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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.01.2009 Odio contro gli ebrei, nuova puntata
Per Massimo Cacciari Hamas va combattuto anche in Italia

Testata: Corriere della Sera
Data: 17 gennaio 2009
Pagina: 3
Autore: Maurizio Caprara
Titolo: «Attenti a casi pericolosi come in Olanda, Hamas va combattuto anche qui»

Dopo gli episodi di antisemitismo di Amsterdam e Barcellona -  i più significativi ma in tutta Europa in queste ultime tre settimane si sono verificati moltissimi episodi - sul CORRIERE della SERA di oggi, 17/01/2009, a pag. 3, Maurizio Caprara intervista il sindaco di Venezia Massimo Cacciari in un articolo dal titolo , estremamente centrato , " Attenti a casi pericolosi come in Olanda, Hamas va combattuto anche qui ":

ROMA — «Dobbiamo potenziare gli anticorpi rispetto a fenomeni come quello di Amsterdam», dice al Corriere
Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, filosofo con un passato di non allineato dentro la sinistra e un presente da non allineato nel centrosinistra. Lo sostiene dopo che in una manifestazione in Olanda è stato gridato lo slogan «Hamas, Hamas, tutti gli ebrei nelle camere a gas».
«E' nostro interesse fare di più per capire la portata del conflitto mediorientale», aggiunge Cacciari. E suggerisce di parlare della pace necessaria tra israeliani e palestinesi durante il Giorno della memoria, previsto ogni anno il 27 gennaio in ricordo delle vittime dello sterminio nazista. Ma non per avallare assurdi paragoni tra due momenti della storia diversi. Per sviluppare la maturazione di una tolleranza, di un rigetto dell'«intolleranza banale » laddove questa attitudine non è arrivata.
Quale reazioni le induce il corteo di Amsterdam, con uno slogan del genere?
«Dobbiamo capire che quel mondo i cui stanno crescendo odio e frustrazione è qui. E' in noi. Sta a Londra, ad Amsterdam, a Parigi. Da noi. Sarebbe saggio capire dove mettere, nella nostra agenda politica, il conflitto mediorientale ».
E questo che cosa comporterebbe?
«Combattere posizioni come quelle di Hamas. Anche qui da noi, non solo a Gaza. A volte non si comprende che quel conflitto è esplosivo. Mi pare lo si capisca sempre meno. Mentre...».
Mentre?
«Mentre occorrerebbe arrivare a una tregua per riprendere il processo di pace. Ricordando che un premier israeliano che cercava la pace è stato ucciso da una mano non palestinese (Yitzhak Rabin, ndr).
C'erano due deputati socialisti nel corteo in Olanda. Come li giudica?
«Che due deputati socialisti vi abbiano partecipato, senza allontanarsi e senza condannare è inammissibile. Quello slogan è criminale».
A Barcellona, in coincidenza con i bombardamenti di Israele su Gaza, sono state ridimensionate le celebrazioni del Giorno della memoria. Niente manifestazione in piazza, rimasto il dibattito sul genocidio dei gitani.
«Due casi non comparabili, Amsterdam e Barcellona. Per la seconda, bisognerebbe giudicare dall'interno. A Venezia dedicheremo la giornata al problema dei sinti e dei rom ».
Che cosa farete a Venezia?
«Verrà Moni Ovadia. Sono convinto che il Giorno della memoria non debba essere una messa cantata, ma assumere anche un carattere legato ai problemi del momento. Non serve solo a ricordare la "soluzione finale". Anche a prevenire quanto preparò quel fatto inaudito: la Shoah fu preceduta da una degenerazione prima politica, poi culturale. Bisogna prevenire l'intolleranza banale, l'insofferenza banale. E per me è giusto che nella giornata si tratti anche di ciò che succede a Gaza».
Mettendo sullo stesso piano lo sterminio di ebrei compiuto dai nazisti e l'azione militare israeliana in corso? Può chiarire?
«No, neppure per idea. No. La Shoah io non la metto neanche sullo stesso piano degli altri genocidi. E' stata inaudita. Non lo dico per motivi sentimentali. Per analisi storica».
E come tratterebbe di Gaza il 27 gennaio?
«Cercando di coinvolgere il più possibile israeliani e palestinesi, dando forza agli uomini di pace. A Venezia in uno
stage riuscimmo a far parlare per giorni due studentesse, una israeliana e una palestinese, che avevano avuto parenti uccisi. Quest'anno non ne abbiamo trovate. Sa, sarà una giornata molto delicata».
Come se la aspetta?
«Una giornata molto tesa. Ovunque. Spero non ci siano degli scemi che bruciano bandiere. Speriamo che quel giorno i cretini restino a casa. Che permettano di parlare con il necessario, legittimo riconoscimento ».

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