Prima era solo uno stupendo, statuario corpo in bikini, ora sarà l’irresistibile e ammaliante volto gentile d’Israele. La carriera della top model Bar Refaeli è ad una nuova svolta. Dopo aver rubato il cuore dell’attore Leonardo Di Caprio, aver fatto girare la testa all’America e aver conquistato la copertina di Sports Illustrated Swimsuit Issue, esclusivo catalogo di bellezza riservato a pochissime e selezionatissime top model del bikini, Bar è pronta a trasformarsi nella nuova arma segreta d’Israele. Un’arma progettata per travolgere i pregiudizi dell’opinione pubblica internazionale, riconquistarne anima e sensi e cancellare il devastante ricordo lasciato dalle immagini dell’offensiva su Gaza. Così, almeno, pensano gli esperti di «Israel Brand» la sezione del ministero degli Esteri di Gerusalemme creata da Tzipi Livni e incaricata di diffondere un’immagine gradevole e rassicurante dello Stato ebraico.
Negli ultimi tempi il loro compito non è facile. I bombardamenti della Striscia, i corpi piagati dei bambini, i bilanci, mai accertati, dell’Operazione Piombo Fuso hanno diffuso in Europa e persino nell’“amica” America un senso di estraneità nei confronti d’Israele e delle sue guerre. Di fronte alle cronache di Gaza neppure la tradizionale immagine di un Paese ultimo avamposto dell’Occidente contro il pericolo del fondamentalismo islamico sembra più reggere. «Negli ultimi tempi - scrive il quotidiano Haaretz - i media e l’opinione pubblica occidentale ignorano questo messaggio e insistono che Israele è violento quanto i suoi nemici». Per cancellare quest’impressione devastante gli uomini di Israel Brand puntano sul volto da fata e sulle forme da novella Anita Ekberg di Miss Bikini. Un anno e mezzo fa hanno già fatto centro collaborando alla realizzazione di un conturbante servizio pubblicato dal mensile maschile Maxim e dedicato a un gruppo di modelle soldato fotografate in succinta intimità.
Con Bar rischia di andargli anche meglio. La top model, dopo aver portato in tribunale il più diffuso quotidiano del suo Paese accusato di averle attribuito frasi irriverenti sui propri concittadini e sul servizio di leva obbligatorio, si è trasformata in un autentico simbolo di patriottismo all’estero. Conosciuta e ammirata per l’orgoglio con cui rivendica, dalle spiagge californiane a quelle di Saint Tropez, le sue origini israeliane, la modella viene definita «nuovo simbolo del sionismo» dalla stampa casalinga. Ma il vero trionfo è stata quell’apparizione in bikini sub-pubico sulle pagine patinate di una rivista riservata alle dee del pianeta. Da quel momento televisioni e giornali israeliani l’hanno trasformata nella nuova musa della nazione e gli esperti di Israel Brand si sono convinti. «Bar Refaeli è lì a comprovare che Israele è come l’Occidente – scrive Haaretz –, le ragazze di Hezbollah, di Hamas o dell’Iran non si fanno fotografare in costume da bagno e neppure quelle egiziane o saudite... Questo comprova la nostra appartenenza al club culturale occidentale. Agli occhi degli israeliani una foto di Refaeli contribuisce a renderci più americani e più occidentali».
A rendere l’affascinante top model ancora più adeguata al suo compito contribuisce la sintonia con Tzipi Livni. Durante la recente campagna elettorale l’inarrestabile Bar non ha esitato ad esprimere tutto il suo appoggio per la candidatura del ministro degli Esteri alla guida del Paese. L’unica incognita per la nuova icona d’Israele deriva dal risultato elettorale. Nonostante la vittoria numerica, l’amica Tzipi dovrà quasi sicuramente passar la mano al governo delle destre lasciando il nuovo simbolo del sionismo in bikini a far i conti con i diktat di qualche barbuto e intollerante ministro ultraortodosso.
CORRIERE della SERA - Francesco Battistini : " Oz: ' Il sabato niente shopping chiudiamo i centri commerciali ' "
GERUSALEMME — Lo shopping è fatto per l'uomo, non l'uomo per lo shopping. «E il sabato ebraico non dovrebbe diventare la Giornata nazionale degli acquisti ». Di sinistra, laico, progressista. E teorico del compromesso, contro ogni fanatismo, amante della coesistenza. Quand'è troppo è troppo, però. E così anche Amos Oz, in un pomeriggio sul mare a Cesarea, ospite d'un convegno sul valore dello shabbat, il sabato del riposo ebraico, alla fine sbotta e se la prende col mostro del consumismo moderno. Il drago di Oz sono le gigantesche mall israeliane, gli shopping center che a dispetto d'ogni legge restano aperti: «Dovrebbero rimanere chiusi, almeno quel giorno. Quand'ero ragazzo, nel mio kibbutz, non avevamo la sinagoga, ma il sabato era un momento di silenzio. Oggi, in questo Paese, lo shabbat è fatto solo di preghiera nella sinagoga e di spesa negli shopping center. Tutto questo mi amareggia. Questa giornata del riposo è il più bel dono che la cultura ebraica ha fatto al mondo. È un giorno diverso, da dedicare allo spirito e alla famiglia. Io spero che questo dono duri per sempre».
Le parole dello scrittore israeliano, che era ospite di un'organizzazione religiosa, sono l'eco d'una polemica che in questi giorni sta dividendo la destra israeliana, fra il partito «laico» di Avigdor Lieberman, che vorrebbe un'interpretazione più elastica delle leggi sacre, e i partiti ultrareligiosi, che temono una «deriva secolare» dello Stato. Il tema è sensibile e in realtà sono proprio i signori del marketing, che tanto irritano Oz, a invadere i supermercati israeliani con prodotti appositi: industrie di elettrodomestici come Whirlpool e Viking mesi fa hanno messo in produzione speciali forni a microonde che rispettano il precetto di non «accendere fuochi», ovvero interruttori, e perciò sono dotati di congegni che consentono procedimenti «indiretti» di cottura. Proprio a Malha, Gerusalemme, uno dei più grandi shopping center del Medio Oriente, sabato scorso era in offerta speciale un frigorifero con un tasto bianco, la «funzione shabbat»: se l'aprite nel giorno del riposo, la luce non s'accende.
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