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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica - L'Unità Rassegna Stampa
26.08.2008 Israele libera detenuti palestinesi con le mani sporche di sangue
ma la disinformazione lo nasconde

Testata:La Repubblica - L'Unità
Autore: la redazione - Umberto De Giovannangeli
Titolo: «La Rice a Gerusalemme liberati 199 palestinesi - Il governo di Gerusalemme rilascia 199 detenuti palestinesi - A Rice ho detto: niente pace se Israele non blocca le colonie»

Da La REPUBBLICA del 26 agosto 2008 una cronaca della liberazione di 199 detenuti palestinesi. Soltanto alla fine dell'articolo si apprende che tra di essi vi erano due assassini di civili israeliani, definiti nell'occhiello " i due "decani" dei detenuti, in cella dal ‘77"
Ecco il testo:
GERUSALEMME - Preceduta da un gesto distensivo di Israele, che ieri ha liberato 199 detenuti palestinesi festosamente accolti a Ramallah, il segretario di Stato americano Condoleezza Rice è tornata a Gerusalemme nel tentativo di dare un nuovo impulso ai negoziati di pace israelo-palestinesi. Ma il suo arrivo non suscita però grandi aspettative di prossimi sviluppi significativi nel processo di pace, né tra gli israeliani, né tra i palestinesi. Nell´agenda della Rice ci sono incontri col negoziatore capo palestinese, l´ex premier Abu Ala, col presidente palestinese Abu Mazen, col premier israeliano Ehud Olmert e con i ministri degli Esteri e della Difesa israeliani, Tzipi Livni e Ehud Barak. L´obiettivo degli Stati Uniti resta quello di arrivare a un accordo entro la fine dell´anno sulla base delle intese raggiunte lo scorso novembre a Annapolis. Ma è una missione impossibile: le distanze fra israeliani e palestinesi sono ancora molto ampie. A Ramallah Abu Mazen, nel ricevere i palestinesi scarcerati, ha detto che non ci potrà essere pace con lo Stato ebraico senza la liberazione di tutti gli undicimila prigionieri nelle carceri israeliane. I detenuti liberati, festosamente accolti, hanno firmato una dichiarazione di rinuncia al terrorismo. Tra loro, due che erano stati condannati circa 30 anni fa per attentati costati la vita a cittadini israeliani.

Su L'UNITA' la cronaca di Umberto De Giovannangeli inizia così

Ramallah in festa accoglie i suoi 199 "eroi"

Quando deve spiegare che cosa abbiano fatto alcuni di questi eroi di Ramallah, u.d.g. lo fa così

il più anziano detenuto palestinese in Israele, Said al Attaba, 56 anni, che scontava un ergastolo dal 1977, e Mohammed Ibrahim Abu ali, alias "Abu Ali Yatta"in prigione da 30 anni, figurano tra i detenuti liberati. I due uomini erano stati riconosciuti colpevoli di implicazione in sanguinosi attentati terroristici. E' la prima volta che il governo israeliano acconsente a liberare dei palestinesi condannati per degli attentati in cui ci sono stati dei morti

Si noti il tentativo, sistematico e dunque sicuramente volontario, di sminuire la responsabilità degli assassini. U.d.g. incomincia gettandola sul patetico, informando sugli anni di carcere e sull'anzianità dei detenuti prima di informare sui motivi per i quali sono stati condannati. Poi insinua il dubbio sulle sentenze ( "i due uomini erano stati riconosciuti colpevoli") e maschera la crudezza dei fatti con contorti giri di frase: i detenuti non erano responsabili di attentati, ma di "implicazione" in attentati, non sono assassini, ma "condannati per degli attentati in cui ci sono stati dei morti".

Sempre di Umberto De Giovannangeli è l'intervista al negoziatore palestinese Ahmed Qorei (Abu Ala). Quest'ultimo espone ovviamente la posizione negoziale palestinese, non priva di punti oscuri che meriterebbero chiarimenti che u.d.g. si guarda bene dal chiedere. Per esempio che cosa vuol dire, a proposito del problema dei profughi  che

c'è un problema di principio e un problema di attuazione di quel principio. Israele deve riconoscere la legittimità del principio del diritto al ritorno. Spetterà poi al negoziato che tenga conto delle preoccupazioni israeliane

Una volta riconosciuto il supposto "diritto al ritorno" dei profughi e dei loro discendenti su quali basi Israele potrebbe opporsi a che questi lo esercitino a loro piacimento ?

Altra domanda che u.d.g. si guarda bene dal fare è quella sui profughi ebrei della guerra del 1948. Per loro, nessun diritto ? Neanche al riconoscimento del torto subito ?

Abu Ala chiude l'intervista con un pessimo consiglio a Barack Obama

prestare molta attenzione alle idee e alle proposte di un grande uomo di pace e suo compagno di partito: l'ex presidente Usa Jimmy Carter

cioè colui che ha diffamato e delegittimato Israele chiamandolo "stato di apartheid". Se questi sono i "moderati" del campo palestinese, non stupisce che la pace resti tuttora confinata alle ipotesi diplomatiche

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