Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Blitz, polemica Israele-India ma non erano ostaggi, erano già nel mirino dei terroristi
Testata: La Stampa Data: 30 novembre 2008 Pagina: 9 Autore: Francesca Paci Titolo: «India-Israele è polemica sul blitz fallito al centro Chabad»
Sulle reazioni da Israele,sono usciti oggi, 30/11/2008, due servizi, uno sul GIORNALE, di Gian Micalessin, l'altro sulla STAMPA, di Francesca Paci, a pag. 9, dal titolo " India-Israele è polemica sul blitz fallito al centro Chabad ", che pubblichiamo. Da parte nostra ribadiamo quanto scritto ieri, i terroristi non avevano alcuna intenzione di prendere ostaggi, il loro scopo era uccidere. Soprattutto, e sembra dopo averli anche torturati, nel caso degli ebrei/israeliani del centro Chabad. Ricordiamo l'esecuzione filmata del giornalista americano (ebreo) Daniel Pearl, al quale fu mozzata la testa con quell'orrendo rituale, la cui unica "colpa" era di essere ebreo.
DA GERUSALEMME, Francesca Paci:" India-Israele è polemica sul blitz fallito al centro Chabad ", Le candele della yeshiva Shuvu Banim, la scuola rabbinica nel cuore dell’antica Gerusalemme ebraica, rinviano alle centinaia accese a Bhopal, Delhi, Bangalore, per le vittime di Mumbai. Il lutto avvicina, la riflessione meno. L’India non ha gradito le critiche israeliane al blitz di Chabad House, durante il quale sono morti il rabbino Holtzberg, la moglie e altre sei persone. Nessuna protesta ufficiale. Ma una fila di editoriali e interventi tv che accusano Israele di «sollevare dubbi sull’efficienza dei nostri valorosi commandos». All’indomani dell’operazione delle teste di cuoio, gli indiani non accettano obiezioni. Specie da chi, ad eccezione di Entebbe, «ha un saldo negativo nel salvataggio degli ostaggi». Le polemiche sono iniziate quando un ex ufficiale dello Shin Bet ha rivelato al Jerusalem Post le perplessità degli ambienti della Difesa: «Quando si tratta di ostaggi bisogna agire con l'ausilio dell’intelligence. Stavolta invece, le forze speciali hanno iniziato lo scontro a fuoco coi terroristi prima di prendere il controllo dell’area». Conferma il professor Schweitzer Yoram, docente di conflitti a bassa intensità all’università di Tel Aviv: «La nostra scuola insegna che si agisce in fretta: uno, due minuti. Qui si è rimasti in ballo per ore». Il ministro della Difesa Barak aveva offerto «assistenza tecnica» al collega indiano ricevendo un cortese rifiuto. Sebbene Israele sia il suo secondo fornitore d’armi dopo la Russia, l’India, con i suoi 150 milioni di musulmani, preferisce mantenere un basso profilo.
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