Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Minaccia iraniana: Israele si prepara all'opzione militare ? un articolo di Umberto De Giovannangeli
Testata:La Repubblica Autore: la redazione Titolo: «Israele-Iran, non è più solo «guerra psicologica» - El Baradei, dell’Aiea «Attaccare l’Iran è follia»»
Un articolo di Umberto De Giovannangeli sui presunti preparativi israeliani per un attacco preventivo all'Iran, da L'UNITA' del 23 giugno 2008:
NON È PIÙ SOLO GUERRA PSICOLOGICA. È molto di più. È la preparazione di uno «strike» aereo preventivo. Condotto da chi è già oggi convinto che la strategia delle sanzioni è destinata al fallimento. Ufficialmente non c'è alcuna conferma, ma neanche smentite né da parte di fonti governative né dei comandi militari. Ma fuori dall'ufficialità, fonti autorevoli a Gerusalemme confermano a l'Unità quanto rivelato alcuni giorni fa dal New York Times: Israele si prepara ad esercitare l'opzione militare contro il Nemico iraniano prima che questi possa portare a compimento il suo piano nucleare. Che l'opzione militare sia «inevitabile», lo aveva detto a chiare note il vice premier israeliano Shaul Mofaz anche in un colloquio con l'Unità. Diversi analisti politici avevano dato una lettura tutta interna alle «sparate» dell'ex capo di stato maggiore israeliano: Mofaz, si è detto, cerca di scalzare Ehud Olmert dalla guida di Kadima. Ma pochi potevano sapere che le esternazioni di Mofaz avvenivano pochi giorni dopo la prova generale condotta dalle forze armate israeliane per un attacco aereo in grande stile contro le installazioni nucleari di Teheran. Le esercitazioni, effettuate sul Mediterraneo e sulla Grecia, hanno coinvolto oltre 100 caccia F-16 e F-15 nonché elicotteri ed aerei cisterna. I velivoli si sono spinti oltre 1500 chilometri da Israele, cioè la distanza che separa il territorio israeliano dalla centrale nucleare di arricchimento dell'uranio di Natanz. Gli esperti americani, sollecitati dal New York Times, hanno notato che l'esercitazione mirava a riprodurre le operazioni di rifornimento aereo e di soccorso con elicotteri di piloti di caccia eventualmente abbattuti che sarebbero ipotizzabili in un attacco contro le installazioni nucleari iraniane e contro i suoi missili a lungo raggio. Secondo gli esperti del Pentagono la massiccia esercitazione aerea mirava anche ad inviare un messaggio agli Stati Uniti e ad altri Paesi: Israele è pronto ad agire con le forze militari contro l'Iran se gli sforzi diplomatici per bloccare Teheran dal produrre uranio arricchito continueranno a non dare risultati. Il messaggio è stato inviato anche agli iraniani. Siamo ormai oltre la guerra psicologica. A quanto risulta a l'Unità, nei giorni successivi alle esternazioni «muscolari» di Mofaz funzionari israeliani hanno spiegato ai colleghi americani che le affermazioni del vice premier non rispecchiano la politica israeliana. Ma hanno confermato nello stesso tempo che Gerusalemme ha piani di attacco pronti nei confronti delle installazioni nucleari in Iran che potrebbero essere attuati con preavviso minimo se dovesse presentarsi la necessità. Nel frattempo l'Iran sta correndo ai ripari. Di recente ha ricevuto dalla Russia due sistemi radar destinati a migliorare la capacità di Teheran di individuare velivoli in volo a bassa quota. Inoltre l'Iran sta per acquistare dalla Russia una quantità di missili terra-aria SA-20. Quando le forze armate iraniane saranno padrone di queste difese un attacco a sorpresa israeliano diventerebbe molto più difficile. Una situazione che aumenta il nervosismo di chi teme un attacco «chirurgico» israeliano contro le installazioni nucleari iraniane come già fatto in settembre contro l'impianto in costruzione in Siria con l'aiuto a Damasco della Corea del Nord. Un attacco avvenuto con l'apparente beneplacito degli Usa. Che non sembrano ansiosi di dare «luce verde» agli israeliani per una azione aerea con l'Iran. Ma intanto le forze israeliano si stanno esercitando. E a conferma che si è ormai oltre la «guerra psicologica», c'è la decisione assunta ieri dal premier Olmert di prolungare di un anno l'incarico l'incarico del capo del Mossad, Meir Dagan, del quale Olmert ha elogiato gli «eccezionali successi». La riconferma di Dagan è interpretata da diversi commentatori come un segno che è prossima un'operazione di Israele contro gli impianti nucleari dell'Iran. D'altro canto, l'obiettivo principale del Mossad negli ultimi quattro anni almeno è sicuramente l'Iran per il suo programma nucleare, ritenuto una minaccia per l'esistenza di Israele. I servizi segreti israeliani pensano che l'Iran riuscirà a disporre di una bomba atomica già nel 2010 e che tra pochi mesi avrà acquisito tutto il know-how necessario per produrla. La riconferma di Dagan a capo del Mossad per il sesto anno potrebbe ora segnalare che per Israele il momento di agire contro l'Iran si sta rapidamente avvicinando. Per inviare una e-mail alla redazione della Repubblica cliccare sul link sottostante