martedi` 13 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.01.2009 Lo storico Michael B. Oren portavoce dell'esercito israeliano
l'intervista di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 gennaio 2009
Pagina: 9
Autore: Davide Frattini
Titolo: «A 52 anni volontario per i miei figli»
Da pagina 9 del CORRIERE della SERA dell'8 gennaio 2009, l'articolo di Davide Frattini "A 52 anni volontario per i miei figli":

EREZ — La chiamata al fronte per Michael Oren è arrivata con un sms. Lo storico è salito su un taxi ed è sceso verso sud, dalle montagne di Gerusalemme. «Sono finiti i tempi in cui le convocazioni venivano consegnate a mano o trasmesse alla radio. I riservisti non vengono più raggruppati nei bus, ognuno arriva con la sua auto. Eppure lo spirito resta quello delle guerre del passato», dice.
A 52 anni è in mimetica anche se ha superato l'età del servizio obbligatorio. In spalla l'M16, ai piedi gli anfibi rossi. «Sono qui come volontario. Ho deciso di restare nell'esercito fino a quando l'ultimo dei miei figli dovrà indossare la divisa». Il più giovane è impegnato nei test per entrare nella Sayeret Matkal, la speciale tra le unità speciali, è stata comandata anche da Ehud Barak. Gli altri due stanno aspettando il loro sms per la mobilitazione.
Dalla collina, si vedono i cubi bianchi delle case, sparse come un tiro di dadi sulla sabbia di Gaza. Il cessate il fuoco di tre ore è appena entrato in vigore, dall'orizzonte si stacca il timbro secco di qualche colpo di mitra. Oren è qui come portavoce delle forze armate, arruolato nella pattuglia dei testimonial che devono provare a vendere questo conflitto al mondo. «Dovremmo metterci d'accordo sulla definizione di comunità internazionale. Nel 1967, l'Europa era dalla nostra parte e fronteggiavamo il blocco sovietico, la Cina, l'India. Adesso l'Occidente è critico e siamo appoggiati da cinesi, indiani, Paesi del-l'Est. In numeri, è un bel pezzo di mondo ».
I miliziani di Hamas hanno studiato la guerra in Libano di due anni fa. L'esercito israeliano sostiene di aver imparato le lezioni di quel conflitto che ancora imbarazza i generali. «Il primo insegnamento: la soglia che permette a organizzazioni cone Hamas o Hezbollah di dichiarare vittoria è molto bassa. Questa volta Israele non si può permettere che alla fine resti il dubbio su chi ha vinto. Neppure l'Egitto e i Paesi arabi moderati lo vogliono. E' per questo che il governo — un'altra lezione del Libano — ha fissato un traguardo molto vago: cambiare la situazione della sicurezza nel sud». Il suo traguardo sembra più alto. La maggior parte degli israeliani — spiega — sono arrivati ad accettare la soluzione dei due Stati per due popoli. «In gioco a Gaza — scrive con l'amico Yossi Klein Halevi, sul Wall Street Journal — c'è il futuro di questa idea. Senza la sconfitta di Hamas, il processo di pace non può andare avanti».
La strage alla scuola delle Nazioni Unite ha spinto gli sforzi diplomatici. Oren ammette senza disagio che il suo compito è ottenere tempo — nella sfida della propaganda — perché i militari possano raggiungere i loro obiettivi. Spiega che la guerra nella Striscia è solo uno scontro tattico di una battaglia strategica più grande, quella contro l'Iran. Allunga il pugno sinistro come un pugile: «Questa è la manovra diversiva di Teheran. Tiene impegnati noi e il mondo mandando avanti Hamas e Hezbollah». Prepara il destro per un gancio: «Questo è il vero colpo da k.o., il programma nucleare ».
Nel libro «Power, Faith, and Fantasy», lo storico, nato nel New Jersey e laureato a Princeton, ricostruisce oltre duecento anni di relazioni e passioni tra l'America e il Medio Oriente. E' convinto che l'amministrazione di Barak Obama non avrà una posizione molto diversa da quella di George Bush. «Il neo-presidente lo ha detto chiaramente, quando è venuto a Sderot in luglio: non potrei accettare che i razzi cadano sulle mie figlie». La crisi di queste settimane sarà il primo test da segretario di Stato per Hillary Clinton. «I Clinton sono stati raggirati dai palestinesi. Lui da Yasser Arafat al vertice di Camp David, lei è stata coinvolta dalla moglie Suha in un incidente diplomatico, con l'accusa agli israeliani di usare gas tossici contro i palestinesi. Non credo che Hillary arrivi qui con molte illusioni».
Tel Aviv è ancora una volta sotto accusa perché balla da sola, a un ritmo diverso dal resto del Paese, che invece è sotto la minaccia dei razzi. Guerra in Libano del 1982, Oren era nei paracadutisti ed è stato tra i primi soldati israeliani ad arrivare a Beirut. «Quando tornavo a casa, restavo scioccato. La vita non si era fermata. E' inevitabile per resistere a sessant'anni di conflitti. Le discoteche e i bar erano pieni».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT