione di armi verso Israele e sospenda i trasferimenti già autorizzati in base alla legge 110/1975, alla legge 185/1990 e agli accordi per la cooperazione nel campo della difesa. L’Italia, hanno chiesto, deve rendere pubbliche le informazioni sulle esportazioni di armi verso Israele. «Le forze israeliane hanno usato fosforo bianco e altre armi fornite dagli Stati Uniti per commettere gravi violazioni del diritto umanitario, compresi crimini di guerra. I loro attacchi hanno causato lamorte di centinaia di bambini e di altri civili e la massiccia distruzione di abitazioni e infrastrutture», ha denunciatoDonatella Rovera, che ha guidato il mese scorso la missione d’indagine di Amnesty a Gaza e nel sud di Israele. «Al tempo stesso, Hamas e altri gruppi armati palestinesi hanno lanciato contro le aree civili israeliane centinaia di razzi introdotti a Gaza dall’esterno o assemblati con componenti prese all’estero», ha aggiunto. Da parte sua Malcolm Smart, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty, ha messo in luce che, in quanto principali fornitori di armi a Israele, «gli Usa hanno l’obbligo di fermare ogni trasferimento che contribuisca a gravi violazioni delle leggi di guerra e dei diritti umani». L’amministrazione Obama, ha aggiunto Smart, dovrebbe immediatamente sospendere gli aiuti militari a Israele. Nel rapporto di 38 pagine si riferisce degli attacchi subiti da edifici pubblici, abitazioni civili, sedi dell’Onu, scuole, ospedali di Gaza e dell’uso, oltre al fosforo bianco, anche di missili sparati da droni con effetti devastanti sulla popolazione Amnesty afferma che da molti anni Washington è il principale fornitore di armi convenzionali a Israele e l’accordo decennale in vigore fino al 2017 prevede il rifornimento di aiutimilitari per un valore di 30 miliardi di dollari, con un aumento del 25% rispetto al periodo precedente l’Amministrazione di George Bush. «L’offensiva militare israeliana a Gaza è stata condotta con armi, munizioni ed equipaggiamento militare provenienti dagli Usa e pagati coi fondi dei contribuenti americani», ha sottolineato Smart esortando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite «a imporre un immediato embargo totale sulle armi dirette a Israele, Hamas e altri gruppi armati palestinesi, fino a quando non siano individuati meccanismi efficaci per assicurare che munizioni e altre forniture militari non verranno usate per commettere gravi violazioni del diritto umanitario». Gli affari, ha concluso Smart, «non possono andare avanti come al solito, con le prevedibili ulteriori conseguenze devastanti per la popolazione civile di Gaza e Israele». Tra i paesi che tra il 2004 e il 2007 hanno esportato armi verso Israele si segnalano la Francia (per 59 milioni di euro), la Romania (20 milioni di euro), la Gran Bretagna (10 milioni di sterline), la Serbia (15 milion di dollari) e la Germania (1,5 milioni di dollari). Israele ha respinto seccamente le accuse di Amnesty. «Il rapporto presenta una versione tendenziosa dei fatti, non rispecchia criteri professionali e di obiettività... ignora l’uso deliberato da parte di Hamas di civili come scudi umani», ha commentato Mark Regev, il portavoce del ministero degli esteri, negando che Israele abbia colpito intenzionalmente obiettivi civili. Rispondendo ad Amnesty, Hamas ha parlato di diritto all’« autodifesa» contro l’aggressione israeliana.
La STAMPA - Emanuele Novazio : " Ue-Netanyahu, prime scintille"
L'articolo riporta le affermazioni del ministro degli Esteri svedese. Ci chiediamo come possa sostenere che Lieberman e Netanyahu siano contrari alla nascita dello Stato palestinese quando non l'hanno mai affermato.
Se gli ultranazionalisti di Avigdor Lieberman entreranno nel governo israeliano, il processo di pace in Medio Oriente correrà seri rischi: le condizioni poste al premier designato Benjamin Netanyahu sono «inaccettabili» perché «incompatibili con gli impegni esistenti», e la condanna dell’Unione Europea nei confronti di Israel Beitenu - il partito di Lieberman - deve dunque essere «netta». E’ il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt a lanciare l’allarme, con una dichiarazione che lascia intravedere pesanti ricadute nelle relazioni fra l’Ue e Gerusalemme. Lo Stato ebraico tace, ma secondo fonti ufficiose non ha gradito l’intromissione.
Se Bildt è stato esplicito - riproponendo un’acredine, comune ad altri Paesi nordici, già affiorata durante le trattative sull’accordo di associazione Israele-Ue - il suo scetticismo sulle possibilità che il processo di pace tragga vantaggio dalla nomina del leader del Likud è condiviso: «Netanyahu parla più di Cisgiordania che di Gaza e questo non mi sembra molto propizio», sottolinera il francese Bernard Kouchner: «Vorremmo sorprese positive senza esserne convinti». Anche la presidenza ceca di turno teme un inizio «un po’ accidentato». Alla domanda se un governo Netanyahu faciliterà la pace con i palestinesi, il ministro degli Esteri Alexander Vondra ha risposto, in margine alla riunione dei capi delle 27 diplomazie, a Bruxelles: «Questo resta da vedere».
E’ il possibile abbandono della politica dei «due popoli-due Stati», alla base di tutti i piani internazionali per la pacificazione del Medio Oriente ma rifiutato dalla destra nazionalista di Lieberman, a preoccupare. Questa soluzione deve assolutamente prevalere, è il monito indiretto che Vondra invia al (probabile) futuro capo del governo israeliano: «La via verso la pace si sta restringendo e non possiamo assolutamente permetterci il lusso di aspettare». Ma è soprattutto Bildt a sottolineare il rischio rappresentato dall’alleanza con il partito di Lieberman. Pur negando di «voler mettere sullo stesso piano» gli ultranazionalisti israeliani e Hamas - che non riconosce il diritto all’esistenza dello Stato ebraico - il ministro svedese sostiene che «vale anche per Israele quanto diciamo all’altra parte: gli impegni vanno onorati».
Bildt polemizza anche con l’attuale governo guidato dal dimissionario Olmert, al quale chiede di riaprire al più presto i valichi con la Striscia di Gaza per non far fallire la Conferenza dei donatori il 2 marzo a Sharm el Sheik, (per l’Italia parteciperà Silvio Berlusconi, che rilancerà la proposta di un «piano Marshall» per la Palestina): se Olmert non interverrà, la riunione di lunedì prossimo sarà «inutile», avverte il capo della diplomazia svedese. Che insiste: «L’esercito israeliano sta bloccando l’accesso ai materiali scolastici delle scuole gestite dall’agenzia dell’Onu per i palestinesi», nelle quali studiano 200 mila bambini. «Una decisione «inaccettabile e controproducente: mandano i bambini palestinesi alle scuole di Hamas invece che a quelle dell’Onu».
Del fatto che Netanyahu resterà impegnato a favore della soluzione «due popoli-due Stati», nonostante l’opposizione dei suoi alleati di destra alla creazione di uno Stato palestinese, è invece convinto Franco Frattini. «E’ semplicemente impossibile abbandonare questa strategia», sostiene il ministro degli Esteri. Il capo della nostra diplomazia esclude inoltre che l’Unione Europea possa interrompere il dialogo con Israele, nel caso in cui il suo governo volti le spalle a questa linea, mentre ha tagliato i contatti con Hamas perché non riconosce il diritto all’esistenza di Israele: fra le due situazioni «c’è una grande differenza: Israele è uno Stato democratico, Hamas no». Durante le trattative sull’accordo di associazione all’Ue l’Italia è stata,insieme alla Germania, il Paese più favorevole a un rapporto «alla pari»: i nordici, al contrario, volevano collegarle al comportamento dello Stato ebraico nel processo di pace.
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