Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
I Fratelli musulmani, l'opposizione laica e il Consiglio di Stato egiziani contro le forniture di gas a Israele u.d.g. riporta acriticamente le loro tesi
Testata: Autore: Umberto De Giovannangeli Titolo: «Battaglia del gas anti-Israele L’Egitto blocca le forniture»
L'UNITA' del 19 novembre 2008 è l'unico quotidiano a dedicare un'intera pagina all'ordine, dato dalla sezione amministrativa del Consiglio di Stato del Cairo,di sospensione della vendita di gas egiziano a Israele.
Dall'articolo di u.d.g. non è dato conoscere la reazione del governo egiziano. Inoltre, sebbene u.d.g. riferisca che la campagna contro le forniture è partita dai Fratelli Musulmani, manca una presentazione di questa organizzazione fondamentalista (Tariq Ramadan, vale la pena ricordare, è nipote del fondatore, Hassan Al Banna).
Le accuse islamiste a Israele, che assedierebbe e affamerebbe Gaza (in realtà continua a fornire beni essenziali nonostante i razzi kassam) sono riportate senza commenti e precisazioni.
Il governo golpista di Gaza è implicitamente riconosciuto come "autorità palestinese".
Ecco il testo:
Egitto-Israele. Esplode la «guerra del gas». La sezione amministrativa del Consiglio di Stato del Cairo ha ordinato la sospensione della vendita da parte dell’Egitto di gas ad Israele, cominciata nel febbraio scorso sulla base di un accordo firmato il primo luglio 2005. Il Consiglio di Stato ha motivato la sua decisione con il prezzo «troppo basso» al quale è stata decisa la vendita di gas ad Israele. Dal governo, che potrà fare ricorso, finora non è giunta nessunareazione. Il ricorso presentato dall’ambasciatore Ibrahim Yousri è stato originato anche in relazione a polemiche intense sviluppatesi negli ultimi mesi sui giornali e che hanno visto anche dibattiti accesi in Parlamento. Unaccordopesante. La fornitura di gas ad Israele è cominciata il 18 febbraio scorso dalla città della costa nord del Sinai di Al Arish verso il porto israeliano di Askhelon, permezzo di un gasdotto sottomarino lungo 100 chilometri. Secondo notizie diffuse almomentodell’avvio della vendita, inmarzo sarebbe stato raggiunto il pieno regime di distribuzione. L’intesa firmata nel luglio 2005 prevedeva che il consorzio privato cairota East Mediterranean Gas (Emg) - di proprietà congiunta dell’uomo d’affari egizianoHussein Salem e del gruppo israeliano Merhav (capofila l’industriale Yossi Maiman)- vendesse 1,7miliardi dimetri cubi l’anno di gas egiziano ( per un valore di 2miliardi e mezzo di dollari) alla Electric Corporation israeliana, per un periodo di 15 anni. Secondo i dati ufficiali, tra 10 anni oltre il20%dell’elettricità generata in Israele sarà prodotta grazie al gas naturale egiziano. Le trattative per raggiungere l’accordo e per la sua applicazione, durate anni, erano state più volte sospese e riprese in relazione alle violente tensioni tra Israele e palestinesi, sia della Striscia di Gaza, sia della Cisgiordania. In particolare l’opposizione parlamentare dei Fratelli Musulmani ha ripetutamente sollevato dubbi sulla legittimità dell’accordo. Secondo i giudici, il gas è una risorsa naziopozzi di gas del Sinai con Israele, giungere nei Territori palestinesi e proseguire su fino alla Siria. Il gasdotto è unalunga tubazione sottomarina che attraversa le acque del mare di Gaza, sulle quali le autorità palestinesi non sembrano esercitare ancora nessun tipo di sovranità. «Il gas arabo deve rimanere ai musulmani » ha provato a protestare Hamas. Inutilmente. L’accordo sul gas tocca per la prima volta il trattato di pace fra Israele e Egitto, rimasto congelato per trent’anni. In quella intesa, firmata nel 1979, l’Egitto si impegnava in cambio del ritiro a vendere petrolio a Israele, un patto mai violato neppure durante la prima invasione del Libano (1982), quando i Paesi arabi accusarono gli egizianidi «fare il pieno» ai carri armati nemici. Il contratto per il gas ad Ashkelon è stato adesso allegato all’accordo di pace e le forniture di gas sostituiscono l’obbligo sulle forniture di petrolio. Ora lo stop. Le cui ricadute politiche non si faranno attendere.
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