Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La strategia dell'Iran, la tregua dopo il disarmo di Hamas due editoriali
Testata:Il Foglio - Corriere della Sera Autore: Fareed Zakaria - la redazione Titolo: «Se Gaza soffre, Teheran ride - Quando Hamas sarà disarmato»
Le operazioni militari israeliane a Gaza rafforzano il potere ideologico dell'Iran nel mondo islamico, sostiene Fareed Zakaria in un editoriale scritto per Newsweek e pubblicato dal CORRIERE della SERAdel 16 gennaio 2009. L'analisi di Zakaria parte dall'assunto, enunciato dall'analista Vali Nasr che"l'Iran non ha interessi tangibili a Gaza o nei territori palestinesi " e sulla supposizione che Hamas non prenda ordini da Teheran. Hamas però, insieme a Hezbollah, è l'organizzazione che consente all'Iran di portare la guerra contro Israele ai confini dello Stato ebraico. E all'interno di Hamas gli avversari delle ipotesi di tregua sono proprio quelli che guardano a Teheran. Il confronto tra Israele e l'Iran, diversamente da quanto pensa Zakaria, non riguarda solo il "soft power": è già un conflitto militare, grazie al sostesgno di Teheran al terrorismo.
Ecco il testo dell'articolo, a pagina 36, Se Gaza soffre, Teheran ride:
Da pagina 3 del FOGLIO, l'editoriale "Quando Hamas sarà disarmato":
Con ogni probabilità tra pochi giorni le Forze armate israeliane rientreranno in patria e a quel punto si vedrà se la missione loro affidata è stata compiuta. Oltre che dall’esito delle attività militari, naturalmente, la fine della partita sarà decisa anche sul piano diplomatico, probabilmente attraverso l’iniziativa egiziana. L’obiettivo immediato di Israele è far cessare il lancio di missili da Gaza sul proprio territorio. L’organizzazione militare di Hamas, in queste due settimane, è stata colpita e debilitata, nonostante le rodomontesche dichiarazioni di “vittoria” della formazione terroristica. Perché la “tregua” sia permanente, però, è necessario che sia impedito ad Hamas di riarmarsi attraverso il confine egiziano. Sarebbe ancora meglio se cessasse il suo dominio sulla popolazione di Gaza, ma queste sono questioni che debbono risolvere i palestinesi e sulle quali un intervento israeliano sarebbe controproducente. Israele ha dimostrato che Hamas, che non vuole la pace, non è però in grado di reggere una guerra, e tanto basta. Ora il punto cruciale è il controllo del traffico di armi verso la Striscia, e Israele difficilmente abbandonerà la zona di confine prima di aver ottenuto una garanzia internazionale su questo. Della disponibilità condizionata di Hamas a una tregua, invece, nessuno può fidarsi, e solo una illusione ottica o un partito preso ideologico possono far pensare che la trattativa sulla conclusione della vicenda dipenda dall’orientamento momentaneamente prevalente nel movimento estremista.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera e al Foglio cliccare sulla e-mail sottostante