mercoledi` 14 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






La Repubblica - Il Messaggero Rassegna Stampa
18.11.2008 La cronaca nera in primo piano
quella politica nelle brevi: anche così si disinforma su Israele

Testata:La Repubblica - Il Messaggero
Autore: Alberto Stabile - Eric Salerno - la redazione
Titolo: «Israele, ucciso il "padrino" di Tel Aviv - Israele, boss salta in aria. E' guerra. Ma di mafia -Israele, ucciso il "padrino" di Tel Aviv»
Sembra improntata a criteri scandalistici la decisione di REPUBBLICA  di dedicare un lungo articolo a un fatto di cronaca nera israeliana simile a quelli che avvengono in moltissimi altri paesi e un breve trafiletto alla decisione di Olmert, politicamente assai significativa, di liberare 250 prigionieri palestinesi.

Sul MESSAGGERO alla prima notizia è dedicato un lungo articolo di Eric Salerno, "Israele, boss salta in aria. E' guerra. Ma di mafia". La seconda compare alla fine della breve "Olmert: fortificazioni per difendere gli insediamenti minacciati dai razzi", dove per "insediamenti " si intendono le città del sud di Israele.

Per un raffronto, è utile ricordare che il CORRIERE della SERA dedica alla notizia dell'uccisione del boss una breve di poche righe.

Di seguito, da pagina 19, l'articolo di Alberto Stabile "Israele, ucciso il "padrino" di Tel Aviv":

gerusalemme - Il terrorismo è l´incubo d´Israele. Per questo, quando ieri a mezzogiorno, i quartieri a nord di Tel Aviv sono stati scossi da una potente esplosione, un fremito di paura ha attraversato il paese: i kamikaze palestinesi avevano colpito ancora? C´è voluto un po´ prima che, con malcelato senso di sollievo, la polizia annunciasse che, in realtà, s´era trattato di un attentato del crimine organizzato. E che la vittima designata era Yaakov Alperon, il padrino di Tel Aviv, per uccidere il quale i mandanti dell´operazione non avevano esitato a far esplodere la macchina su cui viaggiava in pieno centro, ferendo due passanti, seminando il panico tra la gente. Terrorismo mafioso, dunque, in stile palermitano, non politico. Magra consolazione.
Adesso qualcuno dirà di andarci piano coi paragoni. Sì, diranno, è vero che da alcuni anni a Tel Aviv e dintorni impazza una guerra di mafia con decine di morti, fra i quali non pochi innocenti il cui unico torto è stato di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma tutto questo non significa che la criminalità organizzata israeliana abbia la «capacità di penetrazione», di corruzione delle istituzioni acquisita dalla mafia siciliana o dalla mafia russa. In un certo senso i «picciotti» israeliani e il loro mondo, vengono considerati «colore», costume, non fenomeno criminale. Si lasciano intervistare alla Tv e, come gli Alperon, ispirano parodie e persino un serial dal titolo The arbitrator, modellato sui «Sopranos».
Ma intanto, c´è da dire, che quanto a spregiudicatezza nell´uso delle armi, i mafiosi israeliani non sono da meno a nessuno. A parte le auto-bomba, un classico che si ripete, anche un bazooka è stato usato una volta. Gli agguati vengono tesi nei locali pubblici, bar, ristoranti, discoteche, con la quasi certezza che può scapparci anche una o più vittime innocenti. Come, ieri, appunto. Mancava qualche minuto a mezzogiorno quando, Alperon, maglietta a righe, con le maniche corte, cappello sulle ventitré, occhiali neri, è uscito dal Tribunale di Tel Aviv dove era andato per assistere al processo che vede il figlio Dror imputato di estorsione a carico del proprietario di un night di Herzilya.
Il padrino ostenta sicurezza. I sospetti che vogliono gli Alperon coinvolti nella guerra di mafia, contro due ex alleati, Ami Mollner e Itzik Abergil, alla testa quest´ultimo del gruppo forse più potente e transnazionale, per un non sanato dissidio sul business dei vuoti a perdere, ingegnoso espediente per nascondere le estorsioni a proprietari di bar e ristoranti, non lo scalfisce. Alperon viaggia da solo, almeno apparentemente, sulla fuoristrada che la moglie ha preso in affitto la mattina stessa e che, di per se, rappresenta il primo rompicapo per gli investigatori.
Il padrino, infatti, guida seduto sulla bomba che da qui a pochi minuti lo farà a pezzi. Un ordigno piazzato nel garage o, addirittura, nel parcheggio del tribunale. E che, puntualmente, innescato da un controllo a distanza esplode all´angolo tra Ehuhda Hamaccabi e l´affollatissima Namir Road, un arteria che porta fuori città.
Lampo, fiammata, boato, schegge di carrozzeria che volano in tutte le direzioni, sangue, silenzio, morte. È una scena troppe volte vissuta dagli israeliani per non attivare il riflesso condizionato dell´attentato palestinese. Zaka, il servizio di soccorso, dice addirittura che è saltato un autobus. E a un kamikaze pensano, la parrucchiera Orit, il soldato Amnon, il tabbacaio Avraham e tutta al gente che si trovava alla fermata dell´autobus all´altezza della quale è saltata la macchina. Finché gli artificieri non si fanno largo a raccogliere il cadavere di quell´uomo con la maglietta a righe, che sembra un pensionato, più vecchio dei suoi 54 anni, troppo normale, all´apparenza, per meritare una morte così atroce e spettacolare

Per inviare una e-mail alla redazione della Repubblica e Il Messaggero cliccare sul link sottostante

rubrica.lettere@repubblica.it
prioritaria@ilmessaggero.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT