GAZA - Dalle 06:00 di questa mattina tacciono le armi nella zona di frontiera fra la striscia di Gaza e il Neghev israeliano. La tregua fra Hamas ed Israele, mediata dall'Egitto, per il momento regge e sia sul versante palestinese sia su quello israeliano la popolazione cerca di tornare alla normalità dopo un anno di continue violenze. Prima che la tregua entrasse in vigore un miliziano palestinese è stato ucciso da un velivolo israeliano mentre cercava di sparare un razzo.
In seguito una motovedetta israeliana ha aperto il fuoco in direzione della costa di Gaza. A Tel Aviv è stato spiegato che si è trattato solo di tiri di avvertimento destinati ad un peschereccio. Il sollievo per la popolazione è stato immediato. A Gaza i miliziani sono pressoché scomparsi dalle strade e sono rientrati nelle caserme anche se assicurano di essere pronti a tornare in azione in caso di necessità.
La riapertura dei valichi con Israele sembra imminente: da quel momento potranno nuovamente entrare a Gaza tutti i generi di viveri e di merci. In particolare è molto atteso il ritorno del gas da cucina e dei combustibili. Anche le città e i villaggi israeliani vicini a Gaza, che ieri sono stati esposti ad un nutrito bombardamento, oggi finalmente respirano. Gli agricoltori della zona, che nelle settimane passate lavoravano nel timore di essere colpiti da cecchini o da mortai, sono tornati oggi nei loro campi. Ieri il premier israeliano Ehud Olmert ha avvertito che la tregua con Hamas rischia di essere fragile. Oggi ha aggiunto che se sarà infranta, Israele sarebbe costretto ad avviare una vasta operazione militare a Gaza. Eppure la sensazione generale è che la tregua sia destinata a resistere, almeno diverse settimane.
Hamas si prefigge adesso di trarne anche vantaggi politici: ad esempio ricucendo la frattura con al-Fatah avvenuta un anno fa quando gli islamici si impadronirono con la forza della Striscia. Adesso essi invitano il presidente Abu Mazen (al Fatah) a venire in visita a Gaza e affermano che anche al-Fatah e l'Unione Europea saranno consultate da Hamas ed Egitto per la riapertura del valico di Rafah, fra Gaza e il Sinai. In questo contesto ottimistico spicca il dolore della famiglia Shalit, ossia del soldato catturato due anni fa da miliziani palestinesi e tenuto prigioniero a Gaza. Il padre di Shalit ha detto oggi alla stampa di sentirsi tradito dal suo governo che - a suo parere - avrebbe dovuto condizionare la tregua alla liberazione del figlio.
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