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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Manifesto-Liberazione Rassegna Stampa
20.12.2008 La politica vaticana nei territori palestinesi
un articolo ne rivela involontariamente le linee

Testata:Il Manifesto-Liberazione
Autore: Francesca Marretta-Michele Giorgio
Titolo: «Natale a Betlemme-Prigionieri in Terrasanta-Il calvario dei cristiani»

Nessun articolo, oggi, 20/12/2008, su Israele sull'UNITA', provvedono alla bisogna MANIFESTO e LIBERAZIONE. I due quotidiani ,che sventolano la bandiera del comunismo, pubblicano due articoli quasi identici nel contenuto.  " Natale a Betlemme, affari per pochi " titola il MANIFESTO il pezzo di Michele Giorgio,  "Anche qui in Terrasanta siamo prigionieri, come si può vivere con il muro e i checkpoint ?" titola invece LIBERAZIONE una intervista di Francesca Marretta al sindaco di Betlemme. In entrambi gli articoli si evita, come sempre, ogni riferimento all'oppressione degli arabi cristiani della città, costretti a vivere discriminati dall'Autorita palestinese. I più, se possono, emigrano.Ma questa verità, una volta detta, manderebbe all'aria la teoria dell'estrema sinistra che vede soltanto muri e check point, mentre chiude gli occhi su terrorismo e oppressione. Non li riprendiamo, il contenuto è facilmente immaginabile. Pubblichiamo invece da LIBERAZIONE un pezzo che ci pare interessante, perchè contraddice in parte la linea del giornale, totalmente filoraba. Francesca Marretta, l'autrice del servizio, descrive in termini corretti l'oppressione dei musulmani contro i cristiani, e delinea anche bene, di sicuro involontariamente, la sostanziale complicità dei rappresentanti cattolici nel tenere sotto silenzio quanto avviene. Si vedano le dichiarazioni di Padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terrasanta, dalle quali si evince con chiarezza l'orientamento della politica vaticana nei confronti di chi opprime i suoi fedeli. Facciamo notare che i cristiani di Betlemme vivono in una città sotto amministrazione palestinese e non israeliana ! Ecco l'articolo, dal titolo " Il lento calvario dei critiani di Palestina, schiacciati da islamismo e occupazione "

Betlemme
Nella sfortuna, i bambini abbandonati raccolti e accuditi all'Istituto "La crèche" di Betlemme, sono più fortunati di altri. Crescono in un ambiente solare e colorato dei colori dei loro disegni affissi un po' ovunque, in un clima che appare sereno. Un bambino palestinese abbandonato è registrato come musulmano. Questo dice la legge. «A meno di non ruscire a provare, carte alla mano, che la madre o il padre siano cristiani», ci spiegano all'Istituto.
A settembre di quest'anno c'è stato un boom di bambini abbandonati, raccontano al crèche, che significa mangiatoia. Undici in quaranta giorni. Una cosa mai vista. Abbiamo l'impressione che le suore dell'Istituto e gli assistenti sociali parlino cercando non sollevare polemiche su un problema sociale che trova evidenza nel fenomeno dell'aumento dei casi di abbandono. Le relazioni sentimentali tra cristiani e musulmani sono sempre meno tollerate. Il matrimonio tra un ragazzo cristiano e una ragazza musulmana, o viceversa, non s'ha da fare. I bambini abbandonati sono i figli di relazioni illegali troncate violentemente dalla sharia, la legge islamica.
Il fenomeno è ancora più evidente in condizioni di disagio sociale, in particolare nei campi profughi. Questi bambini non possono essere adottati, ma solo dati in affidamento, tranne eccezioni di inserimento in famiglie palestinesi all'estero e musulmane, essendo il bambino orfano per legge dichiarato musulmano. Questo è un aspetto forse marginale, ma che va messo nel conto della progressiva limitazione della presenza e dell'influenza di una comunità cristiana palestinese che ha avuto un ruolo centrale nella lotta di liberazione del popolo palestinese. Si tratta di un fenomeno sviluppatosi con maggiore vigore a partire dalla seconda Intifada, che non a caso prende il nome di Intifada di Al-Aqsa, la Moschea che rappresenta il terzo luogo sacro per l'Islam, dopo La Mecca e Medina.
Il ruolo di Hamas durante la seconda Intifada è sintomo della diminuzione dell'influenza di quell'impronta nazionalista e laica, cui hanno contribuito importanti leader dell'Olp, da George Habbash, scomparso all'inizio di quest'anno e Hanan Ashrawi, una figura certamente ora maggiormente in ombra rispetto a un passato in cui da portavoce dell'Olp era il volto dei palestinesi nel mondo. Una donna, cristiana, colta e moderna.
Abbiamo chiesto un parere su questa situazione al Custode di Terrasanta, padre Pierbattista Pizzaballa. «In un contesto l'Islam è presentato come la soluzione del conflitto e dei problemi, è chiaro che se non fai parte dell'Islam non sei la soluzione», dice Padre Pizzaballa, che definisce l'argomento della condizione dei cristiani in Terrasanta «delicatissimo». Ma, aggiunge, «la questione sociale e politica va distinta da quella religiosa». Ad esempio per quanto riguarda la mafia delle terre di Betlemme, spiega il Custode, «accade spesso che siano proprio dei cristiani a segnalare ai malfattori quali siano le terre abbandonate da tempo, di proprietá di cristiani che vivono all'estero».
Piuttosto che di discriminazione dei cristiani nei Territori Palestinesi, padre Pizzaballa parla di una «esclusione continua e sempre maggiore dalla vita pubblica e politica». E fa l'esempio di un episodio più che problematico, emblematico: «Quando la carica di ministro dell'Istruzione era ricoperta da un esponente di Hamas, la data per degli esami di Stato fu fissata di domenica. Non fu una cosa fatta apposta. Non venne in mente a nessuno che quello era il giorno di festa settimanale per i cristiani. Fu sollevata la questione. E si cambió giorno. Ma questo la dice lunga sulla condizone di marginalizzazione, non solo numerica dei cristiani».
Chiediamo infine a Padre Pizzaballa, come sia possibile che i cristiani palestinesi non denuncino situazioni di abusi e intimidazioni per paura di ritorsioni? «Non si può non pensare anche a questo. Ma occorre fare attenzione affinchè la questione non si presti a strumentalizzazioni, ad esempio da parte del governo israeliano. E' facile spostare l'attenzione da altre questioni dicendo: ecco guardate cosa fanno i musulmani ai cristiani. Come se il problema di fondo non fosse l'occupazione».
fra.marr.

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