Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Hezbollah minaccia nuovi rapimenti L'analisi di Rolla Scolari
Testata: Il Giornale Data: 20 luglio 2008 Pagina: 12 Autore: Rolla Scolari Titolo: «Hezbollah minaccia nuovi rapimenti»
Dal GIORNALE di oggi, 20/07/2008, a pag.12, con il titolo " Hezbollah minaccia nuovi rapimenti ", l'analisi di Rolla Scolari.
Hezbollah si fa beffe dell’approccio al dialogo dei Paesi arabi moderati - Egitto, Giordania e in minima parte Arabia Saudita - con Israele. Lo fa con un’offerta del leader Hassan Nasrallah di negoziare al posto del Cairo tra Hamas e Israele per la liberazione del soldato di Tsahal, Gilad Shalit, rapito nel 2006 a Gaza - subito rifiutata da Israele - seguita immediatamente dalle minacce del numero due del movimento. Naim Kassam, vice di Nasrallah, ha detto in un’intervista a un quotidiano del Qatar che Hezbollah prepara nuovi sequestri di soldati israeliani. Con lo scambio di prigionieri di pochi giorni fa, scompare un’altra delle giustificazioni della «resistenza» armata delle milizie: Israele non ha più detenuti libanesi. Kassam si affretta a specificare che Hezbollah ha comunque ancora bisogno dei suoi kalashnikov - la risoluzione 1701 dell’Onu chiede il disarmo di tutte le milizie libanesi dal 2004 - per via dei continui sorvoli israeliani e per vendicare la morte del suo comandante Imad Mughniyeh. È stato ucciso da un’esplosione a Damasco, a febbraio. Il movimento sciita accusa dell’attentato i servizi segreti israeliani. Le minacce di Hezbollah arrivano dopo giorni di intensi festeggiamenti in seguito alla scambio di prigionieri, definito un «trionfo» mediatico per il Partito di Dio persino dal New York Times. Il tappeto rosso steso a Beirut ad accogliere i cinque membri di Hezbollah rilasciati è per la propaganda del gruppo un’ulteriore prova che il suo approccio armato a Israele porti risultati. Hezbollah, l’alleato dell’Iran, sfida con le sue celebrazioni le politiche dei Paesi arabi moderati, sostenuti dalla comunità internazionale: le mediazioni del Cairo tra Hamas e Israele e tra Hamas e Autorità nazionale palestinese; i lenti negoziati dell’Anp con l’esecutivo Olmert; i tentativi di Riad di presentare un piano di pace. Nasrallah, dalle tv arabe satellitari, propone la sua alternativa, forte dell’ultimo «successo» mediatico: la sua «strategia di difesa» - riferimento alle sue prossime azioni militari - annunciata mercoledì, altri sequestri, l’incessante riarmo nel sud del Libano, mentre le intelligence occidentali temono un nuovo conflitto.
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