Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Ma né Obama né il suo consigliere Dennis Ross escludono l'opzione militare verso l'Iran nell'intervista di u.d.g. al secondo non lo si capisce
Testata: Autore: Umberto De Giovannangeli Titolo: «Obama non farà con l'Iran gli errori di Bush nella guerra in iraq»
Dennis Ross, cui Barack Obama ha affidato il dossier della politica mediorentale, sostiene che la deposizione di Saddam Hussein da parte dell'amministrazione Bush sia stata un errore. Che Obama non ripeterà nei confronti dell'Iran, afferma.
Tuttavia, né Ross né Obama hanno mai escluso l'opzione militare per fermare il programma nucleare di Teheran. Opzione che in questo caso, diversamente da quanto accade con il decennale problema rappresentato dalla destabilizzazione provocata dal regime di Saddam, che richiese l'invasione di terra e la deposizione del dittatore, potrebbe essere limitata a raid aerei chirurgici.
La natura della posizione di Ross e di Obama, purtroppo non è manifestata dall'intervista concessa dal primo a Umberto De Giovannangeli, pubblicata a pagina 24 dell'UNITA' del 28 novembre 2008.
Viene da chiedersi se per un (improbabile) difetto di comunicazione di un uomo che occupa una posizione decisiva nella politica americana, o per una selezione arbitaria delle sue affermazioni da parte di u.d.g.
Ecco il testo:
È l’uomo a cui Barack Obamaha affidatouno deidossier più caldi di politica estera: quello mediorientale. Lui èDennis Ross, già inviato speciale per il Medio Oriente negli anni della presidenzadiBill Clinton, consigliere speciale per il Medio Oriente del neopresidente Usa. Uno dei dossier più caldi che saranno sul tavolo del neopresidenteUsa, sarà quelloiraniano. Israele temeunappannamentodellapressionedellaComunità internazionale. Sono preoccupazioni fondate? «Direi proprio di no, almeno per ciò che concerne l'importanza che Barack Obama dà alla difesa di Israele e al legame strategico che gli StatiUniti hanno con esso. Non c'è nessuna sottovalutazione della minaccia iraniana. Il punto è un altro e riguarda il modo migliore, più incisivo per neutralizzare il pericolo iraniano. Quella dell'Iran sarà una delle priorità della nuova presidenza americana. Ma Obama è consapevole che con l'Iran nonè possibile riprodurre i gravi errori compiuti con l'Iraq». C'è chi sostiene che il solo evocare un dialogo con Teheran, come Barack Obama ha fatto nella sua campagna presidenziale, agevola i piani dell'ala dura del regime iraniano. «Non sono di questo avviso. Non bisogna scambiare il parlare con un atto di cedimento. Semmai è vero l'opposto. Quella cheObamaha intenzione di dispiegare è unastrategia inclusiva che innanzitutto chiarisca a tutti i partner internazionali che la questione del nucleare iraniano non è un problema della sola Israele né di Israele e degli Stati, ma è un problema che va affrontato e risolto dalla Comunità internazionale. Parlare significa che ognuno si assume le proprie responsabilità, il che significa, tra l'altro, sostenere e attuare pienamente le sanzioni decise in sede Onu.Nessuno deve avere la possibilità di accampare alibi o affermare che la pressione diplomatica evocata dalla nuova presidenza Usa era solo un paravento propagandistico dietro al quale si celava la vera intenzione: quella di usare l'opzionemilitare contro Teheran. Una strategia inclusiva è anche un messaggio rivolto all' Iran. È una chance, vera, che viene offerta. Sprecarla sarebbe una responsabilità gravissima che il regime di Teheran dovrà assumersi innanzitutto nei confronti del popolo iraniano. Questo è un approccio al problema intelligentemente aggressivo. Che coglie anche l'esistenza di divisioni non solo tra la società iraniana e il potere dei Pasdaran, ma all'interno stesso dei vertici del regime, molto menocompatti di quello che la propaganda ufficiale iraniana intende far credere». Laminacciairanianaequellaterroristica. A Gerusalemme c'è chi teme un distacco di Obama. «Nonsarà così. Israele sa bene che ogni minaccia che le viene rivolta è una minaccia che investe anche gli Stati Uniti. E sa altrettanto bene che il presidente Obama è legato a Israele con la testa e con il cuore: a unirci è la condivisione dei principi fondanti di una democrazia, il pluralismo, la libertà di espressione.... D’altro canto, l'11 settembre ha rappresentato un passaggio cruciale nei rapporti tra i due Paesi, lasciando unsegno indelebile. Il sostegno a Israele è un punto fermo della politica estera americana.Maper essere fino in fondo amici di Israele, significa non solo garantire assistenza e protezione militare ma anche e soprattutto mettere in campo una strategia politica che aiuti Israele a ricercare una pace nella sicurezza con i palestinesi e i vicini arabi. D'altro canto, l'assenza di alternative ha finito per rafforzare Hamas. Anche su questo terreno, il presidente Obama non commetterà gli errori del suo predecessore: la pace fra israeliani e palestinesi sarà da subito una delle priorità della sua agenda internazionale». Lei ha affermato che Barack Obama non commetterà gli errori di George W.Bush in Iraq. A cosa si riferisce? «Alla decisione stessa di muovere guerra all'Iraq di Saddam Hussein. Quella guerra, si è rivelata un tragico errore perché non ha stabilizzato il MedioOriente e, soprattutto, perché ha avuto una ricaduta negativa nella guerra al terrorismo. Invece di concentrare i nostri sforzi, le nostre migliori energie militari e di intelligence nella caccia a Osama Bin Laden e alla struttura portante diAlQaeda, si è voluto partire dall'Iraq. Quella guerra non ha reso più sicuro ilmondo, né ha contribuito a debellare il terrorismo jihadista»
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