Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Danielle Sussman ha inviato a Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera, questa mail. Invitiamo i nostri lettori a fare altrettanto.
From: To: paolo.mieli@rcs.it Subject: Una seconda collaborazione inattendibile? Date: Sat, 7 Feb 2009 11:35:28 +0100
E’ con sorpresa che mi sono imbattuta nell’approdo di Farian Sabahi al Corriere. Insieme al titolo del suo articolo, tale presenza stimola nella mente una grafica ironica. "Il calice amaro di Teheran"sarebbe amaro per l’Iran? Non per Israele e per gli Stati Uniti? Paradossi da vignetta. F. Sabahi ci ha abituati ad una visione dell’Iran e del Medio Oriente, tra lazzi ed omissioni, simile a quella di Sergio Romano che la caldeggiava recentemente, per cui se ne evince che sia stato fautore dell’approdo al Corriere della sua protetta. F. Sabahi ci ha abituati ad una visione edulcorata per l’Italia sull’Iran. Visione contrastata nettamente dalle minacce iraniane ad Israele, dalla dissidenza sia in Iran che degli iraniani all’estero, e dal doloroso numero di arrestati e di impiccati dal regime degli ayatollah. F. Sabahi omette di ricordare l’ingente finanziamento ed armamento iraniano a Hitzballah e a Hamas, proiezioni terroriste di Teheran contro Israele e gli ebrei. Da simili omissioni, ne esce un’analisi non solo limitata, ma del tutto inattendibile. E’ fresca nella memoria, la manipolazione operata da F. Sabahi, qualche mese fa sulla Stampa, all’intervista di un insigne collaboratore del quotidiano torinese, A.B.Yehoshua. Omettendo e modificando, F. Sabahi aveva invertito del tutto il senso delle parole e concetti dello scrittore israeliano, facendo credere che avesse sostenuto che l’Iran non rappresentasse una reale minaccia per Israele. Avvertito, poiché l’intervista era in netta contraddizione con le sue tante e recenti affermazioni, A.B.Yehoshua replicava con una lettera di rettifica indignata (pubblicata) alla Stampa, che dimostrava l’inattendibilità della giornalista iraniana, incrinandone il rapporto di collaborazione con il quotidiano torinese. Con F.Sabahi, il Corriere sembra offrire un messaggio ottimista a quei giornalisti inattendibili in cerca di rifugio. Peccato che il Corriere debba cedere a simili diktat. E' altrettanto un peccato che il Corriere si debba misurare sulle provocazioni per assicurarsi la collaborazione di persone inattendibili.