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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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L'Opinione - Il Giornale - La Repubblica Rassegna Stampa
18.02.2009 Israele (Mossad) cerca di bloccare lo sviluppo nucleare iraniano
le cronache di Michael Sfaradi, Gian Micalessin,Alberto Stabile

Testata:L'Opinione - Il Giornale - La Repubblica
Autore: Michael Sfaradi-Gian Micalessin - Alberto Stabile
Titolo: «L'Iran si arma, il mondo guarda, Israele agisce -La guerra segreta di Israele: scienziati iraniani decimati - Scienziati iraniani nel mirino del Mossad»

Riprendiamo dall' OPINIONE di oggi, 18/02/2009, l'articolo " l'Iran si arma, il mondo guarda, Israele agisce " di Michael Sfaradi , dal GIORNALE l'articolo "La guerra segreta di Israele: scienziati iraniani decimati " di Gian Micalessine, una breve da REPUBBLICA sull'operazione del Mossad volta a rallentare la corsa al nucleare dell'Iran. Ecco gli articoli:

L'OPINIONE - Michael Sfaradi : " L'Iran si arma, il mondo guarda, Israele agisce "

Secondo il Daily Telegraph di Londra agenti israeliani, o locali al soldo del Mossad, operano in Iran con l'obiettivo di creare disaccordo fra gli addetti ai lavori del progetto nucleare. Questa notizia si basa su fonti che vogliono rimanere anonime. Questo all'indomani del discorso di Ehud Barak (Ministro della Difesa israeliano) al forum di Hertzlia dove ha dichiarato che la minaccia iraniana è sempre più attuale. In Israele ci sono dei segnali di un'insofferenza che tende a crescere con il passare del tempo senza che vengano adottate misure che possano neutralizzare la minaccia. Questi segnali si notano anche nei Discorsi tenuti del Premier Ehud Olmert e del Ministro degli Esteri Tzipi Livni. Le azioni di intelligence in Iran potrebbero essere dovuti da alcuni fattori contingenti. Il progetto iraniano si sta avviando verso la sua fase conclusiva mentre il mondo rimane attonito a guardare una=2 0delle nazioni più pericolose del mondo che entra in possesso dell'arma più terrificante. L'Europa non ha trovato una linea che vada oltre le blande sanzioni e gli inutili appelli e il governo statunitense, impegnato con una profonda crisi economica, sembrerebbe non avere tempo per considerare il problema del nucleare iraniano di primaria importanza. Durante l'amministrazione Bush non si procedette con l'opzione militare per un motivo di ordine tecnico, i siti nucleari iraniani sono sparsi sul territorio e questo rende impossibile colpirli tutti contemporaneamente, e per un motivo legato alla sicurezza mondiale perché la ritorsione, dopo un'eventuale attacco, sarebbe stata un'ondata di indiscriminati attentati terroristici in Occidente. Con Barak Obama, che durante la sua campagna elettorale ha più volte ripetuto che sarebbe sceso a patti con Teheran, l'opzione militare sembra essere definitivamente archiviata. Si è creata così la sensazione che ormai la linea del non ritorno sia stata superata e che non ci sia più modo di fermare il regime degli Ayatollah dalla loro rincorsa l'arma nucleare e il mondo si è auto-convinto che si possa convivere con un Iran teocratica, collusa con il terrorismo internazionale e per di più anche nukleare. Ma se il mondo si è convinto, questo non si può dire per Israele che sa di essere il primo obiettivo nella lista di Ahmedinejad. Alla fine dell'articolo si mette in chiaro che le azioni di disturbo servono unicamente a rallentare il lavoro degli scienziati iraniani. Si tratterebbe soltanto di un palliativo in attesa di altre importanti decisioni che verrebbero prese per bloccare il progetto in maniera definitiva. La totalità degli osservatori militari credono che Israele non agirebbe mai da sola contro l'Iran. È inutile negare che un'azione di questo tipo potrebbe aprire le porte alla terza guerra mondiale. Ad aggiungere confusione ci si è messo anche Al Baradei, il direttore dell'agenzia nucleare dell'O.N.U., che in un articolo scritto per il giornale inglese Herald Tribune attacca lo Stato ebraico proprio sul nucleare. Al Baradei, che non è stato capace di rallentare neanche per un secondo il programma nucleare iraniano, pensa bene di chiedere una forte pressione internazionale al fine di convincere Gerusalemme allo smantellamento del suo arsenale nucleare. In questo modo si permetterebbe all'Iran di armarsi e nel frattempo si costringerebbe Israele all'impotenza nel caso di un innalzamento dello scontro con Teheran. Ma Al Baradei, di origine egiziana, non è nuovo a questo tipo di interventi, infatti, anche se bene mascherata, ha sempre tenuto una politica di totale sudditanza nei confronti degli interessi delle nazioni arabe e della causa islamica. È difficile credere che lo Stato ebraico si faccia disarmare, sempre nel caso in cui le voci dell'esistenza di un suo arsenale nucleare fossero confermate, e che cosa possa rimanere a guardare mentre il nemico più pericoloso s i arma per distruggerlo. Cosa e come potrebbe fare non si può immaginare, ma Israele è sempre riuscita a stupire il mondo... potrebbe farlo ancora.

Il GIORNALE - Gian Micalessin : " La guerra segreta di Israele: scienziati iraniani decimati "

Il primo a lasciarci le penne è l’ingegnere Ali Mahmoudi Mimand, il padre del programma missilistico iraniano ucciso, otto anni fa, da una misteriosa esplosione all’interno del complesso militare industriale Shahid Hemat a sud di Teheran. L’altra vittima illustre, spedita all’altro mondo nel febbraio 2007 da una fuga di gas radioattivo, è il professor Ardenshir Hassenpour, un cervello della fisica iraniana catalogato dall’intelligence occidentale come il massimo esperto di Teheran nel settore della ricerca militare.
Le due morti misteriose sono solo due episodi della guerra segreta lanciata dal Mossad per fermare lo sviluppo militare iraniano e arginare la sua corsa al nucleare. Prima e dopo decine d’altre operazioni mozzafiato scandiscono la spietata campagna di eliminazione e sabotaggio lanciata dal Mossad e guidata personalmente da Meir Dagan, numero uno, dal 2003, della più temuta agenzia di spionaggio dello Stato ebraico. L’esistenza del «programma decapitazione», come viene definito il piano per l’eliminazione degli scienziati iraniani coinvolti nei piani nucleari e nello sviluppo di missili atomici, viene confermata da fonti della Cia citate dal quotidiano inglese Daily Telegraph. «I danni inferti dal piano vengono messi a segno in modo da impedire di capire quanto sta succedendo – racconta al quotidiano un ex agente della Cia – l’obbiettivo è rallentare il più possibile la ricerca fino a quando non si troverà una soluzione definitiva».
Quando si tratta di rallentare Meir Dagan, già compagno d’armi di Ariel Sharon in una unità anti terrorismo, non ha rivali. Grazie alle talpe reclutate dal Mossad e alla collaborazione con la Cia gli agenti israeliani riescono a introdurre materiali difettosi nei centri di arricchimento dell’uranio. Uno dei colpi più micidiali va a segno ai primi del 2006 quando gli iraniani acquistano alcune pompe difettose destinate agli impianti di Natanz. Quei congegni, manomessi ad arte da uno scienziato nucleare americano del laboratorio di Los Alamos e introdotti attraverso la Turchia dalle talpe israeliane, causano una serie d’esplosioni a catena mettendo fuori uso almeno cinquanta centrifughe. Il duro colpo viene riconosciuto anche da Gholamreza Aghazadeh, capo dell’organizzazione dell’energia atomica iraniana, che parla di «chiara manipolazione». Lo scacco matto arriva nel febbraio 2007 quando un’altra esplosione, colpisce il reparto in cui si trovano il professor Ardenshir Hassenpour e i suoi collaboratori. Investito da una fuga di gas letale lo scienziato si spegne in pochi giorni. Quel colpo al cuore costringe gli iraniani a rivedere tutto il sistema di approvvigionamento e avvia una spietata caccia alla spia conclusasi, il 17 novembre scorso, con l’impiccagione di Ali Ashtari un importatore di materiali elettronici accusato di lavorare per il Mossad. Tra gli episodi sospetti rientra anche l’incidente aereo dello scorso agosto quando un aereo decollato dalla capitale della Kirghisia e diretto a Teheran si schianta al suolo causando la morte di 44 ingegneri e scienziati iraniani. E lo scorso settembre nella riunione di governo in cui annuncia le proprie dimissioni il premier Ehud Olmert ricorda la collaborazione con Meir Dagan con una frase che sembra l’implicito riconoscimento dell’operazione «decapitazione». «I successi conseguiti dal mio governo in varie aree tra cui alcune assolutamente non riferibili riceveranno un posto adeguato nella storia».
 
La REPUBBLICA riporta la notizia nell'articolo " Scienziati iraniani nel mirino del Mossad " di Alberto Stabile. La frase : " Maliziosamente, ma senza allontanarsi troppo dalla verità, il giornale (Daily Telegraph) collega la scelta della guerra segreta scatenata dal Mossad al fatto che i piani di un attacco militare contro l´Iran non sarebbero più attuali. Vista la strategia del dialogo adottata dalla nuova amministrazione americana nei confronti del regime di Ahmadinejad." ci sembra fuori luogo dal momento che Israele è uno Stato autonomo che può decidere di difendersi dall'Iran anche se il presidente americano non condivide la sua scelta (cosa da dimostrare, per altro).
 
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