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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Rassegna Stampa
05.11.2008 Un monumento da vivo a Sergio Romano
e un fin troppo lieve sfottò contro il libro che lo celebra

Testata:
Autore: Bruno Gravagnuolo
Titolo: «Ode a Romano lo storico alla Lubitsch»
Da L'UNITA' del 5 novembre 2008, un articolo di Bruno Gravagnuolo:

Sergio Romano, ex ambasciatore, saggista ed editorialista del Corsera, è personaggio singolare. Sembra uscito da un film di Lubitsch o da un racconto di Doyle: uomo forbito e maestro scenico delle pause. Dall’eloquio punteggiato e senza sbavature. Aria british e sprezzatura aristocratica. Un vero maestro di understatement. Ed è piacevole ascoltarlo. Rimirarlo come elegante reperto, di là di quel che dice. Questione di suono e di postura. Di forma estetica. Deve essere per questo effetto ammaliatore, che riesce a stregare i tanti ammiratori che lo scambiano per ungenio.Adesempio, nel marzo di quest’anno l’Università di Pavia gli ha dedicato un intero convegno in vita, di cui escono gli atti per Il Melangolo (pp.132, Euro10). Titolo? Nientemeno che Il Mondo di Sergio Romano. Con tanto di omaggio commosso del Capo dello Stato. A suggerire che Romano, nel suo insieme, è un «mondo storico», un gusto, una categoria dello spirito. Talché le iperboli si sprecano. Tipo: «Romano come l’Orco delle fiabe fiuta le sue prede storiche». Oppure: «Coraggio, spaziosità di cultura storica e saggezza umana». Più l’inciso: «Sfumato il tocco londinese della sua ironia...». E poi: «Lui, turcimanno(?), poliglotta chiede alla lingua italiana d’essere didascalica, inequivoca». E ancora: «L’ambasciatore che ha insegnato il mondo esterno agli uomini di stato chiusi in casa». Non basta, perché il librino è tutto un florilegio di «Romano come Voltaire», «Continentale e transcontinentale», «pascaliano», «cartesiano», con osanna per aver difeso la lingua italiana al pari di Dante, Manzonie Croce! Toni imbarazzanti anche per Ceausescu o Kim il Sung. Eppure Romanodi «topiche » ne ha prese tante. Difese i nazionali a pro di Franco. Non capiì un acca di Gorbaciov, quando era a Mosca. Scambiò il Mulino per una spectre comunista. E scrisse che Israele usava come alibi la Shoah. Però, ci mancherebbe, resta sempre un signore. Alla Lubitsch.

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