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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.06.2008 Accusiamo Gheddafi, che "usa gli stranieri come carne da cannone per sottometterci al suo arbitrio"
un editoriale di Magdi Cristiano Allam, che torna ad essere minacciato dagli islamisti italiani, insieme a Silvio Berlusconi

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 giugno 2008
Pagina: 0
Autore: Magdi Cristiano Allam - Guido Olimpio
Titolo: ««Reato di emigrazione»: accusiamo Gheddafi il dittatore - Minacce sul sito qaedista italiano «Berlusconi e Allam morti viventi»»

Dal CORRIERE della SERA del 18 giugno 2008, un articolo di Magdi Cristiano Allam

Se proprio non vogliamo introdurre il reato di immigrazione clandestina perché a detta dei magistrati la sua applicazione paralizzerebbe la giustizia, se non possiamo nemmeno considerare la clandestinità come un'aggravante della pena perché secondo la Commissione Europea sarebbe discriminatoria nei confronti dei cittadini comunitari, almeno permettiamoci di sanzionare con il reato di emigrazione clandestina l'attività del Grande burattinaio che dall'altra sponda del Mediterraneo usa gli stranieri come carne da cannone per sottometterci al suo arbitrio: il dittatore libico Gheddafi.
E' la conclusione sensata di una vicenda apparentemente complessa e irrisolvibile, certamente paradossale e tragica, che ci impone di far riferimento a delle certezze sul piano della corretta rappresentazione della realtà, dei valori che ci ispirano e dell'azione da perseguire per realizzare il legittimo interesse nazionale. Cominciamo con il chiamare le cose con il loro nome e cognome. Se un estraneo irrompe in casa nostra, noi ci sentiamo in diritto e in dovere di far intervenire le forze dell'ordine per arrestarlo e sanzionarlo, nella certezza che abbia infranto la legge che tutela l'inviolabilità del domicilio privato, indipendentemente dal fatto di conoscere quali possano essere state le sue motivazioni e senza attendere di subire le conseguenze del suo gesto qualunque esse siano. Ebbene non si capisce perché ciò che è estremamente chiaro e inoppugnabile nel microcosmo della casa individuale, diventa totalmente contraddittorio e discutibile nel macrocosmo della casa collettiva, la nostra città o il nostro Stato. E' un principio a tal punto cristallino che il reato di immigrazione clandestina esiste in Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Svizzera senza che nessuno li abbia accusati di essere forcaioli o razzisti e senza che la giustizia in questi Paesi si sia arenata. Ma evidentemente noi italiani dobbiamo distinguerci per quell'insieme di buonismo, ignoranza e settarismo che alimentano il pregiudizio ideologico che trasversalmente, a destra e a sinistra, in seno al potere esecutivo, legislativo o giudiziario, ostacola la crescita della cultura del bene comune e dell'interesse nazionale.
Così non si capisce perché lo stesso fenomeno dell'immigrazione clandestina venga valutato in modi diametralmente opposti a seconda dell'esito della traversata dalla sponda meridionale a quella settentrionale del Mediterraneo. Se i clandestini arrivano sani e salvi, ci sentiamo tutti rasserenati e tendiamo a non voler neppure prendere in considerazione il fatto che hanno commesso un reato. Ma se i clandestini muoiono in mare, a seconda delle proporzioni della catastrofe, ci sentiamo tutti afflitti fino al punto da autoattribuirci una colpa collettiva, quasi fossimo noi i veri responsabili di quei morti che meritano certamente tutto il nostro cordoglio umano.
Oggi noi favoriamo la morte dei clandestini che s'affidano alle carrette dei mari perché abbiamo accreditato l'immagine di un'Italia come terra di nessuno, senza né leggi né regole, dove la clandestinità non è reato e il clandestino viene rapidamente rimesso in libertà perché il foglio di via è soltanto carta straccia. Così noi favoriamo la morte dei clandestini perché non vogliamo sanzionare il principale responsabile di questa tragedia, il dittatore libico Gheddafi che da anni strumentalizza la vita di centinaia di migliaia di stranieri disperati che sono stati abbandonati al loro destino in Libia, per condizionare le scelte politiche ed economiche dell'Italia, individuata come la valvola di sfogo ideale delle frustrazioni del popolo libico. Questa è la realtà dei fatti.
Purtroppo fino ad oggi all'affermazione della nostra sovranità nazionale e alla salvaguardia della vita umana anteponiamo la garanzia delle forniture petrolifere e delle commesse economiche, immaginando che la ragion di Stato possa tradursi nella svendita dei valori e nel cedimento della politica

Sempre dal CORRIERE della SERA, un articolo di Guido Olimpio sulle minacce terroristiche contro Allam e contro Silvio Berlusconi:

WASHINGTON — Internet a volte è come una cassetta della posta. Puoi infilarci quello che vuoi. Difficile stabilire l'autenticità del messaggio e soprattutto chi c'è dietro. Ed è dunque con la più grande cautela che vanno accolte le nuove minacce, via Internet, nei confronti del premier Silvio Berlusconi e del vicedirettore del Corriere
Magdi Allam. «Sono due morti che camminano...proprio come si definiva Falcone... messaggio in codice?! Forse». E' questo il testo apparso sulla sezione italiana di El Ekhlas, sito di propaganda qaedista. Il messaggio - individuato da Hamza Boccolini di Aki International è firmato con uno pseudonimo: «Muhajir Allah Wada'a Ahlahu» (emigrante di Allah che ha dato l'addio alla sua gente). La prima reazione degli uffici dell'antiterrorismo è stata misurata: «Non c'è motivo di allarme ma nulla può essere trascurato».
L'autore del messaggio potrebbe essere un immigrato di seconda generazione che conosce l'italiano e che segue con attenzione quello che avviene nel nostro paes e. Qualche giorno fa Muhajir si è occupato della partecipazione di una organizzazione islamica, la Iadl, al Gay Pride di Roma ed ha colto l'occasione per un altro intervento: «Sono questi cosiddetti musulmani moderati che piacciono al buon vecchio Berlusconi».
La versione italiana di El Ekhlas è gestita da un simpatizzante che si presenta come «lo sgozzatore degli apostati » ed è probabile che risieda all'estero. Nel sito sono frequenti gli attacchi nei confronti di Berlusconi e di Allam, ancora di più oggetto di strali dopo la conversione al Cristianesimo. Nelle sue pagine
El Ekhlas ospita gli interventi di Osama, tradotti ovviamente in italiano, e sono frequenti i riferimenti al sedicente imam di Carmagnola, Abdul Qadir Mamour, che dopo l'espulsione dall'Italia vive in Senegal. Fino all'inizio dell'anno era proprio Mamour ad animare una pagina web frequentata da estremisti e spesso tribuna per moniti nei confronti dell'Italia. Il sito è stato poi chiuso dalla magistratura il 22 febbraio, ma gli internauti che strizzano l'occhio al binladismo si sono trasferiti su El Ekhlas.
Oggi sono molti i siti che fanno da megafono a qualsiasi gesto della nebulosa integralista. Per le autorità è tuttavia difficile stabilire la reale pericolosità dei personaggi coinvolti. Alcuni si accontentano di spedire comunicati incendiari. Altri hanno dei contatti con terroristi veri. Come il caso del marocchino «Irhabi 007», arrestato a Londra e complice di una cellula pronta a colpire.
Meno netto il profilo della belga-marocchina Malika El Aroud: il primo marito è morto compiendo un attentato suicida ma lei — almeno in apparenza — ha limitato il suo impegno jihadista alle invettive. O se c'è dell'altro è riuscita comunque a nasconderlo bene.
Come Falcone
«Sono due morti che camminano... proprio come si definiva Falcone»
Precedenti
Frequenti sul sito gli attacchi a Berlusconi e ad Allam dopo la conversione Silvio Berlusconi Il presidente del Consiglio italiano Magdi Allam Vicedirettore del Corriere della Sera

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