Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Da domani dovrebbe scattare il cessate il fuoco tra Israele e Hamas la cronaca di Davide Frattini
Testata: Corriere della Sera Data: 18 giugno 2008 Pagina: 1 Autore: Davide Frattini Titolo: «L'Egitto media, è tregua fra Israele e Hamas»
Dal CORRIERE della SERA del 18 giugno 2008
GERUSALEMME — Come nel gioco del telefono senza fili, per mesi Omar Suleiman è stato in mezzo alla catena. Con lui hanno parlato i leader di Hamas, con lui hanno parlato i ministri israeliani. Senza avere contatti diretti. Il capo dell'intelligence egiziana è riuscito a ottenere il cessate il fuoco che dovrebbe diventare effettivo domani all'alba. Stop ai lanci di Qassam contro le città israeliane, stop alle incursioni a Gaza. Un test di tre giorni per vedere se la tregua tiene e poi il governo di Ehud Olmert dovrebbe allungare la lista della spesa, i beni e i prodotti che possono transitare verso la Striscia. Il movimento fondamenta-lista, che un anno fa ha preso il controllo di Gaza, vuole arrivare a ottenere la riapertura del valico di Rafah. Per gli israeliani, quella porta si potrà spalancare solo con il ritorno a casa di Gilad Shalit, il caporale dell'esercito rapito nel giugno del 2006. «È troppo presto per parlare di un accordo », ha detto ieri sera Ehud Barak, ministro della Difesa israeliano, dopo che la notizia di un'intesa era filtrata dall'Egitto. I portavoce di Hamas non hanno invece dubbi e annunciano la tregua come una vittoria. L'ultima parte delle trattative è stata condotta da Moussa Abu Marzouk, il braccio destro di Khaled Meshal, arrivato da Damasco in Egitto per incontrare Suleiman. Pochi giorni fa, Ismail Haniye, il premier deposto dal presidente Abu Mazen, ha nominato sei nuovi ministri e l'organizzazione islamica ha preso il controllo delle ultime istituzioni ancora in mano a Fatah. Per gli analisti israeliani è la prova che Hamas non ha intenzione di tornare a un governo di unità nazionale ed è convinta di poter mantenere il potere nella Striscia. La tregua farebbe parte di questa strategia. «È solo un rinvio— scrive Alex Fishman su Yedioth Ahronoth, il quotidiano più diffuso —, una bugia prima della tempesta. Lo scontro militare massiccio è inevitabile e il governo Olmert si è solo attenuto alla regola: non fare domani quello che puoi rimandare a dopodomani». I raid israeliani e i lanci di Qassam non si sono per ora fermati. Gli elicotteri hanno colpito tre obiettivi e nell'attacco contro un'auto sono stati uccisi sei militanti dell'Esercito dell'Islam, tra loro anche estremisti coinvolti nel rapimento di Shalit. «E' difficile dire quanto il cessate il fuoco potrà durare — ha commentato Barak —. È comunque importante riportare la calma nelle città al confine con Gaza e poter riaprire le trattative per la liberazione di Shalit». Secondo Hamas, la tregua resterà in vigore per sei mesi. Il governo di Ehud Olmert sta negoziando anche sul fronte nord e avrebbe raggiunto un'intesa, mediata dalla Germania, per la restituzione di Ehud Goldwasser ed Eldad Regev, rapiti da Hezbollah nel luglio del 2006, al confine con il Libano. In cambio verrebbe liberato Samir Kuntar, in carcere per l'uccisione di quattro israeliani. Gli esperti dell'esercito sono convinti che i due soldati — il loro sequestro ha dato il via ai 34 giorni di conflitto — siano morti. Le trattative vanno avanti anche con la Siria. Bernard Kouchner, ministro degli Esteri francese, spera che Olmert e Bashar Assad, presidente siriano, possano parlarsi a Parigi, durante il vertice dell'Unione per il Mediterraneo.
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