Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Iran: bufale riportate acriticamente le "sanzioni" europee" e l'attentato ad Ahmadinejad
Testata: Corriere della Sera Data: 24 giugno 2008 Pagina: 16 Autore: Luigi Offeddu - la redazione - Andrea Bonanni - Vincenzo Nigro Titolo: «Dall'Ue nuove sanzioni contro l'Iran - Teheran: «Al vertice Fao di Roma volevano uccidere Ahmadinejad» -Nucleare, l´Europa alza la voce nuove sanzioni contro Teheran - "Ahmadinejad è nel mirino volevano ucciderlo a Roma"»
Dal CORRIERE della SERA del 24 giugno 2008, un articolo sulle sanzioni europee all'Iran. La tiotolazione ( Dall'Ue nuove sanzioni contro l'Iran Sulla lista nera la prima banca di Teheran. Gli Usa: gli ayatollah sempre più soli La crisi sul nucleare La Melli Bank avrebbe finanziato i programmi di arricchimento dell'uranio) non permette di capire che la notizia è una bufala. Come chiarisce l'articolo: " i forzieri che si vorrebbe sprangare potrebbero essere già vuoti, o quasi: secondo voci insistenti, la Melli Bank (3.100 filiali, 45mila dipendenti, un portafoglio da una ventina di miliardi di euro) avrebbe trasferito in queste settimane gran parte dei propri depositi lontano da Teheran, in Cina o su altre piazze asiatiche"
Ecco il testo completo:
BRUXELLES — Venne fondata a Teheran l'11 settembre di ottant'anni fa: 11 settembre, come il giorno dell'attacco alle Due Torri di Manhattan. E questa coincidenza è parsa a qualcuno una sorta di segno, quando nel 2007 George W. Bush ha inserito la Melli Bank nella lista nera americana delle società che aiutano il terrorismo internazionale. Ma da ieri, la più antica e più importante banca della Repubblica islamica dell'Iran sta anche su un'altra lista nera, quella dell'Unione Europea: i suoi fondi nelle filiali di Londra, Amburgo e Parigi saranno congelati, i suoi dirigenti non otterranno i visti sul passaporto se vorranno viaggiare in uno dei 27 Paesi Ue. «È un segnale che il governo iraniano è sempre più isolato — ha subito commentato un portavoce della Casa Bianca — e che la comunità internazionale fa sul serio». Motivazione delle sanzioni: la Melli Bank avrebbe finanziato il programma di arricchimento dell'uranio iraniano, che secondo Usa e Ue è finalizzato alla realizzazione di armi atomiche, e dunque rientrerebbe fra quelle istituzioni e società prese di mira dalle risoluzioni dell'Onu. Nel suo ultimo viaggio in Europa, Bush aveva chiesto alla Ue di muoversi, e questa è evidentemente la risposta. Ma spesso, politica e diplomazia viaggiano su binari che appena si sfiorano fra loro, o non si sfiorano per nulla: e così mentre ieri Bruxelles annunciava le nuove misure, e mentre in Israele Nicolas Sarkozy definiva «inaccettabile » l'ipotesi di un Iran dotato di armi atomiche, da Teheran giungeva la notizia che il governo iraniano socchiudeva una porticina al negoziato. Mohammad Ali Hosseini, portavoce del ministero degli esteri, dice di aver scorto «un terreno comune incoraggiante » nelle ultime proposte giunte dal «5+1», il gruppo di Paesi (Gran Bretagna, Usa, Germania, Francia, Cina, Russia) che sta premendo sull'Iran per giungere a una soluzione negoziata. Con quelle proposte Javier Solana, l'alto rappresentante per la politica estera della Ue, era volato a Teheran: la replica — o un'ombra di replica — arriva ora. Hosseini aggiunge che sarebbe «illogico» sospendere il programma di arricchimento dell'uranio, ma già quell'accenno a un «terreno comune» potrebbe facilitare altri tentativi di mediazione. Ad ogni buon conto, le restrizioni nei viaggi annunciate ieri, e le altre che verranno annunciate oggi, riguardano manager e dirigenti iraniani, una ventina in tutto, ma non i politici: la Ue fa capire di voler mantenere uno spiraglio aperto alla trattativa. Le sanzioni contro la Melli Bank erano state concordate a Bruxelles durante il Consiglio Europeo ( il vertice dei capi di Stato e di governo, ndr), e sono state formalizzate ieri «senza dibattito» alla prima riunione ufficiale dopo lo stesso Consiglio, e cioè all'incontro fra i ministri dell'agricoltura e della pesca: una cornice non certo marziale, ma così prevedevano le procedure Ue e così è stato fatto. L'altro giorno, il primo ministro Gordon Brown aveva dato per imminente tutto ciò che è avvenuto in queste ultime ore, ed era stato indirettamente smentito: forse non era ancora venuto il momento di dare l'annuncio. Ora però, potrebbe essere già tardi per il «castigo» e i forzieri che si vorrebbe sprangare potrebbero essere già vuoti, o quasi: secondo voci insistenti, la Melli Bank (3.100 filiali, 45mila dipendenti, un portafoglio da una ventina di miliardi di euro) avrebbe trasferito in queste settimane gran parte dei propri depositi lontano da Teheran, in Cina o su altre piazze asiatiche.
Altra bufala riportata senza senso critico dal CORRIERE: quella circa piani per uccidere Ahmadinejad a Roma:
TEHERAN — Uno stretto collaboratore di Ahmadinejad ha denunciato ieri un «complotto» per uccidere il presidente iraniano durante la sua recente visita a Roma, il 3 giugno scorso, per il vertice della Fao. Ali Zabihi ha affermato che vi era già stato un piano per «sequestrare il presidente» durante la sua visita a Bagdad, nel marzo scorso, e un altro per «assassinarlo durante il vertice della Fao» all'inizio di questo mese a Roma. «Entrambi i complotti sono stati vanificati per il volere di Dio», ha aggiunto Zabihi. Secondo il consigliere di Ahmadinejad, i piani erano «in linea con gli ordini dati da Bush per assassinare autorità iraniane». La recente visita di Ahmadinejad a Roma sarebbe anche all'origine della rimozione dell'ambasciatore di Teheran in Italia, Abolfazl Zohrevand, in carica da meno di due anni. Nei giorni scorsi era già stata preannunciata e motivata con il «fiasco» del soggiorno romano di Ahmadinejad, che non è stato ricevuto né dal Papa né da alcuna autorità di governo
Nucleare, l´Europa alza la voce nuove sanzioni contro Teheran titola La REPUBBLICA. Ecco l'articolo:
BRUXELLES - L´Unione europea ha adottato ieri le nuove sanzioni economiche contro l´Iran che erano state annunciate all´ultimo vertice Ue-Usa con il presidente Bush. Le misure riguardano il congelamento di beni di una quindicina di istituti finanziari iraniani che operano in Europa e il divieto di concessione dei visti per una ventina di «alti dirigenti del programma nucleare iraniano». La decisione è stata approvata formalmente e senza discussione dai ministri dell´Agricoltura riuniti a Lussemburgo, perché il Consiglio può deliberare qualsiasi sia la sua composizione, ma era stata in realtà messa a punto nelle settimane scorse dalle diplomazie dei Ventisette. L´Unione aveva però preferito attendere qualche tempo dopo la visita di Solana in Iran, dove il responsabile della politica estera europea aveva portato l´ultima proposta negoziale messa a punto dal gruppo di sei Paesi che si è fatto carico di bloccare le ambizioni nucleari iraniane: Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania. Di fondo la proposta di Solana ricalcava quella già avanzata nel 2006: l´impegno dell´Iran a fermare l´arricchimento dell´uranio in cambio dell´aiuto europeo a dotarsi di centrali nucleari per uso civile. Questa volta però il plenipotenziario internazionale aveva anche chiesto a Teheran di rallentare l´allestimento di nuovi impianti almeno per il tempo necessario a intavolare nuovi negoziati. Il regime degli ayatollah non ha però raccolto l´invito, e ieri sono scattate le misure punitive. La misura che probabilmente si rivelerà più dolorosa per Teheran e per le sue ambizioni nucleari è il congelamento delle attività europee della Melli Bank, la principale banca iraniana che ha succursali a Londra, Amburgo e Parigi. È proprio attraverso la Melli Bank, sospettano gli europei, che gli iraniani finanziano le operazioni necessarie ad acquistare il materiale per gli impianti di arricchimento dell´uranio. Sempre tramite la banca passerebbero molti dei finanziamenti degli ayatollah ai gruppi islamici radicali del Medio Oriente. È difficile dire comunque quanto il congelamento dei beni finanziari iraniani in Europa, deciso dopo essere stato lungamente preannunciato, possa aver effettivamente colpito il regime di Teheran. Secondo i giornali iraniani, il governo ha da tempo già trasferito fuori dalle succursali europee la gran parte degli asset di cui dispone, per un totale - si dice - di oltre settanta miliardi di dollari. La banca ha smentito la notizia, confermando di voler mantenere le proprie attività in Europa, nonostante le sanzioni. Le misure di restrizione dei visti, invece, non riguardano nessuno degli esponenti di spicco del regime di Teheran. Una scelta deliberata per sottolineare che Bruxelles, nonostante le sanzioni, intende mantenere aperta la strada del dialogo ed è pronta a intavolare negoziati non appena gli iraniani dimostreranno concretamente di prendere in considerazione le proposte di Solana. Tra queste, in cambio della sospensione dell´arricchimento, non c´è solo il pieno accesso alla tecnologia nucleare europea per usi civili, ma anche la disponibilità ad una ampia serie di accordi commerciali «in campo energetico», che potrebbero anche riguardare le esportazioni di petrolio iraniano.
Sempre su REPUBBLICA Vincenzo Nigro si dimostra più incline della stessa stampa "riformista" iraniana (comunque di regime, altrimenti sarebbe stata chiusa da tempo) a credere alla propaganda "fuori controllo" di Ahmadinejad. Ecco il testo:
ROMA - «La politica del presidente Ahmadinejad negli ultimi tre anni ha dato molto fastidio, in tutto il mondo: per questo c´è qualcuno che ha provato a metterlo fuori gioco o assassinarlo, prima durante la sua visita a Bagdad in marzo, e poi a Roma in giugno». Le parole di Alì Zabihi, uno dei consiglieri del presidente iraniano, sono molto chiare. Ma ormai tutto quanto riguarda il presidente iraniano viene considerato qualcosa a cavallo tra l´assurdo e la provocazione. E infatti, quando l´agenzia Fars ha rilanciato questa denuncia di Zabihi, immediatamente i giornali riformisti iraniani hanno preso in giro il consigliere e il suo presidente: «Siete stati all´Onu a New York, e allora perché gli americani non hanno provato a ucciderlo lì? Ormai la vostra propaganda è fuori controllo, il problema è che inizia a danneggiare il Paese». La verità però è che la storia di un complotto, di un "qualcosa" per danneggiare Ahmadinejad non sembra del tutto campata per aria: era già girata a Roma nei giorni successivi alla visita alla Fao. Un fatto: lo staff di Ahmadinejad aveva deciso di prendere qualche contromisura dopo che erano stati registrati livelli di radiazioni anomali nella residenza dell´ambasciatore iraniano a Roma. Come confermano ambienti iraniani, «una squadra di tecnici inviata da Teheran per preparare la visita aveva rilevato nella residenza un livello di contaminazione altissimo, fuori da ogni norma». Nella villa sulla Camilluccia Ahmadinejad avrebbe dormito se fosse rimasto almeno una notte a Roma, cosa che poi non è avvenuta anche perché non è stato possibile organizzare per lui incontri con papa Ratzinger o con esponenti del governo italiano. Dopo l´allarme dei servizi di sicurezza iraniani, l´ambasciatore Abolfazl Zohrevand e la sua famiglia hanno dormito fuori casa per molti giorni, per timore che il livello di contaminazione nella villa potesse davvero essere dannoso. «Una seconda squadra, con altri strumenti di rilevazione, è arrivata poi a Roma con il presidente il giorno della visita», dice la fonte iraniana, «e anche loro hanno rilevato livelli di contaminazione pericolosi». Partito Ahmadinejad, l´ambasciatore in Italia ha protestato immediatamente col Ministero degli Esteri, chiedendo che le autorità italiane facessero una loro rilevazione. «Ma gli italiani hanno aspettato troppo, hanno inviato una squadra a controllare la villa quando era passato troppo tempo perché il livello di contaminazione permanesse», dicono fonti iraniane in Italia. È dunque probabile che ci sia questo episodio misterioso dietro l´uscita del consigliere di Ahmadinejad. «I complotti per assassinare il presidente in Iraq e a Roma grazie a Dio sono falliti», dice ora il consigliere del presidente. Per Zabihi i complotti contro Ahmadinejad «sono in linea con gli ordini dati dal presidente Bush di uccidere i leader iraniani, la situazione è simile a quella dei primi anni seguiti alla rivoluzione islamica del 1979, alcune persone all´interno e all´esterno del Paese stanno cercando di creare un´atmosfera avvelenata per preparare un´azione contro di lui». Tutto questo verrà seguito molto più da vicino nei prossimi mesi dall´ambasciatore Zohrevand: confermando le anticipazioni della scorsa settimana, il suo governo ha deciso di richiamarlo a Teheran, e ieri il portavoce del ministero degli Esteri, Mohammad Ali Hosseini lo ha confermato. Zohrevand è molto vicino ad Ahmadinejad, ha poco senso che sia stato lo stesso presidente a volerlo sostituire. Più verosimile è che il dissidio sia col ministro degli Esteri Manoucher Mottaki.
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