Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Nei lontani anni ’60 Umberto Eco invitava alla formazioni di “Gruppi di guerriglia semiologica” con lo scopo di analizzare, grazie alle chiavi di interpretazione offerte dall’attuale (in allora) disciplina, telegiornali e mass media in genere per cogliere il vero “messaggio” veicolato al di là di quanto appariva a prima vista. Naturalmente il clima fortemente ideologizzato del tempo fece sì che non se ne facesse niente. La Stampa,sempre attenta, ne ha preso atto e pare essersi posta come obiettivo quello di assomigliare sempre più ai TG di allora, naturalmente riveduti e aggiornati. Così, invece dei tagli di nastri si sforza per essere sempre e comunque “politically correct”. Ma i suoi pregiudizi, le sue posizioni ideologiche, ancorchè celate nell’affermato pluralismo spesso traspaiono e occupano il proscenio. E’ il caso di questo articolo, apparentemente “neutro” e pieno di speranza nel futuro. Ma il titolo e la foto “fanno la spia”. E figuriamoci: qualsiasi cosa accada in Israele accade dietro il “muro”, che ricorda così tanto l’infame regime della DDR. E poi appare in tutta la sua oppressione l’immagine del muro. Sottinteso: vogliamo abbattere questo segno di apartheid, che opprime i poveri Palestinesi che per l’8% della sua lunghezza non possono sparare indisturbati alle macchine che viaggiano vicino all’infame “muro”? Non vi perdete un’occasione per trasmettere i “segni” di un popolo – quello israeliano – oppressore, violento, crudele. Chissà perché La Stampa è conosciuta – unico caso a mia conoscenza tra i giornali cosiddetti “indipendenti” – come La Busiarda? Giorgio Bertoldi