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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.10.2008 Si apre in Turchia il processo Ergenekon
l'analisi di Antonio Ferrari

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 ottobre 2008
Pagina: 16
Autore: Antonio Ferrari
Titolo: «Processo alla Gladio turca «Una vendetta di Erdogan»»

Sul processo contro la presunta organizzazione eversiva turca Ergenekon riportiamo l'analisi di Antonio Ferrari, dal CORRIERE della SERA del 21 ottobre 2008:


È uno dei processi più importanti che mai siano stati celebrati in Turchia. Non solo per la gravità dei reati, in cima ai quali c'è l'insurrezione armata per sovvertire lo stato democratico, ma per il clima di sospetti che lo circonda. L'accusa sostiene che gli 86 congiurati, affiliati al misterioso gruppo Ergenekon, che prende il nome dal villaggio siberiano da cui, secondo la tradizione, discenderebbe la stirpe turca, tramavano per provocare un colpo di stato militare. La difesa pensa invece che le imputazioni non esistano o che siano inconsistenti, e che il processo sia stato voluto (o almeno suggerito) dal governo islamico moderato di Recep Tayyip Erdogan per vendicarsi contro coloro che avevano tentato (senza riuscirvi) di mettere al bando il suo partito e mandare in esilio politico l'intero vertice.
Ecco quindi che la prima udienza, apertasi ieri a Istanbul, si è subito trasformata in un'occasione di aspra polemica. Primo perché la minuscola aula, nel carcere di Silivri, conteneva appena i 46 imputati che sono agli arresti ma non l'intero collegio della difesa. Secondo, perché i familiari sono rimasti fuori, costretti a seguire il processo su un teleschermo, come del resto i giornalisti. Terzo perché, com'era prevedibile, si è riacceso il confronto velenoso tra laici e islamici, riproponendo i temi che inquinano da anni la vita politica, turca dopo i trionfi elettorali di Erdogan e del suo partito islamico moderato, al quale gli avversari contestano la segreta volontà di smantellare i principi laici dello stato secolare fondato da Ataturk.
Più che i nomi degli imputati del processo Ergenekon, sono le loro posizioni e i loro ruoli a colpire l'opinione pubblica: generali in pensione, ufficiali, industriali, accademici e noti giornalisti, tra i quali alcuni editorialisti assai influenti. Opinione pubblica assai sconcertata, perché dal giorno in cui è cominciata l'inchiesta, vi è stato un rincorrersi di accuse contrapposte, che hanno coinvolto non soltanto i settori estremisti della società (laici e islamici), ma anche i moderati di entrambi gli schieramenti. Creando insomma un clima non certo sereno attorno al processo, che al di là delle scarse prove raccolte pare sostanzialmente indiziario.
Durerà a lungo, si parla di mesi, e il rischio è che dall'aula le tensioni si propaghino nel paese, riproponendo gli scontri degli anni scorsi. Ma la novità è proprio l'atteggiamento delle potenti forze armate turche, sulle quali i cospiratori avrebbero puntato per realizzare i loro obiettivi. I vertici militari hanno risposto con il silenzio e con il fastidio di essere accostati a un presunto progetto eversivo, proprio nel momento in cui le relazioni con il governo Erdogan stanno diventando decisamente buone.

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