Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La cronaca di Salerno è una sentenza senza prove l'intervista di De Giovannangeli un megafono per Hamas
Testata:Il Messaggero - L'Unità Autore: Eric Salerno - Umberto De Giovannangeli Titolo: «Ban Ki-moon, inchiesta sulle stragi a Gaza - Israele non ha vinto ora tratti con noi di Hamas»
"Ban Ki-moon, inchiesta sulle stragi a Gaza" è il titolo dell'articolo di Eric Salerno pubblicato dal MESSAGGERO del 21 gennaio 2009 a pagina 17.
Il testo dell'articolo non si discosta dall'evidente linea di condanna (senza prove) di Israele. Al punto che Salerno arriva a scrivere
Fonti governative e servizi segreti israeliani, nel tentativo di distogliere l'attenzione dei media internazionali (finalmente hanno avuto col contagocce il permesso di entrare a Gaza) dai danni compiuti e dalle accuse, in parte confermate, di aver usato armi proibite, hanno lanciato una campagna sul "pericolo Iran".
Le bufale sulle armi proibite diventano verità di fede, le armi che l'Iran ha fornito ecerca di fornire ad Hamas una manovra diversiva dei perfidi israeliani...
Su L'UNITA', Umberto De Giovannangeli intervista il "ministro degli Esteri" di Hamas (u.d.g. lo scrive senza vigolette, e non precisa che il "governo di Hamas" è golpista ) Mahmud Al Zahar. Israele deve trattare con Hamas, dichiara costui. U.d.g. non gli ricorda che un'ingiunzione simile è piuttosto sorprendente, proveniendo da chi di Israele nega il diritto all'esistenza. Nessuna obiezione neanche quando quello che è a tutti gli effetti un capo terrorista definisce "resistenza" i crimini del suo gruppo
Ecco il testo: Volevano annientare la resistenza palestinese. Per riuscirci hanno impiegato ogni mezzo. Ma hanno fallito. Perché oggi la resistenza è più unita che mai. Abbiamo fermato l’aggressione e il nemico non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi. Israele oggi sa che se vuole sicurezza deve negoziare con Hamas». È il leader di Hamas a Gaza. L’uomo più temuto da Israele. Il suo nome è Mahmud al Zahar, ministro degli Esteri nel governo Hamas. In questo colloquio con l’Unità, al Zahar avverte Israele: «Non deporremo le armi fino a quando esse serviranno a difendere il popolo palestinese e a raggiungere il nostro fine: lo Stato di Palestina». Morte. Distruzione. Come fa Hamas a cantare vittoria? «Quei civili massacrati sono un marchio d’infamia per il nemico. Il mondo ha conosciuto il terrorismo di Stato d’Israele. Per annientare la resistenza palestinese hanno impiegato ogni mezzo. Ma hanno fallito il loro obiettivo».
Israele è di avviso opposto. Abbiamo inferto un colpo durissimo a Hamas, ripetono i leader israeliani. «È propaganda. Cattiva propaganda. Per i martiri che hanno ucciso, altri hanno già preso il loro posto. Ma la cosa più importante è un’altra».
Quale sarebbe? «Solo un popolo unito poteva resistere ad un’aggressione così massiccia condotta da uno degli eserciti più armati al mando. Quella ottenuta a Gaza non è stata la vittoria di Hamas o di qualsiasi altra fazione palestinese. È stata la vittoria di un popolo».
Ed ora? Israele avverte: siamo pronti a riprendere l’offensiva se saremo attaccati. «Israele ha una settimana per ritirarsi completamente dalla Striscia. In questo arco di tempo la resistenza manterrà il cessate il fuoco. Ma sia chiaro: non accetteremo che Gaza resti una prigione a cielo aperto. Se si vuole una tregua di lungo periodo, Israele deve riaprire i valichi».
La ministra degli Esteri israeliana Tzipi Livni ha affermato che i valichi non saranno riaperti se prima non verrà liberato il caporale Gilad Shalit (rapito da un commando di Hamas nel giugno 2006). «Israele sa che Shalit può tornare in libertà se in libertà torneranno i palestinesi prigionieri di Israele. Israele sa quali sono i termini dello scambio (mille palestinesi scarcerati, ndr.). Se li accetta, Shalit sarà libero».
Lei parla di una resistenza che si è unità contro l’aggressione. Ma resta la spaccatura tra Hamas e l’Autorità palestinese del presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen). «Siamo pronti a riprendere il dialogo nazionale ma Abu Mazen non può forzare la mano e imporre decisioni che portano alla spaccatura e non all’unità. Il suo mandato presidenziale è scaduto lo scorso 9 gennaio. Siamo disposti a discutere una soluzione transitoria che parta però dal riconoscimento che esiste un Parlamento palestinese ancora in carica e legittimato da un voto libero. Quel voto ha premiato Hamas. Abu Mazen non può negarlo».
Lo scrittore israeliano David Grossman ha scritto che Israele dovrebbe parlare anche con chi nega la sua esistenza. Cioè con Hamas. «Grossman ha preso atto che la pace, qualunque essa sia, non può essere fatta contro metà del popolo palestinese. Negoziare con Hamas non è una concessione di Israele. Con le armi non l’avranno mai vinta».
Ma neanche il popolo palestinese potrà mai averla vinta con le armi. «Le armi servono per mantenere in vita il nostro diritto a resistere all’occupante sionista. Il tempo è dalla nostra parte».
Gaza è ridotta ad un cumulo di macerie. Non si sente responsabile? « La mia “colpa” è quella di non aver alzato bandiera bianca. Ne sono orgoglioso. E con me la mia gente».
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