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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - Italia Oggi - Il Velino Rassegna Stampa
11.11.2008 La campagna per la beatificazione di Pio XII fa riemergere l'antigiudaismo cattolico ?
una lettera a Lucia Annunziata, una breve e un corsivo di "Sergio Properzio"

Testata:La Stampa - Italia Oggi - Il Velino
Autore: un lettore, Lucia Annunziata - la redazione - Sergio Properzio
Titolo: «Tre papi un rabbino e le verità della storia - Guerra di mostre tra Vaticano e il Senato - Imprudentemente»

La STAMPA dell'11 novembre 2008 pubblica  a pagina 32 una lettera a Lucia Annunziata, che non contesta né la tesi secondo la quale gli ebrei dovrebbero fare un esame di coscienza sul loro comportamento  “nei secoli in cui erano in posizione di forza rispetto ai cristiani",  né la riproposizione del falso secondo il quale rav Herzog, zio del ministro israeliano che ha criticato la beatificazione di Pio XII, sarebbe stato grato a questo papa. In realtà, si dovrebbe spiegare quando gli ebrei sono stati in posizione di forza rispetto ai cristiani, e si dovrebbe ricordare che Herzog chiese invano dopo la guerra a papa Pacelli la restituzione dei figli convertiti di ebrei e ne ebbe una risposta tale da indurlo a sentire il bisogno di un mikvé (bagno purificatore) dopo l’udienza.

Ecco il testo:



Sono rimasto sconcertato nel leggere l’intervista del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, domenica sulla Stampa: crede di notare un’inversione di rotta in quella parte della Curia romana più vicina a Benedetto XVI rispetto ai tempi di Giovanni Paolo II. Anche noi cattolici registriamo da tempo un’inversione di tendenza operata dall’attuale rabbino capo rispetto ai tempi del suo predecessore, Elio Toaff, decisamente più dialogante con la Chiesa cattolica. Ora ogni occasione è buona per rimarcare le distanze e per ricordare solo le ingiustizie patite dagli Ebrei. Anch’essi non hanno proprio nessun «severo, onesto esame di coscienza» da fare del loro comportamento lungo i secoli quand’erano in posizione di forza nei confronti dei cristiani? Ma dobbiamo per forza sempre ribadire queste cose? L’eterno problema (eterno però solo dagli Anni 60!) è però il giudizio su papa Pacelli. Fa impressione confrontare l’intervista di Di Segni con l’articolo di Arrigo Levi su Pio XII apparso giorni fa su La Stampa: mentre Levi, pur esso di famiglia ebraica, faceva una commovente riabilitazione di papa Pacelli e dell’operato della Chiesa a Roma e in Italia negli anni tragici della seconda guerra mondiale, il dott. Di Segni denuncia che il Vaticano non avrebbe fatto nulla per fermare il treno carico di ebrei romani alla Stazione Tiburtina, pronti per esser deportati. Il dott. Di Segni è sicuro di quanto afferma? Tace sugli innumerevoli ringraziamenti di ebrei a papa Pacelli per l’opera svolta dal Vaticano e dalla Chiesa a favore del popolo ebraico. Anche il ministro israeliano Herzog, che ha attaccato in modo pesante la memoria di Pio XII dimentica che proprio suo zio fu tra coloro che fecero pubbliche lodi a papa Pacelli alla fine della guerra: anche questo particolare dovrebbe entrare nella «memoria di verità storiche intangibili» che Di Segni attribuisce a sé e al proprio popolo. E perché non ricordare che un suo predecessore come rabbino capo di Roma, Israel Zolli, nel febbraio 1945, quando Roma era già sotto il controllo degli Alleati, chiese il battesimo e divenne cristiano con il nome di Eugenio quale atto di gratitudine verso il papa? La comunità ebraica trova fastidioso questo fatto, non vuole ricordare questo nome e ha steso sulla sua memoria una specie di damnatio ad silentium. Non è anche questa una «verità storica intangibile»? ...
LUCIO CASTO, FACOLTÀ TEOLOGICA DI TORINO
Lettera molto dura. Ma questo tono è esattamente quello che, alla fine, bisogna tirar fuori. Se vogliamo andare in fondo alle vere differenze, occorre rompere il muro di cortesie che spesso copre solo l’indifferenza al confronto vero. Spero che il Rabbino Di Segni, o chi per lui, entri nel merito anche di queste domande

Un corsivo a pagina 5 su ITALIA OGGI  ("Guerra di mostre tra Vaticano e il Senato") attacca  la mostra sui sessant’anni di Israele al Senato, in quanto curata Daniela Manasse, nuora di  Tullia Zevi che  ha criticato  Pio XII per “non aver impugnato la croce per difendere gli ebrei deportati”.
Anche secondo l'autore di un corsivo pubblicato da Il VELINO , che si firma “Sergio Properzio”, questa richiesta è un “ardito paradosso teologico”.
Diffendere in nome della propria religione chi appartiene ad un  altra, per costui è  dunque una forma di cattiva teologia !


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