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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.07.2008 Guerra civile palestinese
la cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 luglio 2008
Pagina: 9
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Autobomba a Gaza, Hamas accusa Fatah: 200 arresti»

Autobomba a Gaza, Hamas accusa Fatah: 200 arresti

è il titolo della cronaca di Davide Frattini sul CORRIERE della SERA di oggi, 27/07/2008 a pag. 9.

Ma c'è l'ombra di uno scontro interno fra ala militare e politica della fazione islamista

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — A Gaza adesso raccontano due storie. La prima è quella urlata ai funerali, le grida «vendetta, vendetta » contro il «partito dei fuggitivi», le accuse ai «mandanti di Ramallah». La bomba che ha ucciso venerdì sera cinque militanti di Hamas e una bambina sarebbe un'operazione organizzata dal Fatah, per indebolire il potere di Hamas. L'altra viene sussurrata nella Striscia e rilanciata dagli avversari in Cisgiordania. L'ala militare del gruppo integralista è spaccata. Il leader Ahmed Al-Jabari disobbedisce agli ordini dei politici, ha una sua strategia che non risponde a quella del premier (deposto) Ismail Haniyeh. Una sfida sotterranea che è diventata pubblica al suono dei fucili mitragliatori, un mese fa, quando le divise blu della forza esecutiva, agli ordini del ministero degli Interni, tentano di arrestare gli uomini in mimetica delle Brigate Ezzedin Al-Qassam, accusati di crimini comuni.
I militanti si oppongono, Jabari si rifiuta di consegnarli, il governo si rivolge al boss dei boss Mohammed Deif, per anni in cima alla lista dei più ricercati dagli israeliani. Deif non ha un ruolo ufficiale, è considerato un simbolo del movimento. Paralizzato — dopo un'eliminazione mirata, e mancata, dell'esercito —, è ancora potente: decide che il nuovo capo dell'ala militare sarà Imad Akal. Jabari rifiuta, le bombe cominciano a scoppiare. Un vice di Jabari rimane ferito (versione ufficiale: incidente d'auto), un altro si ritrova l'esplosivo piazzato in casa.
L'attacco di venerdì sera, una carica sotto una macchina, ha colpito vicino alla spiaggia, dove le famiglie di Gaza si affollano al venerdì sera per fuggire dal caldo. I morti sono tra i leader delle Brigate Ezzedin Al Qassam, Iyad Al-Hayeh è il nipote di un parlamentare di Hamas. L'attentato è il più grave dagli scontri di oltre un anno fa, quando un blitz militare dei fondamentalisti ha dato al governo di Haniyeh il controllo della Striscia.
Pochi giorni fa, il presidente Abu Mazen aveva lanciato appelli alla riconciliazione. Messaggi rispediti alla Muqata dalle mitragliate di kalashnikov sparate in aria ai funerali e dalla rappresaglia decisa da Hamas. Almeno duecento attivisti di Fatah sono stati arrestati e la polizia ha perquisito una quarantina di uffici legati al movimento. «I collaborazionisti dietro a questi omicidi — ha proclamato Khalil Al-Hayeh — devono essere impiccati in piazza Palestina. Consideriamo i leader di Fatah responsabili, scelgano da che parte stanno». Un gruppo mai sentito prima, le Brigate Al Awda, ha rivendicato l'attacco e ha sostenuto di essere legato al Fatah.
La guerra interna è ripartita, mentre il cessate il fuoco con Israele resta in vigore. A Gaza, venerdì, ci sono state altre due esplosioni. Una ha centrato il ristorante Al Jazira: è già stato il bersaglio di gruppi islamici oltranzisti, che colpiscono negozi di musica, bar e internet caffé. L'altra bomba è saltata davanti alla casa di Marwan Abu Ras, un deputato di Hamas. «Vogliono far piombare la striscia nel caos — accusa Sami Abu Zuhri, portavoce del movimento —. Adesso dicono che gli arresti sono la seconda fase di un golpe: stiamo solo cercando gli assassini».
La forza esecutiva di Hamas è entrata nell'ufficio di Ziad Abu Amr, parlamentare indipendente, e in quello di Zakharya Al-Agha, membro del comitato esecutivo dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina. La casa di Mohamed Awidat, un altro capo di Fatah, è stata bersagliata con i lanciagranate perché si consegnasse. Il partito di Abu Mazen accusa Hamas di sfruttare l'attentato come giustificazione per cancellare la fazione avversaria. «A Nablus — replica Abu Zuhri — loro continuano ad arrestare i nostri attivisti».
Quarantacinque chilometri dividono Gaza dalla Cisgiordania. «Non sono mai sembrati così tanti», commenta sconsolato un giornalista di Al Ayam. Il suo giornale, voce ufficiale dell'Autorità, nella Striscia non entra più, ordine di Hamas.

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