Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Un'intervista che non chiarisce la vicenda oscura dei contatti tra Hamas e lo staff di Obama
Testata: Autore: Umberto De Giovannangeli Titolo: «Io di Hamas vi racconto l'incontro segreto con la staff di Obama»
La vicenda oscuradei presunti contatti tra gli uomini dello staff elettorale di Barack Obama e Hamas è il pretesto dell'intervista di Umberto De Giovannangeli all'esponente di Hamas Ahmed Yusef, pubblicata dall'UNITA' del 14 novembre 2008. Chi leggesse per saperne di più a proposito di questi contatti, resterebbe però deluso. Yusef non dice con chi avrebbe intrattenuto i colloqui, nè quando, né con quale esito. Si limita ribadire le note posizioni e la nota propaganda di Hamas, senza nessuna novità.
Ecco il testo:
È l’uomo che anticipa le grandi svolte di Hamas. Ha vissuto per circa vent’anni negli Stati Uniti. Alcuni suoi figli hanno acquisito la cittadinanza americana che hanno mantenuto anche dopo il ritorno a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Negli Usa ha diretto un Istituto di ricerca politica ed una rivista in lingua araba. Il suo nome è Ahmed Yusef. A lui il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha affidato un compito delicatissimo: stabilire contatti con l’establishment del neo presidente statunitense, Barack Obama, «per spiegare loro che Hamas non è un gruppuscolo terrorista ma parte fondamentale del popolo palestinese». AhmedYusef, èdunquelei l’uomo della «missione impossibile»: legittimare Hamas agli occhi di Barack Obama? «Nessuna legittimazione.Ho cercato di spiegare cheHamasnon èungruppuscolo jihadista ma un movimento profondamente radicato nella società palestinese. Più che ame, uomo di parte il presidente Obama dovrebbe prestare attenzione alle considerazioni di un suo predecessore alla Casa Bianca: Jimmy Carter». Un passo indietro. Come sono nati i contatti con l’establishment di Obama? C’è chi lomette in discussione. «La notizia di questi contatti doveva rimanere segreta, ma poi una mia conversazione privata conungiornale arabo (al-Hayat, ndr.) è stata resa pubblica, e allora...». Allora? «Sì, abbiamo effettivamente incontrato esponenti statunitensi vicini alla campagna elettorale di Obama...». Può farne i nomi? «Preferisco di no, ciò che posso dirle è che si tratta di amici, colleghi che ho conosciuto e imparato ad apprezzare negli anni in cui ho lavorato negli Stati Uniti». Se non i nomi, può dirci il senso politico di questi abboccamenti? «Semplice: fornire al presidenteObama informazioni più dettagliate sul sulla natura e le posizioni di Hamas, in modo che il neopresidente americano possa farsi una idea più articolata e veritiera su Hamas. Noi non siamo un gruppo jihadista, non abbiamo niente a che vedere con Al Qaeda. Il nostro obiettivo non è il Jihad globale ma la fondazione dello Stato indipendente di Palestina». Cosa vi attendete da Obama? «Che non ripeta gli errori di George W.Bush. In Iraq come in Palestina». E cosa Hamas è disposto a concedere al neo presidente Usa? «Abbiamo ribadito più volte che Hamas è disposto a sottoscrivere una tregua di lunga durata con Israele. Ciò che chiediamo è la fine dell’assedio diGaza, lo stop alla colonizzazione ebraica dei Territori e alla costruzione del muro dell’apartheid in Cisgiordania e la liberazione dei palestinesi prigionieri di Israele. Ciò che chiediamo è riconoscere i nostridiritti nazionali.Obamasa che la pacificazione del Medio Oriente passa per una giusta soluzione della questione palestinese». I suoi figlihannola cittadinanza americana... «L’hanno mantenuta pur decidendo di tornare a vivere a Gaza. Se fossero rimasti negli Usa, chissà, avrebbero potuto votare per Obama...».
Un breve trafiletto annuncia "Gaza valichi bloccati. a rischio le scorte alimentari". Solo nel testo si scopre che la chiusura del valico di Keren Shalom è stata decisa dopo informazioni su preparativi di un attacco palestinese.
GERUSALEMME Israele ha di nuovo chiuso ieri il valico di Keren Shalom impedendo a un convoglio di aiuti umanitari dell' Onu di entrare nella StrisciadiGaza. Lasanzione,cheèstatapreceduta stamane dalla caduta di alcuni razzi sparati da Gaza sul territorio israeliana il giorno dopo l' uccisione di quattro armati palestinesi, è stata presa, secondounportavoce israeliano,dopo informazioni sull' immenenza di un attacco palestinese. Peter Gunness, portavoce del' Unrwa (Agenzia dell' Onu per i rifugiati palestinesi),hadettocheinseguito alla chiusura del valico la distribuzionedi aiutialimentaria750milaprofughi palestinesi nella Striscia rischia di dover esseresospesagià in serataacausadell' esaurimento delle scorte nei depositi.
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