Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Nuovi scontri in Libano indicano la fragilità degli accordi di Doha tra governo e Hezbollah
Testata: Il Foglio Data: 10 luglio 2008 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «La finestra libanese si sta per chiudere»
Da Il FOGLIO del 10 luglio 2008:
La ripresa della guerra civile a bassa intensità in Libano, dove negli scontri tra sunniti e sciiti di tendenza alawita si sono registrati ancora morti, fa intendere quanto sia fragile la trama della pacificazione nata dagli accordi di Doha. L’esercito regolare, il cui capo Michel Suleiman è stato eletto presidente, non riesce a riportare l’ordine né nel nord né ai confini meridionali con Israele, dove è ormai palesemente fallito il disegno di disarmare le milizie Hezbollah, che spadroneggiano alla faccia della missione Unifil, del tutto impotente anche a causa del mandato confuso che ha ricevuto. Ovviamente la stabilizzazione del Libano richiede un atteggiamanto moderato della Siria, che però non pare in grado di esercitare un’influenza univoca, a causa delle forti tensioni che contrappongono l’ala filoiraniana e quella interessata ai colloqui con Israele in corso attreverso la mediazione turca. Forse è anche la prospettiva che la presa sul medio oriente si allenti che spinge il regime di Teheran ad accentuare le sue minacce militari. Le milizie estremiste e terroriste, d’altra parte, cercano di ostacolare la pacificazione, con il pretesto di non poter resistere alla pulsione antisionista (come dicono ora esponenti di Hamas che pure hanno stabilito il cessate il fuoco con Israele). Il fattore tempo lavora per i nemici della pace, di quella generale del medio oriente, come di quella interna al Libano. Senza la formazione di un governo accettato dalle fazioni, annunciata come imminente, una volta dimostrato che l’esercito non è in grado, senza un appoggio politico, di ristabilire l’ordine, il pericolo di una ripresa su vasta scala degli scontri diventa una possibilità tutt’altro che remota. Una ridefinizione del ruolo della missione militare italo-francese sarebbe necessaria e forse fondamantale, ma deve essere concordata con un governo di Beirut. Anche per il Libano, come per la Siria, la finestra di opportunità per soluzioni negoziate dei conflitti interni ed esterni resterà aperta ancora per poco.
Per inviare una e-mail alla redazione del Foglio cliccare sul link sottostante