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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Ansa - Il Manifesto Rassegna Stampa
06.11.2008 I fatti non contano: Israele è sempre l'aggressore e spara sempre nel mucchio
per l'agenzia stampa come per il quotidiano comunista

Testata:Ansa - Il Manifesto
Autore: la redazione - Michele Giorgio
Titolo: «Gaza: palestinese ucciso in raid - Tregua rotta, messaggio all'America»
Israele colpisce un terrorista delle Brigate Al Aqsa, in seguito a un lancio di razzi contro Israele.
Per ANSA, incredibilmente, Israele ha ucciso un "palestinese":



Gaza: palestinese ucciso in raid
Dopo lancio di razzi sul territorio israeliano
 (ANSA) - GAZA, 5 NOV - Un miliziano palestinese e' rimasto ucciso questa sera a Gaza in seguito a un nuovo raid israeliano seguito al lancio di altri razzi.I razzi sono stati lanciati sul territorio dello stato ebraico. Fonti mediche palestinesi hanno reso noto che la vittima, Ghassan al-Taramse, 19 anni, faceva parte delle Brigate Al-Qods, il braccio armato del movimento Jihad islamica. Il giovane e' stato colpito da un missile nel nord della Striscia. Un portavoce militare israeliano ha confermato l'attacco.


Israele ha bombardato un tunnel attraverso il quale i terroristi palestinesi volevano rapire soldati israeliani. Per il MANIFESTO, Israele ha "rotto la tregua":

Dopo cinque mesi di calma relativa, mentre il mondo intero seguiva l'ascesa verso la presidenza degli Stati Uniti di Barack Obama, martedì notte l'esercito israeliano ha lanciato un'incursione nella Striscia di Gaza spezzando la tregua con Hamas cominciata lo scorso giugno.
Certo, in questi mesi non erano mancate violazioni minori, anche da parte di militanti armati palestinesi, ma questo raid israeliano rappresenta, per le sue proporzioni, un colpo devastante alle possibilità che il cessate il fuoco possa reggere in futuro. E manda anche un segnale alla futura Amministrazione Usa: Israele non attenderà autorizzazioni americane per lanciare raid militari nei Territori palestinesi occupati e nel resto del Medio Oriente.
Subito dopo l'attacco, al quale sono seguite ore di combattimenti in cui sei uomini di Hamas sono stati uccisi, decine di razzi palestinesi sono caduti in varie località israeliane, fra cui le città di Ashqelon e Sderot. L'atto di guerra che ha destabilizzato la situazione è iniziato nella serata di martedì quando, all'altezza del valico di Kissufim, reparti israeliani sono penetrati di 250 metri in territorio palestinese per distruggere, stando alle versione del portavoce militare, un tunnel scavato dal movimento islamico alo scopo di catturare soldati. È entrata in azione anche l'aviazione, colpendo a più riprese militanti di Hamas tra al-Qarara e Juhr a-Dik. Poi, come se non fosse accaduto nulla, il viceministro della difesa Matan Vilnay, ha affermato che Israele è interessato alla calma. Da parte sua Hamas ha chiesto un intervento dell'Egitto per «salvare la tregua».
Nelle stesse ore a Gerusalemme - dove ieri le ruspe del comune hanno demolito tre abitazioni palestinesi - il premier israeliano uscente Ehud Olmert si congratulava con Obama, definendo la sua vittoria «storica e impressionante». Giudizi positivi verso il nuovo presidente Usa sono stati espressi dalla leader della maggioranza Tzipi Livni e dal capo dell'opposizione di destra Netanyahu. Nei mesi scorsi le preferenze israeliane si erano concentrate sul candidato repubblicano McCain, che rappresentava la continuità con l'Amministrazione Bush che per otto anni ha mantenuto relazioni speciali, ad ogni livello, con lo Stato ebraico.
E se i leader politici hanno evitato di far conoscere le loro opinioni in pubblico, analisti e commentatori non si sono risparmiati nell'esprimere l'auspicio di una vittoria di McCain e di una sconfitta del candidato democratico con origini in parte islamiche. Qualche voce fuori dal coro però non è mancata. Chaim Landau, uno studioso israeliano della London School of Economics attivo nei movimenti pro-Israele, aveva scritto qualche giorno su Yediot Ahronot che «Obama incarna la speranza di rivitalizzare gli Stati Uniti e questo, sul lungo periodo, è il vero interesse di Israele che non può affidarsi all'America debole uscita dagli otto anni di presidenza Bush».
D'altronde il senatore dell'Illinois, durante il suo tour estivo in Medio Oriente, aveva rilasciato dichiarazioni apertamente filo-israeliane, tanto da far svanire qualsiasi dubbio sulla sua politica estera. L'unica preoccupazione di Tel Aviv riguarda un possibile atteggiamento «morbido» di Obama verso il programma nucleare iraniano che Israele non esclude di poter interrompere con attacchi aerei.
I palestinesi sono cauti, consapevoli che Obama adotterà, con piccole differenze, la politica dei suoi predecessori verso Israele e i Territori occupati. Da parte sua il rais Abu Mazen si è congratulato con il nuovo presidente, auspicando che la sua Amministrazione «acceleri gli sforzi in vista della pace, dato che la soluzione del problema palestinese e del conflitto fra arabi e israeliani è la chiave della pace nel mondo». Secondo il movimento islamico Hamas, Obama «dovrà trarre le conclusioni dagli errori delle precedenti Amministrazioni, specialmente quella di Bush che ha distrutto l'Afghanistan, l'Iraq, il Libano e la Palestina».


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