Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Israele difende le proprie città e attacca Hamas a Gaza l'analisi del Foglio in attesa delle ipocrisie che leggeremo domani
Testata: Il Foglio Data: 27 dicembre 2008 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Hamas divide la Striscia in cinque per dispiegare uomini e razzi (diecimila)»
Mentre stiamo scrivendo si hanno le prime notizie dall'attacco israeliano contro le postazioni di Hamas a Gaza. Un evento più volte minacciato, visti i continui lanci di missili Kassam contro le città israeliane da parte di Hamas. Domani pubblicheremo le analisi della stampa quotidiana. Ci limitiamo oggi a riportare l'analisi del FOGLIO, uscita oggi 27/12/2008, in prima pagina, con il titolo " Hamas divide la Striscia in cinque per dispiegare uomini e razzi (diecimila) ". Eccolo:
Gerusalemme. L’esercito di Israele è pronto a entrare nella Striscia di Gaza per fermare il lancio di Qassam. Sta ammassando carri armati nei campi a ridosso del confine, mentre il governo, guidato da Ehud Olmert, ha dato il suo assenso all’operazione: per i portavoce dell’esecutivo, l’azione potrebbe essere “limitata” ma secondo l’establishment della Difesa potrebbe andare oltre l’annientamento delle batterie di lancio dei razzi. Le pressioni sulla classe politica sono alte, soprattutto ora che Israele è in campagna elettorale. Lo sanno bene anche gli egiziani, sul valico di Rafah: hanno già rafforzato la sicurezza al confine. La “hudna”, la cosiddetta tregua relativa tra Israele e Hamas, è terminata venerdì scorso con una pioggia di Qassam nei pressi della Striscia. Soltanto ieri sono stati sparati oltre venti colpi di mortaio. Uno ha colpito una casa palestinese uccidendo due bambine. Ottanta razzi sono caduti mercoledì e giovedì una dozzina tra missili e mortai hanno colpito località limitrofe. La “tregua” è servita a Hamas per riorganizzarsi. Secondo il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, rispetto a sei mesi fa i missili del gruppo sono raddoppiati: sarebbero diecimila di vario tipo. Le forze di Hamas sono ora divise in cinque sezioni corrispondenti a cinque settori della Striscia e avrebbero a disposizione sedicimila operativi. La rete di tunnel si sarebbe sviluppata fino a 50 chilometri. Nelle mire del terrorismo palestinese ci sarebbe il rapimento di una soldatessa: nel 2006 il rapimento del caporale Gilad Shalit scatenò la guerra. La tensione arriva anche dal fronte nord: in Libano, lungo il confine, roccaforte di Hezbollah, l’esercito di Beirut ha trovato otto katiusha puntati contro Israele e collegati a un timer. Pronti per essere lanciati. Lo scenario a tenaglia – attacco dal nord e da Gaza – è di nuovo attuale. Con alcune aggravanti. Nella Striscia i cittadini chiedono il ripristino della “tregua” mentre fanno la coda alle panetterie; mancano il carburante e l’elettricità, e ieri Israele ha riaperto i valichi chiusi da dieci giorni. In più il 9 gennaio termina il mandato del rais palestinese, Abu Mazen, l’unico interlocutore di Israele per i piani di pace. Mentre l’Egitto continua a presentarsi come inefficace mediatore, Hamas ha già detto che non riconoscerà il potere di Abu Mazen oltre quel giorno ed è pronto a dare l’incarico al portavoce del Consiglio legislativo, Aziz al Dewik.
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