Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Ahmadinejad ripropone i "Protocolli", ma c'è chi non si scandalizza per nulla l'esempio di tre quotidiani
Testata:Il Messaggero - Il Manifesto - Liberazione Autore: la redazione Titolo: «Israele indignato per il discorso "antisemita" di Ahmadinejad alle Nazioni Unite -Scandalizzate reazioni al discorso di Ahmadinejad all'Onu - Israele-Iran, va in scena lo scontro per il seggio Onu»
Per Il MESSAGGERO del 26 settembre 2008 il discorso di Ahmadinejad all'Assemblea generale dell'Onu è antisemita solo per Israele. Nel titolo il termine è tra virgolette, mentre nel testo del breve articolo pubblicato a pagina 21 leggiamo:
Letto con occhi israelianiil discorso pronunciato dal Presidente iraniano sembrava per altro echeggiare i Protocolli dei Savi di Sion. In particolare quando ha sostenuto che "la integrità e i diritti degli americani e dei popoli europei sono manovrati da un numero ristretto ma ingannevole di persone, chiamate Sionisti"
"Letto con occhi israeliani" ? Ci interesserebbe sapere se, "letto con gli occhi" dei redattori del MESSAGGERO questo testo è o non antisemita. Se , sempre con gli occhi dei giornalisti del quotidiano romano, esso appare come la riproposizione di una colossale menzogna, o, al contrario, come l'enunciazione di una verità.
Per Il MANIFESTO, il problema è lo "scandalo" che le parole di Ahmadinejad hanno suscitato. Il dittatore iraniano è presentato alla stregua di un divo del rock che finisce sulle prime pagine dei rotocalchi per la sua esuberanza: "Dove c'è Ahmadinejad c'è scandalo" è la prima frase del brevissimo articolo, pubblicato a pagina 10:
Dove c'è Ahmadinejad c'è scandalo. Così anche ieri dopo l'intervento del presidente iraniano all'assemblea generale dell'Onu dove ha ripetuto le solite cose e le solite accuse. Ha attaccato Usa e Europa che si fanno manipolare dai «sionisti assassini», Usa e Nato per la loro «guerra di aggressione» a Iraq e l'Afghanistan, ancora Usa il cui «impero nel mondo è ormai prossimo alla fine» e Israele su una china che lo porterà «definitivamente al collasso», infine «un pugno di potenze arroganti» (Usa e Europa) perché pretendono che l'Iran cessi il suo programma nucleare («pacifico»). Roventi le reazioni. L'israeliano Shimon Peres l'ha accusato di aver portato davanti all'Onu l'infame libello anti-semita della polizia zarista «I protocolli dei savi di Sion», l'aspirante premier Tzipi Livni ha chiesto che all'Iran sia sbarrata la strada del Consiglio di sicurezza (dove aspira a essere eletto). «Scandalose» per Barack Obama le parole di Ahmadinejad. Il gruppo 5+1 che si occupa del dossier nucleare iraniano si dovrebbe riunire a giorni a New York per decidere un nuovo round di sanzioni (il quarto) contro l'Iran. Ma Mosca pare contraria.
LIBERAZIONE , a pagina 9 riporta con assoluta equidistanza le dichiarazioni dei rappresentanti di Israele e quelle di Ahmadinejad all'Onu.Fin dal titolo la vicenda è ridotta a un banale scontro politico per un seggio allìOnu. Nell'articolo trionfa l'ambiguità. Ahmadinejad, per il quotidiano di Rifondazione Comunista ha "ammonito" e ha "denunciato". Per il presidente iraniano, leggiamo, i "sionisti mendaci", "controllerebbero" i "centri finanziari e monetari" e dunque "sarebbero responsabili dell'immane crisi economica in corso". Vero o falso ? Denuncia o delirio ? LIBERAZIONE non toglie il dubbio.
È già scontro tra Israele e l'Iran in occasione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la cui 63ma sessione ordinaria la settimana scorsa si è aperta, come ogni anno all'inizio dell'autunno, e dove da ieri è in corso il dibattito a porte aperte. I lavori per i Paesi membri costituiscono un'occasione di rafforzare le rispettive posizioni in seno all'organizzazione planetaria, ed è l'ingresso nel Consiglio di Sicurezza il traguardo più ambito: così Teheran si è subito candidata per uno dei dieci seggi non permanenti del Consiglio stesso, che per statuto spetta all'Asia e che è attualmente occupato dall'Indonesia, ma che da gennaio tornerà vacante. Un'ipotesi bollata come insensata dal ministro degli Esteri israeliano e neo-premier incaricato, Tzipi Livni. «È assurdo - è sbottata la signora Livni - che uno Stato il quale non ha paragoni nel minacciare la sicurezza dei suoi vicini, e invoca la distruzione di un altro Stato, possa diventare membro di un organo il cui obiettivo consiste nel favorire la sicurezza globale. Significherebbe permettere che un delinquente divenga il proprio stesso giudice», ha rincarato la dose la fresca numero uno del partito centrista Kadima e probabile futura premier se riuscirà entro una quarantina di giorni a mettere in piedi una nuova coalizione. Anche il suo collega titolare delle Infrastrutture, il laburista Binyamin Ben-Eliezer, ha sollecitato l'Occidente a isolare totalmente il regime degli ayatollah, e a comportarsi senza ambiguità nei suoi confronti; Ben-Eliezer ha anzi messo in guardia gli stessi Paesi arabi di confessione sunnita, avvertendo che sarebbero loro le prime vittime di un'arma atomica degli sciiti di Teheran. «Isolare l'Iran - ha detto - dovrebbe essere sufficiente, ma io intendo dire che deve trattarsi di un embargo assoluto e completo. Sono rattristato - ha sottolineato nel corso di una conferenza stampa a Gerusalemme - nel constatare come l'Europa segua invece una doppia strada. Ci sono circa 1.200 sue società che lavorano notte e giorno con l'Iran. Il mondo libero se ne dovrebbe preoccupare, ed è tenuto a fare una scelta», ha incalzato. Ben-Eliezer, che è anche membro della commissione parlamentare Esteri e Difesa alla Knesset, e uno deha quindi messo in guardia gli stessi Paesi arabi, sollecitandoli a prendere posizione: «In Israele», ha osservato, «si deve essere pronti a qualsiasi evenienza, ma non saremmo noi la prima vittima di un'arma nucleare iraniana. Gli Stati sunniti della regione, la Giordania, gli emirati del Golfo Persico, l'Arabia Saudita, sarebbero loro i primi», ha ammonito. «Mi dispiace davvero molto che quei Paesi, dei quali io sono un grande ammiratore, se ne stiano così mansueti». Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha parlato dalla tribuna dell'Assemblea Generale nel primo giorno dedicato agli interventi dei leader mondiali, producendosi nell'ennesima tirata contro le «angherie» delle «arroganti Potenze» occidentali, promettendo la «resistenza» del suo popolo nei confronti delle «pretese illegittime» in campo nucleare, e lanciando l'ennesima filippica contro Israele. «Il regime sionista», ha ammonito Ahmadinejad, «è avviato sulla china del crollo definitivo, e non esiste modo per tirarlo fuori dal pozzo nero che esso stesso e i suoi sostenitori hanno creato». Quindi ha denunciato la manipolazione di americani ed europei da parte di un «gruppuscolo di sionisti mendaci», i quali tra l'altro controllerebbero «i centri finanziari e monetari» della Terra; e dunque, è stata l'implicita conclusione del leader di Teheran, sarebbero responsabili dell'immane crisi economica in corso.
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