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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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L'Unità - Il Manifesto Rassegna Stampa
27.07.2008 E' guerra civile a Gaza. Ma per Udg è un giallo e per Giorgio è colpa di Israele e Usa
sui due giornali ex cugini

Testata:L'Unità - Il Manifesto
Autore: Umberto De Giovannangeli - Michele Giorgio
Titolo: «Giallo sulla strage a Gaza, Hamas arresta attivisti di Fatah-Rispunta la guerra civile»

L'UNITA' e il MANIFESTO scoprono la guerra civile a Gaza, e pubblicano oggi, 27/07/2008, due articoli sull'argomento. Cauto, quello di Umberto De Giovannangeli, sull'UNITA', sul quale domina il colore giallo, nel senso del mistero. Appiattito sulle accuse < comunque > al nemico sionista e all'America, quello di Michele Giorgio sul MANIFESTO, al quale vanno fatti complimenti per la consumata abilità con la quale riesce a raccontare un episodio di guerra civile fra Hamas e Fatah dando la colpa a terzi. Davvero abile.

L'UNITA' - "Giallo sulla strage a Gaza, Hamas arresta attivisti di Fatah" - di Umberto De Giovannageli. a pag.11.

ACCUSE di «stragismo». Arresti di massa. Tensione alle stelle ieri nella Striscia di Gaza, dopo il misterioso attentato dinamitardo dell’altra notte in cui sono stati
uccisi cinque miliziani di Hamas e una bambina e sono state ferite una ventina di persone, tra cui diversi passanti. I servizi di sicurezza di Hamas hanno reagito arrestando 160 persone, legate all'opposizione, e erigendo numerosi posti di blocco in tutti i centri abitati. Le circostanze della deflagrazione restano da chiarire. Responsabili di Hamas hanno detto che è stata causata da una bomba nascosta sotto una macchina parcheggiata vicino a un'affollata spiaggia di Gaza City. In quel momento, un gruppo di attivisti del movimento integralista islamico stava consumando un picnick sulla spiaggia. L’attentato era stato preceduto da altri due, nei quali una persona era morta. La matrice di questi attentati resta finora misteriosa, anche se da parte di Hamas si è puntato il dito accusatore in direzione del maggiore rivale politico, al Fatah, provocando l'indignata smentita di quest'ultima organizzazione. «Accusando al Fatah si vogliono nascondere contrasti all'interno di Hamas» ha risposto il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas), leader del Fatah, in un comunicato nel quale si afferma che «il movimento al Fatah non ha nulla a che fare con queste dispute interne ad Hamas».
Un esponente di Hamas, Khalil Al Haya, ha detto che le autorità a Gaza «hanno informazioni secondo le quali alcuni elementi intendono compiere attentati contro gli interessi e i leader di Hamas per seminare l'anarchia». Intanto migliaia di persone hanno preso parte ieri mattina ai funerali delle vittime dell'attentato dell’altra sera. Mahmud A-Zahar, uno dei maggiori leader di Hamas, ha detto alla folla di aver ricevuto informazioni che potrebbero portare all'arresto dei colpevoli. «Forze ben individuate - ha tuonato al Zahar - in combutta col nemico sionista stanno cercando di colpire la resistenza». «Colpiremo questi criminali e i loro mandanti», - avverte minaccioso il capo dei “falchi” di Hamas. L'attentato dell’altra notte è uno dei più gravi da quando Hamas ha preso il pieno controllo della Striscia di Gaza, un anno fa, cacciando le forze fedeli ad al Fatah e al presidente Abu Mazen, ridotto a esercitare da Ramallah i suoi limitati poteri nella sola Cisgiordania.
Da allora la rottura tra Hamas e al Fatah è apparsa insanabile, anche se di recente da Abu Mazen è partito un appello alla riconciliazione nazionale, seppure condizionato alla rinuncia al potere a Gaza da parte di Hamas. «Questi atti criminali - ha detto ieri Hamas - provano che l'appello al dialogo partito da Ramallah è solo una menzogna che ha lo scopo di gettare polvere sugli occhi della gente per celare un complotto che intende uccidere e terrorizzare le nostre forze di sicurezza».Intanto nelle strade di Gaza è tornato un clima di paura per la presenza di numerosi posti di blocco di miliziani di Hamas che perquisiscono automobili e controllano l'identità delle persone, cercando di identificare sostenitori di al Fatah. La tensione è altissima. Come la paura di un nuovo bagno di sangue tra fazioni armate. Il giro di vite imposto da Hamas non ha risparmiato nemmeno gli uffici di organizzazioni assistenziali, sospettate di essere legate ad al Fatah. Tra i fermati c'è anche un cameraman palestinese della rete televisiva tedesca Ard. Gli agenti di Hamas hanno anche devastato l'ufficio e sequestrato l'automobile di un deputato palestinese indipendente, Ziad Abu Amr, eletto con il sostegno del movimento islamico ma poi avvicinatosi a Fatah. Perquisito infine l'ufficio della North Society for Social Devolpment, il cui direttore Ihab Nasser ha detto di non aver nulla a che fare con la politica e di gestire un campo estivo per bambini sponsorizzato dall'Onu. Se a Gaza a dominare è il «linguaggio» delle armi, la diplomazia sembra conquistare nuovi spazi sul fronte siro-israeliano. Siria e Israele riprenderanno nei prossimi giorni a Istanbul i loro colloqui di pace indiretti tramite la Turchia, L’annuncio è venuto ieri da Damasco. Durante questa quarta tornata del dialogo indiretto le parti discuteranno come passare alla fase dei colloqui diretti, hanno spiegato funzionari del governo siriano. I negoziati i indiretti sono iniziati in maggio.

IL MANIFESTO - " Rispunta la guerra civile ", di Michele Giorgio- a pag.10

GERUSALEMME
Le bombe e i morti di venerdì sera a Gaza city non potevano non lasciare il segno. Nelle ultime ore i rapporti tra Hamas e Fatah hanno toccato il punto più basso, a danno del «dialogo nazionale» ripreso nei mesi scorsi tra i due movimenti politici rivali allo scopo di mettere fine alla spaccatura profonda che da oltre un anno vede Gaza nelle mani di Hamas e la Cisgiordania sotto il controllo di Fatah e dell'Anp di Abu Mazen.
Gli islamisti puntano l'indice contro Fatah per l'attentato sulla spiaggia di Gaza city, in cui sono morti cinque suoi militanti (tutti delle Brigate Ezzedin Qassam) e una bambina di sei anni. Ieri all'alba la milizia islamica ha arrestato almeno 120 attivisti del partito di Abu Mazen, incluso un giornalista, Sawah Abu Saif, e perquisito oltre 40 sedi di Fatah, dove sono stati sequestrati computer e documenti. Scontri a fuoco tra le due parti sono esplosi a Tel Hawa. Gli agenti di Hamas hanno poi devastato l'ufficio e sequestrato l'automobile di un deputato, Ziad Abu Amr, eletto con il sostegno del movimento islamico ma poi avvicinatosi a Fatah.
Perquisito anche l'ufficio della «North Society for Social Devolpment», il cui direttore Ihab Nasser ha detto di non aver nulla a che fare con la politica e di gestire un campo estivo per bambini sponsorizzato dall'Onu. Ad aggravare la tensione sono state altre due esplosioni, sempre venerdì sera. La prima è avvenuta davanti al Caffè al-Jazeera (è morto l'attentatore), la seconda ha fatto a pezzi l'automobile di un dirigente di Hamas, Marwan Abu Ras.
«Questi atti criminali provano che l'appello al dialogo lanciato da Ramallah costituisce una menzogna per gettare fumo negli occhi e dissimulare un complotto mirante a uccidere e terrorizzare le nostre forze di sicurezza - ha protestato un alto dirigente di Hamas, Khalil al Hayya -. Abbiamo informazioni che alcuni elementi stanno progettando di compiere attentati contro gli interessi e i leader di Hamas per seminare anarchia».
Fatah da parte sua smentisce qualsiasi coinvolgimento e sostiene che l'attentato sarebbe il risultato di «faide interne» ad Hamas. «Il movimento islamico usa queste accuse per coprire quanto accade al suo interno», ha denunciato il portavoce di Fatah, Nayef Shtawi ma altri esponenti del suo partito hanno preso le distanze da queste affermazioni e condannato gli attentati che, hanno detto, «colpiscono anche civili innocenti». La popolazione ha le idee chiare: le esplosioni di venerdì sera sono il risultato del fallimento delle trattative tra Hamas e Fatah e, soprattutto, della decisione di andare ad una escalation da parte di quei settori del partito di Abu Mazen che rifiutano qualsiasi possibilità di intesa e riconciliazione con gli islamisti. Settori che sentono forti le pressioni degli Stati Uniti e di Israele e considerano la tregua tra il movimento islamico e lo Stato ebraico a Gaza solo un «passaggio» verso la resa dei conti definitiva con i rivali.
A capeggiare queste correnti, spiegano fonti ben informate, è in particolare Tayyeb Abdul Rahim, del Comitato centrale di Fatah, che, peraltro, sarebbe contrario allo svolgimento del congresso del partito (in preparazione da mesi) senza aver prima garantito la riconferma dell'attuale gruppo dirigente. Anche per questa ragione è stato emarginato Nasser Qidwa, nipote del presidente scomparso Yasser Arafat ed ex ministro degli esteri e ambasciatore all'Onu, che insiste per il rinnovamento della leadership e per l'adozione di una politica di maggiore fermezza nei confronti del negoziato, senza risultati, in corso con Israele.
E ora si fanno sempre più insistenti le voci che vorrebbero Abu Mazen vicino ad accettare un accordo non definitivo ma «provvisorio» con Israele (soluzione che sino ad oggi ha sempre respinto) pur di soddisfare la linea del Segretario di stato Condoleezza Rice la quale continua a ripetere che un'intesa tra israeliani e palestinesi è ancora possibile entro la fine dell'anno, come indicato all'incontro di Annapolis dello scorso novembre. Un esito temuto da gran parte dei palestinesi, inclusa la base di Fatah, perché non cambierebbe nulla sul terreno, ma che la leadership dell'Anp forse ritiene necessario per garantire la sua sopravvivenza politica.

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