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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - La Repubblica Rassegna Stampa
21.06.2008 Gran nuotatore o abile terrorista ?
Peccato che non possa andare alle olimpiadi, è già un eroe

Testata:La Stampa - La Repubblica
Autore: Aldo Baquis Repubblica web
Titolo: «Nella rete l'uomo-pesce palestinese»

Aldo Baquis, sulla STAMPA di oggi, 21/06/2008, a pag.14, con il titolo " Nella rete l'uomo-pesce palestinese", narra le prodezza di Subhi Jadallah, prodigioso nuotatore di Gaza, di professione non solo esperto nuotatore ma anche nel trasporto illegale   di armi e droga in Israele. L'articolo è a metà tra la cronaca sportiva, bene esemplificata nell'illustrazione, dove si vedono nuotare in mare dei ragazzi che sventolano la bandiera palestinese, ed una cronacadi ordinario terrorismo. In buon stile < Baquis > l'ultimo capoverso, dedicato alle olimpiadi. Ma REPUBBLICA, nell'edizione web di ieri sera, surclassa Baquis e lo trasforma, minimizzandone gli atti, in un eroe. Pubblichiamo la STAMPA, poi REPUBBLICA:

Aldo Baquis:

Nuotatore dotato di straordinaria resistenza, il manovale Subhi Jadallah, 32 anni, è stato forse negli ultimi anni uno dei palestinesi più liberi nei loro movimenti fra il quasi milione e mezzo di abitanti della striscia di Gaza. Mentre Israele imponeva loro uno stretto isolamento terrestre e marino, lui salutava cordialmente gli amici nel povero campo profughi di Shati (dove abita il leader di Hamas, Ismail Haniyeh) e raggiungeva indisturbato Tel Aviv ogni volta che ne sentiva impellenza: nuotando fino a una spiaggia di sua conoscenza, fra Ziqim ed Ashqelon, nel Sud di Israele. In tutto, una quindicina di chilometri. Là saliva sul primo autobus, un'ora dopo era a Tel Aviv.
Jadallah ha lasciato esterrefatti gli investigatori della polizia israeliana (che lo hanno sorpreso per caso il mese scorso, in una strada di Jaffa) affermando di aver percorso a nuoto negli ultimi anni il tragitto Gaza-Ashqelon «decine di volte». La settimana prossima il suo caso sarà vagliato da un tribunale israeliano.
Secondo la stampa si tratta di un «superman» palestinese coinvolto in traffici di stupefacenti e nella progettazione di uno spettacolare attentato, rimasto comunque sulla carta. Ma a Gaza attorno alla sua figura non c'è alcun alone di mito: se davvero ha compiuto le imprese che ha decantato alla polizia di Tel Aviv, il manovale è anche un super-specialista delle attività clandestine.
Jadallah ha spiegato agli inquirenti di aver iniziato a infiltrarsi in Israele spinto dalla miseria. A Gaza c'era solo disoccupazione, mentre a Ramleh (Tel Aviv) poteva lavorare come muratore. Nuotava per guadagnarsi il pane, ma il precario stipendio non bastava mai. Jadallah iniziò allora a fare spedizioni per conto di spacciatori di droghe e il suo nome cominciò a girare in ambienti equivoci.
Nel 2005 ha avuto la prima proposta dei Martiri di al-Aqsa (al Fatah). Offrivano 60 mila dollari, una cifra sufficiente per acquistare una comoda casa a Shati. In cambio doveva aiutare un kamikaze a raggiungere il porto di Ashqelon e far saltare la pipeline. Ma il mare era infestato di Daburim, le motovedette della marina israeliana, e l'ordigno era voluminoso. Il progetto rimase sulla carta.
Anche il Fronte popolare per la liberazione della Palestina gli chiese di mettere i muscoli a disposizione della causa nazionale, ad esempio uccidendo un militare israeliano. Jadallah rifiutò. Secondo la polizia accettò invece di trasportare a Jaffa (Tel Aviv) una partita di fucili M-16. Con il suo arresto Gaza ha perso un agonista preparato, che forse in circostanze politiche diverse avrebbe potuto darle lustro sportivo. Alle Olimpiadi sarà rappresentata da un solo atleta: un podista allenatosi caparbiamente per 10 anni, incurante dei combattimenti e della presenza occasionale di mezzi blindati israeliani.                                                

 REPUBBLICA è peggio della STAMPA. Nella sua edizione web  il protagonista delle nuotate, diventa addirittura " Il palestinese più libero di Gaza" !! leggere per credere:

ESTERI

Per anni l'uomo, nuotando, ha rotto il rigido isolamento militare della Striscia
Arrivava dall'altra parte e prendeva un bus per Tel Aviv senza essere scoperto

Israele, in cella l'agente Jadallh
il palestinese più libero di Gaza


Israele, in cella l'agente Jadallh il palestinese più libero di Gaza

Un soldato israeliano

TEL AVIV - Lo scorso mese a Jaffa la polizia israeliana ha chiuso in cella quello che per diversi anni è stato probabilmente il palestinese più libero di tutta la Striscia di Gaza. Una pattuglia che arriva inattesa, la richiesta dei documenti, i primi sospetti, l'arresto. Si è conclusa così, nel modo più banale, la spettacolare avventura di Subhi Jadallah, 32 anni, un palestinese di Gaza che per anni, nuotando, è riuscito a rompere il rigido isolamento militare della Striscia imposto da Israele.

Ogni volta che aveva bisogno di entrare in Israele, l'atletico Jadallah semplicemente indossava il costume da bagno, andava alla spiaggia del campo profughi di Shati (Gaza) e cominciava a nuotare. Quindici-venti chilometri più a nord individuava una spiaggia israeliana tranquilla, fra Ziqim e Ashqelon, si rivestiva e saliva sul primo autobus per Tel Aviv.

Gli inquirenti della polizia israeliana che lo hanno interrogato nelle scorse settimane sono trasecolati nell'apprendere che Jadallah negli ultimi anni ha percorso il tragitto Gaza-Ashqelon, e viceversa, decine di volte. All'inizio, ha spiegato, era solo un tentativo di sfuggire alla miseria. A casa c'era una famiglia da mantenere: Subhi allora nuotava in Israele, lavorava come manovale in un cantiere edile di Ramleh (Tel Aviv) e ogni tanto tornava in visita a Gaza, via mare.

Durante le lunghe e solitarie nuotate ha poi pensato che, tutto sommato, avrebbe potuto arrotondare il magro stipendio anche trasportando qualche pacchetto di stupefacenti. Il suo nome ha così cominciato a circolare in ambienti che sono soliti lavorare nell'ombra.

Tre anni fa - secondo l'atto di accusa che sarà discusso a giorni nel tribunale di Beer Sheba (Neghev) - fu un emissario delle Brigate dei martiri di al-Aqsa a proporgli di mettere i suoi muscoli al servizio della causa nazionale palestinese. Gli fu spiegato che doveva aiutare un kamikaze a raggiungere il porto di Ashqelon. L'obiettivo era far saltare in aria una struttura dell'oleodotto. In caso di successo, avrebbe ricevuto la cifra (di tutto rispetto, per gli standard del campo profughi di Shati) di 60 mila dollari. Ma l'operazione non si concretizzò, anche perché non era facile portare alla meta 100 chilogrammi di esplosivo.

Due anni fa, anche il Fronte popolare per la liberazione della Palestina pensò che Jadallah poteva risultare utile: ad esempio, per uccidere di sorpresa un soldato israeliano. Ma Jadallah rifiutò. Secondo la polizia israeliana, nel luglio 2007 Jadallah nuotò tre volte fra Gaza e la spiaggia di Ziqim. Si recò in autobus a Tel Aviv e poi a Jaffa trattò l'acquisto di una partita di fucili M-16. Ma alla fine, il sistema si è inceppato. E Jadallah è finito in manette.

(20 giugno 2008)

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