Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Certi cattolici disoccupati hanno trovato un passatempo boicottare Israele
Testata: Corriere della Sera Data: 13 gennaio 2009 Pagina: 13 Autore: Lorenzo Salvia Titolo: «Dai depilatori ai pompelmi La lista per boicottare Israele»
Dal CORRIERE della SERA del 13 gennaio 2009:
ROMA — I prodotti in lista sono un centinaio. Ad alcuni, come i pompelmi Jaffa o i vini del Golan, sono arrivati facilmente, basta il nome. Per altri, invece, c'è dietro un'attenta ricerca di mercato: chi si sarebbe aspettato, per dire, di trovarci dentro anche i vestiti firmati Calvin Klein? La guida per boicottare il made in Israel ha cominciato a girare per email come moderna catena di sant'Antonio: chi riceve il messaggio lo inoltra a chi vuole, e nel giro di poche ore la lista si sparge in lungo e in largo. Di solito succede con i giochini o le barzellette. Stavolta tutto è partito dal sito internet della comunità cristiana di base di Chieri, in Piemonte. È uno dei 40 gruppi spontanei nati in Italia dopo il movimento del '68, dichiaratamente di sinistra e non riconosciuti dalla Chiesa. L'elenco originale si trova all'indirizzo www.cdbchieri.it nella rubrica archivio e approfondimenti: tra i link «Impero Usa» e «Berlusconi», poco sotto le voci «repressione nella Chiesa» e «omosessualità e Chiesa». Una lista secca, senza commenti o spiegazioni. Solo la scritta «Boicotta Israele» e poi giù le marche divise per categoria: Intel, microprocessori e periferiche; Epilady/Mempro, depilatori... «Sì, quella lista sul sito l'ho messa io», racconta Silvano Leso, pensionato, uno dei 20 componenti della comunità di Chieri, curatore del sito web. Dice però che non è stato lui a far partire la catena di sant'Antonio: «Ma no, quella è roba vecchia di tre o quattro anni. Materiale trovato qua e là, articoli di giornale, piccole liste parziali, segnalazioni di amici. Allora era successo qualcosa... qualcosa di brutto... ma adesso non ricordo cosa». Forse è stato qualcun altro a diffondere l'elenco sulle mail dopo un giro su internet e un veloce copia e incolla. Ma questo non vuol dire che il signor Leso, e la sua comunità, abbiano cambiato idea: «Il principio è ancora valido. Non bisogna boicottare in Italia i negozi di ebrei, che con le violenze di Gaza non c'entrano nulla. Giusto invece non comprare i prodotti fabbricati in Israele, per far capire al governo di quel Paese che su Gaza sta sbagliando. Noi con il popolo di Israele abbiamo tante affinità, a cominciare da come interpretare le scritture. Questo non è razzismo, ma critica politica». E Hamas? «Da condannare anche loro. Sbagliano tutte e due i gruppi dirigenti solo che le conseguenze ricadono in modo ben diverso sulle popolazioni: i palestinesi soffrono di più». D'accordo con il cardinale Martino, che ha paragonato la Striscia di Gaza a un grande Lager? «Credo che abbia proprio ragione». È forse la prima volte che dalle comunità di base si leva una voce in accordo con le gerarchie vaticane. Il loro fondatore, Giovanni Franzoni, fu sospeso a divinis dopo aver detto che al referendum sul divorzio del 1974 bisognava votare secondo coscienza e non ascoltando le indicazioni della Chiesa. Nel suo piccolo anche questa è una notizia.
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