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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
07.10.2008 C'è una differenza tra democrazia e dittatura
e u.d.g. l'ha dimenticata: forse pensava di scrivere ancora per il giornale del PCI

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Donne e politica, le Tzipi Livni d’Arabia»
E' un ritorno ai tempi in cui era il giornale del più grande partito comunista dell'occidente ? Sta di fatto che L'UNITA' sembra non essere più in grado di distinguere tra una democrazia come Israele e sistemi di potere dinastico, monarchici, come nel caso delle giordania, o a partito unico, come nel caso della Siria.
Così, Umberto De Giovannangeli, il 7 ottobre 2008, paragona Rania di Giordania e Asma al-Assad, moglie dei dittatore siriano Bashar al-Assad a Tzipi Livni in quanto tutte sono donne impegnate in politica.
Solo che Asma al-Assad è, appunto, la moglie di un dittatore. Tzipi Livni è stata eletta.

Ecco il testo:

Determinate. Ambiziose. Eleganti. Moderne. Buoni studi e ottime letture. Sono le «Tzipi d’Arabia». C’è chi ha lavorato con successo presso la sede londinese della Deutsche Bank e successivamente alla J.P.Morgan. Chi ha inaugurato il suo sito web visitato in soli due giorni da oltre 150mila utenti. Chi ha combattuto per divenire la prima donna ministra per i Diritti umani del mondo arabo. E chi ha continuato la battaglia di libertà in nome del fratello-premier assassinato. Asma. Rania. Amat. Bahia. La «rivoluzione rosa» in Medio Oriente. Assieme all’israeliana Tzipi Livni. Hanno conquistato le copertine dei settimanali spesso oscurando mariti re, presidenti... I quattro volti di un mondo arabo mediorientale che guarda al futuro: sono loro le «ambasciatrici» del cambiamento.
Asma al-Assad. La moglie «inglese» per il rais di Damasco, Bashar el-Assad. Colta, indipendente, nata in Gran Bretagna, figlia di un noto cardiologo siriano, Fawaz Akhras, Asma e Bashar si sono conosciuti a Londra, quando il giovane delfino di Hafez el Assad studiava da oculista. La loro, racconta, è stata una travolgente love story, un vero colpo di fulmine: con Bashar è bastato uno sguardo: «Ho saputo che mi sposava il giorno prima delle nozze». Hanno una comune passione: le nuove tecnologie. Asma è affascinata dalla new economy. Laureata in informatica e letteratura francese, la first lady siriana (33 anni), ha lavorato nel 1997 presso la sede londinese della Deutsche Bank come analista nel ramo vendita ed acquisto degli «hudge fund», occupandosi dei clienti nell’Estremo Oriente e in Europa. È poi passata, un anno dopo, alla J.P. Morgan dove è rimasta per tre anni, fino al matrimonio. Madre di tre bambini, Asma interpreta dinamicamente il ruolo di first lady: ha dato vita a progetti per la crescita economica della Siria, tra cui la prima Ong siriana per lo sviluppo rurale, il Fund for Integration Rural Development, ed oggi continua ad occuparsi anche di educazione femminile nel mondo arabo e del ruolo delle donne imprenditrici, della diffusione dei libri per bambini, dello sviluppo dell’informatica.
Rania di Giordania. L’identità cosmopolita è l’interfaccia della sua passione per Internet. «Sono araba dalla testa ai piedi, ma parlo anche un linguaggio internazionale...l’incontro con culture e tradizioni diverse mi ha dato molta forza e una certezza: non considero più nessuno come straniero». Bella ed elegante. Nuova icona dello stile e grandissima fan della moda italiana. Rania (38 anni), la dolce regina (dal 1999) di Giordania, è già considerata la Jacqueline Kennedy del Terzo Millennio. Con la first lady siriana condivide la passione per l’informatica. Chi la conosce da vicino, parla di lei come una persona intelligente, ambiziosa, determinata. Uno spirito libero, fiero e indipendente. Una donna dal fascino indiscutibile: è stata considerata, nel 2005, dal magazine inglese Harpers and Queens come la terza donna più bella del mondo. Moderna come poche, Rania parla ora attraverso il web. Nei primi due giorni on line, il suo video è stato visto da oltre 150mila utenti che hanno scritto ben 500 commenti. Rania, che gestiva già dal 2005 il suo sito www.queenrania.jo, ha spopolato con il suo videomessaggio su Youtube. In esso si rivolge prevalentemente al popolo occidentale a cui dice: «In un mondo in cui è così facile essere connessi, restiamo ancora così disconnessi...». Le conversazioni via e-mail sono il naturale proseguimento dei colloqui diretti con la gente che sono nell’agenda quotidiana della regina. Il suo sogno, ha più volte affermato, è aiutare la pace e la prosperità del Medio Oriente dotando di computer ogni casa, ogni scuola, ogni luogo pubblico in Giordania e nel resto del mondo arabo: «Con i computer, Internet e le opportunità offerte dall’informazione multimediale non ci si può più isolare. La pace non può limitarsi alle scelte e al coraggio dei leader. In Medio Oriente non c’è ancora il pieno coinvolgimento della gente. Ma quando la pace rientra nei tuoi interessi, esaltati dalla cooperazione, il rischio di conflitti si allontana, fino ad annullarsi».
Amat el Alim Alsoswa. È la prima ministra donna dello Yemen e l’unica ministra per i Diritti umani del mondo arabo. Da ministra, volendo raggiungere anche gli analfabeti (il 60% delle donne e il 25% degli uomini), aveva fatto diffondere per radio, giornali e tv yemeniti, un messaggio semplice, diretto, efficace: «Hai dei diritti, prenditeli». Inoltre, attraverso l’istituzione di un centro di ascolto, aveva potuto dare spazio alle denuncie di bambine costrette a sposarsi a 13 anni, gente ingiustamente imprigionata, beduini discriminati dal governo centrale e giornalisti minacciati dal ministro dell’Informazione. Contro di lei un gruppo di sceicchi emisero una «fatwa» per dire che gli uomini non possono prendere ordini da una donna. La risposta venne dalle urne: «Alle elezioni - racconta la ministra - persero malamente. Da allora, non è più un tabù avere una donna come capo».
Bahia Hariri. Sorella del premier libanese, Rafik Hariri, assassinato nell’attentato del giorno di San Valentino del 2005, parlamentare sunnita, Bahia è stata tra le personalità di primo piano della «Rivoluzione dei Cedri». A chi, in quei giorni di sangue, le chiedeva su avesse paura di fare la fine del fratello, Bahia rispondeva così: «Paura? Sono rimasta qui nei momenti più difficili, quando il Libano ha vissuto le fasi più difficili. Credo in Dio, e questo è l’essenziale. Non ho da chiedergli favori personali e non sto difendendo interessi che non siano quelli della mia comunità. Come famiglia, abbiamo perso il nostro ombrello protettivo, come Paese abbiamo pagato un prezzo altissimo al desiderio di democrazia. Ma sono rimasta prima e rimarrò adesso».
A combattere per un Libano indipendente, plurale. Bahia Hariri ha mantenuto la promessa.

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