Israele a tutti gli effetti "stato confessionale alla stregua dell'Arabia Saudita, dell'Iran, e della Repubblica Islamicha dell'Afghanistan". Dove i palestinesi sono privati dei diritti politici "nella terra dei loro padri"e vivono la stessa esperienza di discriminazione vissuta a suo tempo dagli ebrei in Europa, dove a un non ebreo è proibita la sepoltura.
Questo assortimento di colossali falsità si trova nell'edizione serale di LIBERAZIONE del 20 novembre 2008, in un articolo di Emanuele Piano, che commenta il rifiuto dello Stato ebraico di partecipare alla Conferenza di Ginevra.
Sulla stessa vicenda, riportiamo da LIBERO l'articolo di Simone Verrazzo:
Israele ha deciso di boicottare “Durban 2”, la Conferenza contro il razzismo delle Nazioni Unite che si terrà a Ginevra dal 20 al 24 aprile 2009. L’annuncio è stato fatto dal ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni che, intervenendo a Gerusalemme all’Assemblea generale delle Comunità ebraiche del nord America, ha motivato tale decisione con il timore che l’evento possa trasformarsi in una «piattaforma per attività antisemite e di delegittimazione dello Stato di Israele». «I documenti preparatori indicano ancora una volta come la conferenza si stia trasformando in un tribunale anti-israeliano – ha dichiarato la Livni – che non ha nulla a che vedere con la lotta al razzismo. Di fronte a questa situazione ho deciso che Israele non parteciperà e non legittimerà la conferenza Durban II».
“Durban I”, dal nome della città sudafricana che ospitò la conferenza del 2001, scatenò fortissime polemiche per la sua impronta antisemita. In particolare a destare clamore fu il documento finale che equiparò il sionismo a una forma di razzismo. Posizione inaccettabile per Israele e Stati Uniti, tanto che in quell’occasione le delegazioni dei due paesi abbandonarono il tavolo dei lavori.
Durban II, sebbene si svolga in Svizzera, intende proseguire – già nel nome – il cammino tracciato dalla conferenza di otto anni fa. «Riproduce, quasi parola per parola, la retorica del Meeting di Teheran del 2001, premessa di Durban I – ha aggiunto la Livni – i paesi estremisti arabi e musulmani vogliono controllare i contenuti della conferenza e deviarla dal suo scopo principale».
Ma a rendere ancora più contestato l’evento del prossimo aprile è la “Commissione organizzatrice” incaricata di preparare il meeting. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, l’organismo che ha indetto la conferenza, ha affidato a venti paesi il compito di mettere su il tutto. I venti sono raggruppati in cinque aree geografiche: Europa occidentale (Grecia, Turchia, Norvegia e Belgio), Europa orientale (Armenia, Estonia, Russia e Croazia), Africa (Libia, Camerun, Senegal e Sudafrica), Asia (Iran, India, Pakistan e Indonesia) e America latina (Argentina, Brasile, Cile e Cuba). Ora, guardando la lista dei paesi scelti dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite per preparare la Conferenza contro il razzismo, spiccano nomi che con la lotta al razzismo e il rispetto dei diritti umani hanno poco a che fare, basta pensare all’Iran o al Pakistan. Ma l’Onu, non si capisce secondo quale parametro, ha fatto di più, mettendo la Libia del colonnello Gheddafi e la Cuba del leader maximo Fidel Castro rispettivamente come presidente e vice-presidente della Commissione organizzatrice.
Già a gennaio di quest’anno, per lo stesso motivo, era scoppiato un caso in Canada. L’allora ministro degli Esteri di Ottawa, Maxime Bernier, annunciò il boicottaggio del proprio paese per «non partecipare a una conferenza dove dominano intolleranza e antisemitismo»; mentre l’attuale ministro del Multiculturalismo e dell’immigrazione, Jason Kenney, ha detto che «non è possibile» parlare di razzismo quando a organizzare la conferenza sono paesi come Libia, Cuba, Iran o Pakistan. Il governo canadese è stato il primo a prendere – coraggiosamente – una decisione del genere e ora è seguito da quello di Gerusalemme. Intanto Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda e Francia hanno anticipato che potrebbero fare altrettanto.
Per inviare una e-mail alla redazione di Liberazione e Libero cliccare sul link sottostante