mercoledi` 14 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera - La Repubblica - Il Manifesto Rassegna Stampa
30.01.2009 "Dialogo" tra Usa e Iran: ma Teheran pone condizioni capestro
rassegna di quotidiani

Testata:Corriere della Sera - La Repubblica - Il Manifesto
Autore: Paolo Valentino - e.p. - Marina Forti
Titolo: «Lettera Usa agli iraniani per il dialogo - Iran apertura agli Usa - Obama prepara una lettera. Tehran: pronti al dialogo»
Da pagina 14 del CORRIERE della SERA del 30 gennaio 2009, riportiamo l'articolo di Paolo Valentino "Lettera Usa agli iraniani per il dialogo":

WASHINGTON — Una lettera di Barack Obama all'Iran. Formalmente, la risposta a quella di congratulazioni per la vittoria elettorale, inviatagli dal presidente Mahmoud Ahmadinejad il 6 novembre scorso.
Concretamente, un gesto simbolico per aprire una nuova fase dei rapporti con Teheran, fondata su contatti diretti tra Washington e la Repubblica islamica. Il Dipartimento di Stato ne avrebbe già preparato una bozza, con diverse opzioni. E la nuova Amministrazione americana le sta valutando, mentre contemporaneamente procede il riesame dell'intero approccio strategico verso il regime degli ayatollah.
Lo afferma il londinese  Guardian, secondo il quale una squadra di diplomatici ha lavorato al testo della lettera sin dai giorni successivi all'elezione di Obama. Il suo invio marcherebbe il cambiamento di tono rispetto al passato e farebbe da preludio all'avvio della diplomazia attiva verso l'Iran, promessa dal nuovo presidente.
Ma la Casa Bianca smentisce la notizia: «Né il presidente, né il segretario di Stato hanno richiesto o visto questa lettera », dichiara nel suo briefing quotidiano il portavoce, Robert Gibbs. Al Dipartimento di Stato sono meno categorici: «Sull'Iran abbiamo in corso una policy review e fino a quando non sarà completata, non abbiamo nulla da dire su singoli aspetti», dichiara Noel Clay.
Il giornale britannico parla di almeno tre versioni del testo, messe a punto dai funzionari di Foggy Bottom. Al fondo, sarebbe l'assicurazione che Washington non intenda rovesciare il regime iraniano, ma piuttosto spingere perché cambi comportamenti sulla scena internazionale. Il tono generale sarebbe conciliante, ma nel testo Obama chiederebbe ancora una volta a Teheran la rinuncia a sponsorizzare organizzazioni terroristiche.
Secondo una delle varianti, l'Iran dovrebbe confrontare i propri livelli di benessere con quelli più elevati di Paesi vicini, per capire quali sarebbero i benefici di un miglior rapporto con l'Occidente.
Chiunque abbia ragione, la nuova Amministrazione appare determinata a ingaggiare un dialogo con il regime iraniano. Ma c'è ancora discussione sulle modalità e sui tempi: a quale livello avviare i primi contatti; se bisogna semplicemente inserirsi nella formula esistente dei «5 più 1», che ha visto Germania, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina negoziare con Teheran, ovvero aprire un nuovo canale; se infine occorra attendere le elezioni presidenziali iraniane di giugno, nel timore che un'apertura possa servire ad Ahmadinejad, che ha deciso di ricandidarsi.
Dal governo iraniano, giungono intanto segnali interessanti. Parlando al Forum di Davos, il ministro degli Esteri Manouchehr Mottaki ha detto che un cambio della politica americana in Medio Oriente troverebbe l'Iran pronto a cooperare con gli Stati Uniti.

In realtà, il "cambio della politica iraniana" in Medio Oriente è quanto chiesto agli Stati Uniti anche da Ahmadinejad. Ritiro delle truppe da Iraq e Afghanistan e fine dell'appoggio a Israele: sono queste le richieste di un regime che appoggia il terrorismo e vuole distruggere lo Stato ebraico. Com'è possibile definirle un'apertura o un segno di disponibilità al dialogo ?
Eppure, lo fa l'inviato di REPUBBLICA a Davos, nell'articolo "Iran apertura agli Usa "ma ritiratevi da Kabul"( a pagina 15, firma : e.p.), come pure Marina Forti a pagina 11 del MANIFESTO, nell'articolo "Obama prepara una lettera. Tehran: pronti al dialogo"

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, La Repubblica e Il Manifesto cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@corriere.it
rubrica.lettere@repubblica.it
redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT