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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.10.2008 Tra i grandi quotidiani, uno ha rotto il "fronte del silenzio"
pubblicando un articolo di Davide Frattini sul bambino iraniano curato in Israele

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 ottobre 2008
Pagina: 19
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Il bambino iraniano nella clinica di Sharon»
Domenica 12 ottobre, segnalando la notizia fornita dal FOGLIO, avevamo notato come i grandi quotidiani italiani passassero sotto silenzio le cure fornite da Israele a un bambino iraniano.

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=26183

Oggi, 15 ottobre 2008, il "fronte del silenzio" dei grandi giornali viene rotto dal CORRIERE della SERA, che pubblica sulla vicenda un articolo di Davide Frattini.
Lo riportiamo di seguito:

GERUSALEMME — Il bambino e il guerriero lottano nello stesso ospedale. Roy ha un tumore al cervello, è semiparalizzato, non riesce a stare seduto, i medici cercano almeno di alleviare il dolore. Ariel è in coma, dicono muova gli occhi, solo i familiari possono andarlo a trovare, da quasi due anni giace in silenzio. Per essere ammesso alla clinica Sheba di Tel Aviv, Roy ha ottenuto il via libera dallo Shin Bet, i servizi segreti che Ariel consultava prima di dare il via libera alle operazioni militari. Roy è un paziente speciale, viene dall'Iran, un Paese nemico. Ariel è un paziente speciale, è il generale-politico che gli israeliani rimpiangono ancora. Le stanze del centro di oncologia pediatrica non sono lontane da quelle dove riposa Ariel Sharon. Ottant'anni l'ex premier, dodici il piccolo iraniano. E' arrivato dalla Turchia, là i medici hanno consigliato ai genitori di provare in uno degli ospedali più avanzati. Roy — l'identità non è stata rivelata per evitare ritorsioni del regime di Teheran — è accompagnato dal padre e dalla nonna. Un uomo d'affari israeliano (di origine iraniana) ha fatto da mediatore per l'accordo. «Speriamo che l'amore e l'affetto per questi bambini — dice Zeev Rotstein, direttore della clinica — aprano la strada a una migliore comprensione tra i popoli».
I familiari parlano poche parole di inglese. Il padre è voluto andare in televisione per ringraziare gli israeliani. «Dovete sapere che la maggior parte degli iraniani non odia il vostro Paese. Siamo tutti persone e abbiamo tutti gli stessi sentimenti. L'amore per un figlio va oltre i confini e la religione. Tutto quello che voglio adesso è poter sentire ancora la sua risata. Sono sicuro che qualunque altro genitore farebbe la stessa cosa. Mia moglie e la nostra bambina sono a Teheran, preghiamo insieme per un miracolo ».
La diplomazia umanitaria dell'ospedale Sheba ha già ospitato trentacinque bambini iracheni e da altre nazioni arabe che non hanno rapporti con Israele. E' la prima volta che un piccolo paziente viene dall'Iran, un Paese il cui presidente nega l'Olocausto e ha invocato la cancellazione dello Stato ebraico dalle mappe. Il governo israeliano considera la corsa al nucleare del regime di Mahmoud Ahmadinejad una minaccia esistenziale.
La minaccia che devono affrontare in questi giorni i medici è il cancro di Roy, che si è già esteso ai due lati del cervello e a parte della spina dorsale. «Quello che possiamo fare è poco. E' stato colpito dalla malattia oltre un anno fa. Se questo bambino ha qualche possibilità, è qui», commenta Amos Toren, che guida l'unità di oncologia pediatrica.
I medici dicono che Roy è cosciente, almeno non è diventato cieco. Sorride al padre e alla nonna che lo assiste coperta dal velo.

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lettere@corriere.it

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