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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.02.2009 Leggi razziali e immigrazione clandestina
L'analisi di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 febbraio 2009
Pagina: 22
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «L'ossessione clandestina»

Le leggi razziali del '38 non hanno nulla a che vedere con la legge sull'immigrazione. E'la tesi, condivisibile, di Pigi Battista sul CORRIERE della SERA di oggi, 16/02/2009, a pag.22, dal titolo " L'ossessione clandestina ".

Se davvero l'Italia, come denuncia don Sciortino, si sta avviando verso qualcosa che assomiglia alla promulgazione di leggi razziali, allora l'Europa dovrebbe metterla severamente sotto procedura di osservazione (altro che l'Austria di Haider). Se davvero questa maggioranza si sta smarrendo in una deriva razzista, come pare suggerire Veltroni quando va in appoggio a don Sciortino, ogni riforma condivisa avrebbe un significato perverso, ogni dialogo andrebbe bruscamente interrotto, ogni fair play abbandonato: non si dialoga, non si interloquisce, non si condivide niente con un'accolita di razzisti. Se Roberto Maroni fosse la versione contemporanea del Bottai che per conto del regime nel '38 cacciava i bambini ebrei, come minimo andrebbe messo al bando dal consorzio civile. Se invece non lo è (e non lo è) i suoi avversari dovrebbero deporre l'arma rozza e grossolana dell'iperbole propagandistica, dei paragoni fasulli e impropri, delle allusioni storiche che deformano la storia e sviliscono la cronaca.
E' sorprendente come intellettuali di prestigio (Adriano Prosperi) e pugnaci giornalisti (Gad Lerner), solitamente così sensibili all'incomparabile unicità dello sterminio ebraico di cui (anche) le leggi razziali furono il tragico preludio, si lascino trascinare da un uso così politicamente fuorviante della storia. La facoltà per i medici (la facoltà, non l'obbligo) di comunicare la presenza di clandestini bisognosi di cura può essere una misura che incoraggia la delazione, per di più inutile se non controproducente, ma additarla come primo passo verso la discriminazione attiva di una razza o di un'etnia appare un nonsenso accettabile solo come frutto di un eccesso di foga polemica. L'estromissione degli ebrei dalle scuole, dalle università, dalle accademie, dall'amministrazione dello Stato gettò il fascismo nell'orrore di una persecuzione sistematica e non ha nulla di qualitativamente simile a una congerie affannosa di provvedimenti che tutt'al più segnalano lo stato di confusione e di caos impotente in cui versa la politica italiana di contenimento dell'immigrazione clandestina. Proclami tonitruanti e manifesti «cattivisti» non reggono il paragone con il divieto di contrarre matrimoni con gli ebrei, con l'obbligo di ritirare la firma di autori ebrei da libri e manuali, con la proibizione della proprietà di aziende, terreni e «fabbricati urbani» di dimensioni considerate incompatibili con l'appartenenza alla «razza ebraica»: ciò che fu l'essenza delle leggi razziali del '38.
Assecondando paragoni di tale smisurata infondatezza, Zapatero dovrebbe essere incriminato per crimini contro l'umanità per le stragi di migranti a Ceuta e Melilla. E dovremmo dedurne che anche la Germania, in cui la norma messa sotto accusa è in vigore da anni, sta già sprofondando in una nuova notte razzista. Oppure, al contrario, dovremmo correre il rischio di una implacabile banalizzazione di uno dei capitoli più foschi della nostra storia. Il significato storico del razzismo italiano ne verrebbe fatalmente ridimensionato, ridotto a routine, a ripetizione ossessiva di uno stesso scenario. L'opposto del risultato che vorrebbe ottenere chi in questi giorni lancia allarmi sproporzionati. Un risultato catastrofico.
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