Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Pubblichiamo due mail a commento dell'articolo di Barbara Spinelli pubblicato ieri domenica 15/02 sulla Stampa.
Da: Segre Fast Web <> Data: Sun, 15 Feb 2009 18:48:42 +0100 A: "direttore@lastampa.it" <direttore@lastampa.it> Conversazione: Per Barbara Spinelli Oggetto: FW: Per Barbara Spinelli
La sua, a me ben nota, atavica antipatia nei confronti dello Stato di Israele, la porta, con assoluta regolarità, a scrivere parole che non posso non confutare. Ma, più grave, accanto a critiche che sarebbero lecite se fossero basate su realtà oggettive, manca, nelle sue parole di oggi, qualsiasi franca proposta su ciò che i governanti israeliani dovrebbero fare. E manca, totalmente, l'esame di quello che sono e che vogliono, e non solo da oggi, i rappresentanti dei Palestinesi. Insomma, il suo è un mero esercizio di ragionamenti del tutto avulsi dalla realtà. Inizia anche lei, come in tanti oggi, e sempre di più, quasi ci fosse una regia occulta, col parlare di uno Stato binazionale. Ma poi si guarda bene dallo spiegare al lettore che cosa ciò comporterebbe per GLI EBREI; l'esperienza di quanto successe loro in quasi tutti i paesi musulmani, spesso ancora legati all'ideale del nazismo, andrebbe ricordata, se si vuole essere obiettivi, come lo scrivere su un quotidiano non di partito imporrebbe. A questo punto lei, ignorando volutamente il pensiero e le parole dei politici della "destra israeliana", colpevoli solo perché "di destra", inculca nel lettore la falsa credenza che chissà quali atroci disgrazie costoro vorrebbero far cadere sul futuro dei Palestinesi. Già quando nacque il governo Begin si dicevano le stesse cose, ma poi Begin fece la pace col nemico, e vinse perfino un premio Nobel per la Pace. Lei non distingue le diverse situazioni sul terreno, confondendo Gaza, i territori, Gerusalemme est e il Golan, che vanno esaminate in modo distinto; e non parte storicamente dall'inizio per fare i suoi ragionamenti. Avrebbe dovuto ricordare che la Giordania, già paese "occupante" la Cisgiordania, al momento della firma della pace non volle riprendersi quella patata bollente, lasciandone ai governanti di Israele la gestione in attesa di non si sa bene che cosa. E identica fu la posizione dell'Egitto con Gaza. E intanto proprio i paesi arabi continuarono a non permettere la nascita di uno Stato palestinese. A Gaza l'uomo forte per antonomasia di Israele, Sharon, decise di allontanare tutti i suoi concittadini, anche quelli che sempre vissero nella Striscia, e tutti sanno quali conseguenze ciò ha comportato. Fu un errore quello commesso da Sharon? Si potrà discuterne in eterno. Almeno però le cose sono diventate chiare al mondo intero, o, almeno, a tutti coloro che volevano capire le cose, senza pregiudizi. Ma certo, per dirla con A.B. Yehoshua, furono proprio "quei mascalzoni di Hamas a regalare la vittoria a Netanyahu come fosse un mazzo di fiori". E lei questi ragionamenti non li fa, perché scomodi per la sua teoria. Ma oggi, dopo l'esperienza di Gaza, quale politico israeliano di normale intelligenza può tranquillamente dire di ritirarsi dai territori senza quelle garanzie che nessun Palestinese sembra oggi intenzionato a dare? E infatti nessun Palestinese le potrebbe dare, bloccati come sono tutti dai fondamentalisti che considerano islamico fino all'ultimo centimetro quadrato di tutte le terre dove hanno vissuto degli islamici. Siccome tuttavia nessun governante di Israele pensa ad uno Stato di apartheid (lei dovrebbe fare attenzione ad usare su La Stampa queste parole quando parla di Israele: già in altra occasione ho potuto dimostrare ad un suo collega, Mario Vargas Llosa, quanto fosse falso l'uso di quella parola), il suo ragionamento non sta in piedi. E' vero che è arduo trovare una soluzione (altrimenti qualcuno l'avrebbe già trovata) ma ciò non autorizza alcuno a diffondere falsità che servono solo ad esacerbare gli animi. L'idea di "riempire le pance dei Palestinesi per moderarli" lei la affronta solo in modo superficiale, senza spiegare cosa ne è alla base. Tutti i numeri (che lei mai cita) dimostrano quel che succede, e non da oggi, nella realtà palestinese. I soldi arrivano, in grande abbondanza, da tutte le parti, ma anziché servire al benessere della popolazione, arricchiscono solo i capi (Arafat insegna!) e permettono l'acquisto di armi. Chi, tra quei "mascalzoni" vorrebbe mai fermare la crescita di questo albero della cuccagna? C'è una ben precisa volontà di creare e mantenere questa situazione per facilitare il mantenimento dello status quo, unico in grado di permettere, un domani, di annientare lo Stato di Israele. Il non voler riconoscere questa realtà oggettiva, riconosciuta oggi anche da tante persone illuminate in campo arabo, non è più accettabile. Se tutti quei soldi andassero al miglioramento delle condizioni di vita dei Palestinesi, creando posti di lavoro, tanti problemi troverebbero una soluzione. E chi, tra i Palestinesi, vorrebbe trovare queste soluzioni, avrebbe finalmente la possibilità di operare per il bene comune, e lo Stato palestinese vedrebbe finalmente la luce. Per Israele, da sempre, i Palestinesi sono una realtà ben riconosciuta (non vale il viceversa, ahimé. E da qui nasce l'oggi impossibile soluzione del problema). Lei non può sostenere il contrario. Se non fosse così non si spiegherebbe il perché, grazie ad Israele, sono proprio i Palestinesi, tra i popoli arabi della zona, ad avere, nel MO, la più lunga aspettativa di vita, perché nel periodo dell'occupazione di Gaza il territorio ha goduto delle maggiori migliorie, perché i residenti nei territori vedono la propria condizione di vita migliorare come mai in passato. Voler cancellare queste realtà permette si di portare avanti ragionamenti diversi, ma non autorizza a spiattellarli come verità assolute. Infine, sarebbe bello che un giorno lei incominciasse a pensare una cosa semplice semplice: la pace, per ottenerla, bisogna volerla dalle due parti. In Israele, tranne pochi pazzi, tutti la vogliono, anche negli schieramenti della destra. Tra i Palestinesi, tranne alcuni (tenuti quasi tutti in silenzio col terrore), nessuno la vuole, e comunque nessun Capo. Lo Statuto di Hamas è disponibile a tutti, e parla molto chiaramente. Se lei non parte anche da questo punto fermo, e se le sue parole sono quindi in contrasto con questo, farà pura retorica, e, peggio, farà disinformazione. Attenzione, però: per i fondamentalisti musulmani, il nemico da affrontare non è solo Israele. "prima quelli del sabato, poi quelli della domenica" hanno scritto sui muri della basilica di Betlemme. Se lo ricordi, Barbara Spinelli! Mubarak e tanti altri arabi hanno capito che Israele sta lavorando anche per loro. Provi a farselo spiegare per bene da uno come il rais egiziano che ha imparato a conoscere bene i Palestinesi, lasciando da parte quel pazzo di Gheddafi! Emanuel Segre Amar
ho scritto al direttore della Stampa per esprimere la mia insoddisfazione per l'articolo della Spinelli; detto tra noi, raramente ho letto un articolo più brutto in vita mia. Fino a qualche anno fa non era così, ogni tanto scriveva delle cose interessanti. Non capisco cosa sia successo, deve essere quella che io chiamo la "sindrome di Enzo Biagi" (Sergio Romano, ecc; unica eccezione, forse, Indro Montanelli): ci sono dei giornalsiti che non sanno invecchiare, ma che nessuno trova il modo di mandare in pensione.