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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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L'Opinione Rassegna Stampa
12.07.2008 Abu Mazen a Roma batte cassa
lo racconta senza peli sulla lingua Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 12 luglio 2008
Pagina: 5
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «ABU MAZEN A ROMA PER BATTERE CASSA»

 Sull'OPINIONE di oggi, 12/07/2008, a pag.5, con il titolo "ABU MAZEN A ROMA PER BATTERE CASSA", Dimitri Buffa la racconta tutta senza peli sulla lingua. Agli amanti dello stile soft potrà non piacere, ma i fatti citati da Buffa sono tutti veri, ed è giornalismo onesto riportarli. Non nasconderli, come usa nel nostro paese.  Ecco il suo articolo:
Abu Mazen sta di nuovo a Roma. A battere cassa all¹Italia. Altri 20 milioni
di euro dal fondo della cooperazione allo sviluppo, praticamente a fondo
perduto, che si aggiungono ai 220 stanziati solo da questo capitolo di spesa
negli ultimi dieci anni.
Poi ci sono gli altri capitoli di spesa che portano a quasi un miliardo di
euro i soldi versati dall¹Italia nelle casse voraci (e custodite da persone
molto poco fidate) dell¹Anp nell¹ultimo decennio.
Ieri Abu Mazen , benchè sia un negazionista dell¹Olocausto, non conti
praticamente più nulla per il processo di pace con Israele e sia stato in
passato tra gli organizzatori dell¹attentato di Monaco del 1972, è stato
ricevuto in sequenza dalle più alte cariche dello stato. Prima una visita in
Campidoglio da Alemanno per la solita foto opportunity federalista e per
ravvivare la "politically correctness" della ex destra sociale, poi,
 di fila, si è fatto la tripla passerella istituzionale con Napolitano,
Berlusconi e Frattini. Oggi probabilmente tocca al Papa e alla diplomazia
vaticana.
Rispetto ad altre occasioni del genere, questa volta la caratteristica che
salta agli occhi è l¹ understatement, quasi nessuno fino a giovedì sera si
era ricordato di questa visita di "quasi stato", e l¹assenza di retorica
filo palestinese nelle piazze e nel Parlamento.
Finita l¹epoca dell¹equivicinanza della Farnesina, anche se Frattini fa
rimpiangere Fini per alcune sue dichiarazioni sull¹Iran e su Israele, finita
anche l¹era della rappresentanza parlamentare di verdi, sinistra esterema e
no global, quasi a nessuno in Italia importa un granchè del fatto che Abu
Mazen si faccia una due giorni romana in cerca di soldi e di improbabili
appoggi politici.
Era proprio dell¹altro giorno la notizia che uno dei dirottatori
dell¹Achille Lauro (evento accaduto il 7 ottobre 1985 e conclusosi con la
morte dell¹ebreo americano paralitico Leon Klinghoffer e con la vergognosa
liberazione di uno degli organizzatori del dirottamento a Sigonella,
sfiorando lo scontro armato tra i carabinieri italiani e i marines
americani) era stato liberato dopo avere scontato la pena in Italia e adesso
si ritrovava nella condizione di clandestino da espellere, mentre in realtà
aveva chiesto di potere restare qui da noi per motivi politici. Si ignora se
tra Abbas e Frattini si sia affrontata anche questa grottesca situazione.
Di certo ormai Abu Mazen non incanta più nessuno, né in patria, dove non è
mai stato "profeta", né fuori.
Dovrà accontentarsi dell¹ennesima e diseducativa elemosina di cooperazione e
dovrà fare qualche sorriso ai fotografi pronunciando parole generiche di
pace con gli israeliani. Una pace che lui non è più in grado non solo di
mantenere ma neanche di promettere.
A consuntivo di una carriera politica passata nell¹ombra del grande
terrorista internazionale Yasser Arafat, Abu Mzen può ben dire di avere
raccolto solo un pugno di mosche. Anzi un po¹ meno. Almeno Arafat riusciva a
tenere a bada Hamas e a mantenere l¹unità dei territori palestinesi. Con il
suo successore invece quel popolo che voleva uno stato si è frantumato in
due pezzi, creando a  Gaza un' ulteriore enclave di terrorismo islamico nel
Medio Oriente.
E se anche Israele è costretta a trattare con Hamas per il cessate il fuoco
da Gaza sulle città di confine e per liberare Shalit, fra poco saranno in
molti, in Cisgiordania e nel resto del mondo, a chiedersi  a cosa diamine
serva Abu Mazen e soprattutto a chi giovi continuare a finanziarlo a fondo
perduto.

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