Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Barack Obama e l'era del multilateralismo una lezione di Nahum Barnea
Testata: Corriere della Sera Data: 21 novembre 2008 Pagina: 51 Autore: Nahum Barnea Titolo: «Comincia un'era multilaterale»
Da pagina 51 del CORRIERE della SERA del 21 novembre 2008 riportiamo la lezione che il giornalista israeliano Nahum Barnea terrà a Catania il 22 novembre "Comincia un'era multilaterale"
Barack Obama ha vinto le elezioni a causa della crisi economica. Questa è la prima sfida che dovrà affrontare. Non riuscirà a farlo da solo: avrà bisogno dell'aiuto e della cooperazione dell'Unione Europea, della Cina, della Russia. Durante la campagna ha ripetuto che, a differenza di Bush, si baserà sulla collaborazione internazionale. A luglio Obama si è recato in Israele e l'ho intervistato. Il suo messaggio era chiaro: meglio trattare con i nemici piuttosto che combatterli. Il Medio Oriente sarà probabilmente la prima regione in cui la sua politica estera verrà messa alla prova. Obama si è impegnato a ritirare le truppe americane dall'Iraq. Nel farlo non potrà permettersi di abbandonare il Paese ad Al Qaeda o all'Iran. Si è anche impegnato a non consentire che l'Iran abbia armi nucleari. È possibile trattare la questione attraverso i canali diplomatici? Bush si è rifiutato di negoziare con l'Iran, ma non è neanche riuscito a usare la forza per fermarne il programma nucleare. Ne è risultata una paralisi. Obama avrà bisogno della collaborazione di Russia e Ue per convincere l'Iran che continuare su questa strada porterà alla catastrofe. Un altro problema urgente è il conflitto arabo-israeliano. Dall'inizio del 2008 i governi di Israele e dell'Autorità nazionale palestinese sono stati impegnati in trattative per un accordo di pace. Purtroppo l'accordo non è in vista. Le trattative sono condotte in semi-segretezza e le aspettative sono ridotte al minimo per la debolezza politica delle due parti. Il 9 gennaio il presidente dell'Anp Mahmoud Abbas terminerà il suo mandato. L'attuale situazione rende impossibile indire libere elezioni. Da quel giorno Abbas sarà ancor meno legittimato. Anche in Israele si vive in una specie di limbo. Il primo ministro Ehoud Olmert è stato costretto a dimettersi dalle indagini avviate su una sospetta corruzione. Il 10 febbraio i cittadini di Israele dovranno andare alle urne per eleggere un nuovo Parlamento. Occorrerà un mese circa per formare un governo. In Israele diciamo che abbiamo preso dall'Italia la politica, invece del buon vino. Inoltre il perdurare del controllo di Hamas su Gaza è un problema enorme per l'Anp: senza Gaza non riuscirà mai a raggiungere un accordo complessivo con Israele. Senza Gaza non c'è Palestina. È un problema enorme anche per Israele: gli scontri quotidiani con Hamas al confine tra Israele e Gaza potrebbero sfociare in una guerra vera e propria. Israele ha avviato colloqui di pace indiretti con la Siria, mediati dal governo turco. Bush non li vedeva di buon occhio. Obama avrà probabilmente un atteggiamento diverso. Israele aveva intavolato trattative con la Siria anche in passato. La Siria era restia a offrire una pace complessiva, che liberalizzasse gli accessi e gli scambi commerciali. Israele esitava a restituire ai siriani tutto il territorio conquistato nel 1967. Negli ultimi anni gli equilibri nella regione sono profondamente mutati. La Siria si è alleata con l'Iran, e l'Iran è diventato il peggior nemico di Israele. Se ci si aspetta ancora che Israele restituisca le alture del Golan, bisogna aspettarsi che anche la Siria conceda qualcosa di più significativo dei visti per i turisti israeliani che vogliono andare a Damasco. Se la Siria firmerà un accordo di pace con Israele, dovrà abbandonare le sue attuali scelte politiche, staccarsi dall'Iran e allearsi con l'Occidente. Gli Stati Uniti avranno un ruolo molto importante in un simile cambio di alleanze. La nuova amministrazione americana non ha alcuna possibilità di raggiungere i suoi obiettivi in politica estera senza l'attivo sostegno degli altri governi, soprattutto dell'Ue. Bush crede nell'unilateralismo, Obama nel multilateralismo. Obama ha avuto successo con questo metodo nel corso della sua carriera politica. Rimane da vedere se funzionerà anche nella brutale realtà della politica internazionale, soprattutto in Medio Oriente. Quando ho intervistato Obama, gli ho chiesto che cosa l'avesse colpito di più. Si è messo a ridere: «Una delle cose che mi sono piaciute di Israele è che tutti discutono animatamente. È segno che avete una democrazia sana. Ognuno ha una sua opinione su ogni argomento». «Benvenuto in Medio Oriente», gli ho detto.
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